Marco Magrini, Il Sole-24 Ore 10/8/2008, pagina 4, 10 agosto 2008
Il Sole-24 Ore, domenica 10 agosto Los Alamos. Il cervello di Robert Hockaday è classified . Lì dentro, in mezzo a tutti quei neuroni, ci sono segreti federali, di proprietà del Governo americano
Il Sole-24 Ore, domenica 10 agosto Los Alamos. Il cervello di Robert Hockaday è classified . Lì dentro, in mezzo a tutti quei neuroni, ci sono segreti federali, di proprietà del Governo americano. Quando nel 1995 si è licenziato dal Los Alamos National Laboratory, dopo una vita passata a fare test nucleari, per cinque anni ha avuto l’obbligo di informare l’ex datore di lavoro sui propri spostamenti e sulle persone che incontrava. «Sin da piccolo - racconta Hockaday, che appare molto più giovane dei suoi 52 anni - volevo inventare cose che avrebbero migliorato il mondo. A un certo punto della vita, ho deciso di licenziarmi dalla guerra. E lavorare alla pace». Nella sua nuova carriera, Hockaday ha registrato 17 brevetti e ne ha depositati altri dieci. Ha inventato il telefono cellulare alimentato ad alcool. Ha concepito una sostanza chimica capace di respingere «veramente» le zanzare (e ora sta cercando finanziatori per produrla e, se possibile, regalarla in Africa). Ma, soprattutto, ha partorito la microcella solare a concentrazione. «Ho ridotto di almeno sei volte la quantità di silicio necessaria rispetto agli attuali pannelli solari - spiega - e ho tagliato i costi, a parità di watt prodotti, di otto volte». L’energia pulita, assicura, serve alla pace. «I conflitti del futuro saranno per il controllo dell’energia e dell’acqua. Sfruttare l’energia solare risolve il primo problema, ma anche il secondo: con l’energia puoi pompare, filtrare, desalinizzare. Insomma, avere l’acqua potabile». Per strano che sembri, il suo ex datore di lavoro - il laboratorio dove nacque la bomba atomica - è in perfetta in sintonia. Dopo lunghe esitazioni, giusto agli ultimi atti della sua presidenza, George W. Bush ha ammesso che il cambiamento climatico esiste e che la dipendenza dal petrolio mediorientale o sudamericano comporta problemi di sicurezza nazionale. E il Los Alamos National Laboratory, che a 63 anni dalla fine della guerra è ancora il braccio scientifico del dipartimento dell’Energia americano, ha proprio la missione di ricercare, inventare, innovare. Nel nome della sicurezza nazionale. Difatti, qualcosa è successo. «Il mio compito - spiega Cathy Wilson, che da febbraio dirige la neonata Divisione per la sicurezza energetica - è quello di coordinare il lavoro di quelle centinaia di scienziati, fra i 12mila che lavorano qui, che possono contribuire alla soluzione dei problemi climatici ed energetici». La Wilson porta un esempio. «C’è chi pensa di togliere la CO2 dall’aria e immagazzinarla sottoterra: ma cosa succederà a tutta quell’anidride carbonica, col passare del tempo? Non ci mancano gli studi sul contenimento dei test nucleari sotterranei e, quindi, abbiamo i modelli per calcolarlo». Fu Robert Oppenheimer, direttore del Manhattan Project, a scegliere Los Alamos per il Sito Y, il luogo dove costruire il primo ordigno nucleare. Qui, a 2.200 metri di altezza, su un altipiano intervallato da sette mesa - il nome messicano di quelle lunghe e scoscese dita di pietra che paiono fatte apposta per nascondersi - in appena sei mesi viene costruita, in tutto segreto, una città. Correva il 1942. A quarantaquattro anni dalla scoperta dell’uranio e a trentuno dalla scoperta del neutrone, c’era un problema di sicurezza nazionale: bisognava far prima degli scienziati di Adolf Hitler. La signora Wilson, non si sbilancia neanche un po’. Anche se da Washington fosse arrivato l’ordine di lanciare un piano per la sicurezza energetica con lo stesso senso di urgenza del Manhattan Project, lei non lo direbbe. Ma se il grado di urgenza della neonata divisione per la sicurezza energetica è impossibile da misurare, la forza intellettuale del laboratorio resta impressionante. In questa strana città, non lontana dai deserti infiniti del New Mexico eppure vicinissima alle piste da sci, abitano 11mila persone, per il 69% laureate. In realtà i dipendenti del laboratorio sono 12.500, cui si aggiungono 3mila lavoratori a contratto, ma molti abitano a Santa Fe, pur di non sentirsi reclusi come ai tempi del Manhattan Project. «Se le bombe atomiche saranno aggiunte agli arsenali di un mondo in guerra - disse Oppenheimer due mesi dopo Hiroshima - verrà il giorno in cui l’umanità maledirà il nome di Los Alamos». «Di solito gli scienziati sono poco inclini alla religione - osserva Harry Finney, pittore e maestro Zen che ha in casa un tempio aperto al pubblico - eppure, non credo ci sia una città americana con altrettante chiese di confessioni diverse». Quel passato pesa. Pesa come un macigno. «In realtà – osserva Hockaday – abbiamo sempre pensato di lavorare indirettamente per la pace, visto che i missili sono serviti a scongiurare le guerre». Eppure, nel 1992, quando con la fine della Guerra Fredda arrivò lo stop internazionale ai test nucleari, qualcuno a Los Alamos si pose legittime domande sul proprio futuro professionale. Oggi, il laboratorio è ancora responsabile della gestione dell’arsenale nucleare americano. Ma il suo popolo di beautiful minds continua a ricercare e innovare. Ad esempio, c’è in costruzione Roadrunner, il computer più veloce del mondo che debutterà alla fine di quest’anno, basato su una tecnologia sviluppata da Ibm per i videogiochi. Servirà a calcolare, con maggiore precisione, gli effetti delle esplosioni atomiche. Ma Los Alamos, come dichiara il laboratorio sul proprio sito web, serve «a risolvere le sfide collegate alla sicurezza nazionale». Quindi qualcosa di molto più vasto della semplice capacità offensiva nucleare. Jeffrey Martin, uno scienziato di Los Alamos ha di recente partorito un’idea geniale, battezzata Green Freedom: prelevare l’anidride carbonica dall’aria, separare il carbonio e maritarlo con l’idrogeno preso dall’acqua. E voilà un nuovo carburante sintetico, fabbricato con aria e acqua. «Stiamo già trattando con le industrie per realizzare il primo prototipo entro due anni. Ma le assicuro che funzionerà», dice Martin, che ha già brevettato il processo e che dividerà le royalty con il laboratorio. «A dire il vero - lamenta la Wilson - dobbiamo ancora migliorare le procedure per il trasferimento tecnologico», dal mondo segreto di Los Alamos a quello pubblico delle imprese. Ma in realtà, qualcosa è già successo: da un brevetto sviluppato fra queste mura, è appena nata Hyperion, una società che produce un generatore di energia definito «portatile» – ci vuole un camion per trasportarlo – capace di alimentare 20mila abitazioni. Sì, avete indovinato, è una centrale nucleare. poco più grande di un Suv, e viene definita «sicura, pulita e affidabile». Il cammino verso nuove fonti di energia è cominciato troppo tardi, ma oggi laboratori pubblici e privati di mezzo mondo sono affannosamente a caccia della prossima rivoluzione (e dei conseguenti profitti). Eppure, non è detto che la scintilla non scocchi proprio qui, nella cittadina più classified d’America, così desiderosa di rifarsi una reputazione. Le microcelle solari di Hockaday sono costruite con tante minuscole palline di silicio, e una lente che amplifica i fotoni che piovono dal Sole. senz’altro un inventore geniale, ma anche un mediocre businessman: è ancora a caccia di investitori. «Non mi sarei mai licenziato – ammette l’ex scienziato nucleare – se non avessi potuto contare sullo stipendio di mia moglie Mary». Mary è vice direttrice di un dipartimento di Los Alamos, di quelli supersegreti. In questo strano mondo, succede di tutto. Succede anche che sia la guerra, a finanziare la pace. Marco Magrini m.magrini@ilsole24ore.com