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 2008  settembre 19 Venerdì calendario

la Repubblica, venerdì 19 settembre Deja vu. Quando, in una notte di fine estate, al 31´ della ripresa, da una distanza di 38 metri, il numero 10 bianconero la mette in rete tu pensi: questa cosa qui l´avevo già vista

la Repubblica, venerdì 19 settembre Deja vu. Quando, in una notte di fine estate, al 31´ della ripresa, da una distanza di 38 metri, il numero 10 bianconero la mette in rete tu pensi: questa cosa qui l´avevo già vista. Quando? Come tutte le sensazioni che tendono all´irrazionale: in un´altra vita, probabilmente. Esatto. L´hai già visto succedere una dozzina d´anni fa, quando quel 10 bianconero era un giovane sfrontato, alle prime Champions, che nei turni preliminari incantava facendo proprio quella cosa lì: una gran botta da sinistra, gol. Poi, un´infinità di cose è accaduta: tu hai magari cambiato moglie, forse avuto nuovi figli, la società per cui lavoravi è fallita, hanno abbattuto le Torri Gemelle e Luciano Moggi, hai visto la Juve in B e Iaquinta campione del mondo, è morto un papa tendente all´eterno, ma Alessandro Del Piero è riapparso lì, a 38 metri dalla porta, gran botta, gol. E che farà adesso, pover uomo? La domanda contiene la risposta. L´aggettivo allude all´inesorabile destino del Signor Altalena: arriva più su per poter più rapidamente scendere. "Del Piero è tornato", attaccava con rosea visione l´editoriale di ieri della "Gazzetta dello Sport". Deja vu. A frugare negli archivi lo si ritroverà almeno 11 volte. A guardare meglio le immagini della punizione spettacolo contro lo Zenit si vede nella tasca dei pantaloncini del numero 10 un biglietto. Ingrandire, prego: è di andata e ritorno. "Del Piero è tornato". E alla prossima se ne andrà. E´ la sua specialità, altroché punizioni. Scrivi "Del Piero è finito" e lui si inventa una stagione da capocannoniere. Scrivi "Del Piero è risorto" (l´ho fatto pure io) e lui ti gioca un Europeo fantasma. Ne deduci l´ambiguo destino di Lazzaro, la cui straordinarietà consiste nell´essere ritornato dal Nulla, non in quel che combina poi (poco, a leggere il Vangelo) ed ecco che Del Piero dimostra di aver imparato l´arte dal Maestro e fa lui stesso un miracolo, seppur di natura balistica. Su di lui gli analisti sportivi azzeccano previsioni quanto quelli finanziari sul petrolio: «Arriverà a 200 dollari al barile entro fine anno» è stato l´avvio del conto alla rovescia che l´ha portato sotto i 90. Del Piero va al proprio funerale e lo rende un battesimo. Poi ri-ha tutta la vita davanti e la spreca. L´importante è saperlo e regolarsi. La stampa sportiva non può farlo, avendo con i propri lettori un rapporto basato sull´eccitazione reciproca. Oggi "Dinamite Ale", domani "Del Fiasco". Lui stesso non può accettarlo: per questo va in giro con l´espressione da incompreso pur avendo avuto più occasioni, sovvenzioni e rilanci di Alitalia; per questo dopo ogni "gol della rinascita" si batte il pugno sul cuore, come se lui avesse dimostrato di averne uno e altri no. Altri chi? Gli unici ad avergli preso le giuste misure: i suoi allenatori. Ai quali rimprovera di aver fatto la cosa giusta: non tenerlo in campo sempre. Ci sarà un motivo se lo fanno tutti, da Lippi a Ranieri. Il motivo è che Del Piero può produrre un lampo, non temporali. E´ la sua croce, ma anche la sua fortuna. Altri hanno concentrato i propri talenti in qualche stagione in cui tutto entrava e poi si sono dispersi. Ronaldinho resterà probabilmente legato ai magici anni del Barcellona, dopodiché buongiorno notte. Baggio è stata una meravigliosa ciambella con un buco nel mezzo di una carriera di delizie all´inizio e alla fine. Del Piero si è speso con una curiosa forma di continuità, quella dell´alternanza. Gente come Platini, Maradona e Zidane può non declinare mai. Gli altri, per quanto grandi, debbono scegliere quando farlo. Del Piero: un giorno sì e uno no. Che possa, nelle giornate no, evitare di esibirsi, sarebbe la sua salvezza. Lo aiuterebbe magari ad affilare le proprie armi per quando il duello diventerà decisivo, riuscendo nelle ultime stagioni a smentire quelli che dicono che è sì un gran giocatore, ma non è mai determinante quando il gioco si fa duro. Che a parte una Coppa Intercontinentale, non ha mai messo la firma su nessuna finale. Guarda mercoledì: ha spento lo Zenit, ma era l´alba della Champions. Avrebbe saputo fare lo stesso se fosse stato l´epilogo all´Olimpico? La sua risposta sarebbe: «Fatemi provare». Più o meno la stessa che dava alla suora nella terribile pubblicità dell´acqua minerale quando lei gli ricordava di aver vinto campionati, coppe, un Mondiale, ma non ancora un Europeo. Poi l´hanno fatto provare («è l´Italia formula Alex») ed è stato un´ombra. Del Piero è un curioso interruttore manovrato da un bambino capriccioso: on-off-on-off. Quando è "on" si accende la luce e si spengono quelli intorno a lui. Regrediscono, emigrano. E´ toccato a Baggio e Miccoli. Rischia di toccare a Giovinco, perfino ad Amauri. Vagli a spiegare che a volte fare un passo indietro non significa arretrare, ma prendere la rincorsa. Del Piero non è solo un calciatore e quindi egoista per definizione quando si tratta di minuti da giocare. E´ anche un perfetto prodotto di questa notte italiana: sa che per esistere bisogna essere visibili, con i riflettori puntati addosso, a costo di essere ripresi quando si fa poco o nulla, come concorrenti di un reality. Non mollerà mai. E se adesso, per un po´, si estrania dal gioco, non scrivete che è affondato. Sta solo preparandosi a riaffiorare. Gabriele Romagnoli