Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
E’ difficile dare un resoconto preciso di quello che sta succedendo in Ossezia. Le notizie arrivano da fonti russe e da fonti georgiane e i due flussi di informazione si contraddicono. Per esempio i russi sostengono che i georgiani hanno bombardato la capitale Tskhinvali e provocato duemila morti. I georgiani negano. Sembra accertato invece che la contrarea georgiana abbia abbattuto due aerei russi. Voci su attacchi russi a Tbilisi, la capitale della Georgia (non bisogna confondersi: c’è una capitale della Georgia, che si chiama Tbilisi, e una capitale dell’Ossezia del Sud che si chiama Tskhinvali) sono stati smentiti dai nostri stessi connazionali: chiamati al telefono hanno detto che la preoccupazione è grande ma che da loro non è successo ancora niente di grave. I russi hanno comunque martellato Gori (la città di Stalin, al confine con l’Ossezia del Sud) facendo venti morti e provocando un fuggi fuggi generale e disperato. Idem a Poti, il grande porto georgiano sul Mar Nero, le cui infrastrutture sarebbero state ridotte a un cumulo di macerie. I georgiani sostengono che i russi vogliono allargare il conflitto anche all’Abkhazia, altra regione che reclama da un quarto di secolo l’indipendenza. Putin, che ieri è rientrato da Pechino, si è fatto portare a Vladikavkaz, nell’Ossezia del Nord (cioè in territorio russo) ma solo – dice lui – per organizzare i soccorsi umanitari. Medvedev, il presidente russo (Putin è adesso il capo del governo), ha detto che Mosca non si considera in guerra: «Stiamo solo cercando di costringere i georgiani a far la pace». infatti ancora un mistero chi abbia fatto per primo la mossa che ha scatenato il conflitto. Altro mistero: i russi dicono di aver paracadutato alla periferia di Tskhinvali la 76ma divisione aerotrasportata e sostengono di aver «liberato la città». Il presidente georgiano, Saakashvili – che ha proclamato la legge marziale –, sostiene invece che i russi sono stati respinti sempre e ovunque.
• Senta, ma la ragione vera per cui questa guerra è scoppiata qual è? Dico, a parte i nazionalismi e i patriottismi.
Ci sono due questioni. La prima è che il presidente Saakashvili, arrivato al potere nel 2004 grazie alla cosiddetta “Rivoluzione delle Rose”, ha sempre praticato una politica fortemente filo-americana. Rapporti stretti con Bush, finanziamenti per cinque miliardi di dollari l’anno, a cui i russi hanno risposto aiutando militarmente i loro amici indipendentisti, cioè gli osseti e gli abkhazi. Però gli americani sono arrivati al punto di offrire a Saakashvili la possibilità di entrare a far parte della Nato. E lei capisce che su questo Mosca non ci sente e non ci vede. Il Mar Nero è già mezzo in mano alla Nato grazie a turchi, bulgari e rumeni. Quindi una serie di mosse politiche degli ultimi anni vanno lette alla luce di questa prima partita, l’allargamento della Nato alle repubbliche ex sovietiche e in particolare alla Georgia, che questi vogliono e quelli no.
• E la seconda partita?
La seconda partita riguarda le forniture che attraversano la Georgia e portano energia all’Europa senza passare per la Russia. E l’unico caso di pipelines che non dipendono da Mosca e che anzi intaccano la dipendenza energetica europea dalla Russia, una dipendenza su cui Putin fa grande affidamento.
• Di che forniture si tratta?
Del grande tubo Baku-Tbilisi-Ceyhan, detto Btc, e soprannominato “la via della seta del XXI secolo”. Parte dall’Azerbaijan, passa in Georgia, finisce in Turchia. Mosca è riuscita a entrare nel consorzio con una partecipazione del 10 per cento, che è ininfluente. Questo oleodotto porta petrolio e dentro c’è pure l’Eni. Poi c’è il gasdotto Baku-Tbilisi-Erzurum, che porta gas. Queste forniture permettono oltre tutto alla Georgia di non essere troppo ricattabile dai russi sul piano economico.
• I russi puntano a bombardare gli oleodotti?
Gli osservatori suppongono che gli obiettivi di Mosca possano essere tre: i russi vogliono solo negoziare da posizioni di forza, le raggiungeranno e la smetteranno; i russi vogliono effettivamente prendersi l’Ossezia del Sud (un territorio grande come la provincia di Viterbo) e andranno avanti a oltranza. Il terzo caso, quello che Putin voglia arrivare fino a Tbilisi, per ora non viene neanche preso in considerazione, perché troppo drammatico.
• Se gli si garantisse che la Georgia non entrerà nella Nato?
Ma la Georgia non entrerà nella Nato. Se entrasse nella Nato, qualunque incidente con i russi obbligherebbe l’alleanza a intervenire. Se l’immagina? La guerra mondiale a un passo. E poi non c’è paese al mondo che voglia mandare i suoi soldati in Georgia. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 10/8/2008]
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