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 2008  agosto 10 Domenica calendario

E’ difficile dare un resoconto preciso di quello che sta succedendo in Ossezia. Le notizie arrivano da fonti russe e da fonti georgiane e i due flussi di informazione si contraddicono

E’ difficile dare un resoconto preciso di quello che sta succedendo in Ossezia. Le notizie arrivano da fonti russe e da fonti georgiane e i due flussi di informazione si contraddicono. Per esempio i russi sostengono che i georgiani hanno bombardato la capitale Tskhinvali e provocato duemila morti. I georgiani negano. Sembra accertato invece che la contrarea georgiana abbia abbattuto due aerei russi. Voci su attacchi russi a Tbilisi, la capitale della Georgia (non bisogna confondersi: c’è una capitale della Georgia, che si chiama Tbilisi, e una capitale dell’Ossezia del Sud che si chiama Tskhinvali) sono stati smentiti dai nostri stessi connazionali: chiamati al telefono hanno detto che la preoccupazione è grande ma che da loro non è successo ancora niente di grave. I russi hanno comunque martellato Gori (la città di Stalin, al confine con l’Ossezia del Sud) facendo venti morti e provocando un fuggi fuggi generale e disperato. Idem a Poti, il grande porto georgiano sul Mar Nero, le cui infrastrutture sarebbero state ridotte a un cumulo di macerie. I georgiani sostengono che i russi vogliono allargare il conflitto anche all’Abkhazia, altra regione che reclama da un quarto di secolo l’indipendenza. Putin, che ieri è rientrato da Pechino, si è fatto portare a Vladikavkaz, nell’Ossezia del Nord (cioè in territorio russo) ma solo – dice lui – per organizzare i soccorsi umanitari. Medvedev, il presidente russo (Putin è adesso il capo del governo), ha detto che Mosca non si considera in guerra: «Stiamo solo cercando di costringere i georgiani a far la pace». infatti ancora un mistero chi abbia fatto per primo la mossa che ha scatenato il conflitto. Altro mistero: i russi dicono di aver paracadutato alla periferia di Tskhinvali la 76ma divisione aerotrasportata e sostengono di aver «liberato la città». Il presidente georgiano, Saakashvili – che ha proclamato la legge marziale –, sostiene invece che i russi sono stati respinti sempre e ovunque.

• Senta, ma la ragione vera per cui questa guerra è scoppiata qual è? Dico, a parte i nazionalismi e i patriottismi.
Ci sono due questioni. La prima è che il presidente Saakashvili, arrivato al potere nel 2004 grazie alla cosiddetta “Rivoluzione delle Rose”, ha sempre praticato una politica fortemente filo-americana. Rapporti stretti con Bush, finanziamenti per cinque miliardi di dollari l’anno, a cui i russi hanno risposto aiutando militarmente i loro amici indipendentisti, cioè gli osseti e gli abkhazi. Però gli americani sono arrivati al punto di offrire a Saakashvili la possibilità di entrare a far parte della Nato. E lei capisce che su questo Mosca non ci sente e non ci vede. Il Mar Nero è già mezzo in mano alla Nato grazie a turchi, bulgari e rumeni. Quindi una serie di mosse politiche degli ultimi anni vanno lette alla luce di questa prima partita, l’allargamento della Nato alle repubbliche ex sovietiche e in particolare alla Georgia, che questi vogliono e quelli no.

• E la seconda partita?
La seconda partita riguarda le forniture che attraversano la Georgia e portano energia all’Europa senza passare per la Russia. E l’unico caso di pipelines che non dipendono da Mosca e che anzi intaccano la dipendenza energetica europea dalla Russia, una dipendenza su cui Putin fa grande affidamento.

Di che forniture si tratta?
Del grande tubo Baku-Tbilisi-Ceyhan, detto Btc, e soprannominato “la via della seta del XXI secolo”. Parte dall’Azerbaijan, passa in Georgia, finisce in Turchia. Mosca è riuscita a entrare nel consorzio con una partecipazione del 10 per cento, che è ininfluente. Questo oleodotto porta petrolio e dentro c’è pure l’Eni. Poi c’è il gasdotto Baku-Tbilisi-Erzurum, che porta gas. Queste forniture permettono oltre tutto alla Georgia di non essere troppo ricattabile dai russi sul piano economico.

I russi puntano a bombardare gli oleodotti?
Gli osservatori suppongono che gli obiettivi di Mosca possano essere tre: i russi vogliono solo negoziare da posizioni di forza, le raggiungeranno e la smetteranno; i russi vogliono effettivamente prendersi l’Ossezia del Sud (un territorio grande come la provincia di Viterbo) e andranno avanti a oltranza. Il terzo caso, quello che Putin voglia arrivare fino a Tbilisi, per ora non viene neanche preso in considerazione, perché troppo drammatico.

Se gli si garantisse che la Georgia non entrerà nella Nato?
Ma la Georgia non entrerà nella Nato. Se entrasse nella Nato, qualunque incidente con i russi obbligherebbe l’alleanza a intervenire. Se l’immagina? La guerra mondiale a un passo. E poi non c’è paese al mondo che voglia mandare i suoi soldati in Georgia. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 10/8/2008]