Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Nel cortile degli Invalides, dove un tempo si deponevano i morti in battaglia e si curavano i feriti, la Francia ha ricordato le 130 vittime del 13/11. Una cerimonia semplice e toccante, accompagnata dalla musica di Jacques Breil e dalla sua Quand on n’a que l’amour («...Quando non si ha che l’amore / da offrire in preghiera / per i mali della Terra / Quando non si ha che l’amore / per parlare ai cannoni...») e chiusa dal Va’ pensiero. Per undici minuti sono risuonati i nomi delle vittime, letti con voce impassibile da una voce femminile e da una maschile, nome cognome e anni d’età. Su una parete passavano intanto le foto degli uomini e delle donne che credevano di andare a un concerto o a un ristorante, e andavano invece un appuntamento con la morte. Nella parete che fronteggia l’ingresso, un grande tricolore bianco rosso e blu. Altri tricolori pendevano dalle finestre delle case. Il discorso di Hollande, duro, è stato all’altezza.
• Che cosa ha detto?
«Un’orda di assassini ha ucciso 130 dei nostri in nome di una causa folle e di un Dio tradito. Venerdì 13 novembre, un giorno che non dimenticheremo mai. La Francia è stata colpita vilmente in un atto di guerra organizzato da lontano. La nazione intera piange i suoi morti. È perché erano vivi che sono stati uccisi, è perché erano la Francia che sono stati abbattuti. Oggi la nazione si sforza di vivere, di vivere per le sue vittime. I terroristi hanno il culto della morte, ma noi abbiamo l’amore per la vita. Contro il terrorismo il fracasso della musica continuerà, moltiplicheremo le canzoni, i concerti, gli spettacoli. Continueremo ad andare allo stadio. Conosciamo il nemico: è l’odio, il fanatismo, l’oscurantismo. Questo nemico lo vinceremo insieme con le nostre forze, con l’arma della democrazia e del diritto. Ma possiamo contare sui nostri militari e sui nostri poliziotti, sul Parlamento, sul diritto. Vi dirò della mia fiducia nella generazione che viene. Questa generazione avrà il coraggio di prendere pienamente in mano l’evvenire della nostra nazione. La libertà non chiede di essere vendicata ma servita. Questa generazione saprà dare prova di grandezza, vivrà pienamente in nome dei morti che oggi piangiamo. Questa generazione è diventata il volto della Francia».
• Il passaggio in cui dice che vinceremo il nemico senza rinunciare ai nostri diritti non è troppo vero. Le restrizioni alle garanzie democratiche sono già parecchie.
Sì, la Francia ha informato il consiglio d’ Europa «della sua decisione di derogare alla Convenzione europea dei diritti umani» a seguito dell’adozione dello stato di emergenza. L’insistenza con cui Hollande ha pronunciato fin dall’inizio (e ancora ieri) la parola “guerra” serve a giustificare proprio lo stato d’emergenza. In altri tempo, da noi, esisteva lo stato d’assedio, che dava al governo tutti i poteri, in pratica sospendendo i controlli del Parlamento. I francesi non sono arrivati a tanto, ma il senso è quello.
• Suppongo che Salah non sia stato preso, altrimenti lei ce l’avrebbe detto subito.
No, niente Salah. La nostra Polfer ha beccato ad Ancona tre siriani con i passaporti falsi comprati in Turchia e sbarcati clandestinamente a Bari. Stavano prendendo il treno per Milano. Arrestati, condannati per direttissima a un anno ed espulsi. I tedeschi sostengono di aver trovato quello che ha procurato le armi ai terroristi del 13/11: Sascha W., 34 anni, residente a Magstadt. Ha raccontato alla polizia di Stoccarda di aver venduto a «un arabo di Parigi» due mitragliette d’assalto AK 47 di produzione cinese e due Zastava M70 di produzione jugoslava. Il tipo per ora è in galera.
• Tra russi e turchi?
La tensione resta molto alta. Erdogan ha proposto un incontro con Putin a margine della conferenza sul clima che si apre domani a Parigi, i russi non vogliono incontrare nessuno se prima non vengono presentate scuse formali, Erdogan ha replicato a questa posizione dura con la frase «Putin non deve scherzare col fuoco», poi ha smorzato i toni spiegando che l’abbattimento del Sukhoi non è stato intenzionale, infine ha sospeso i raid in Siria per evitare nuovi incidenti. I turchi hanno un esercito di un milione di uomini, come i russi, e sono la seconda potenza militare della Nato dopo gli Stati Uniti. È difficile che Putin pensi a un attacco armato, anche se il Parlamento su questo punto gli ha dato il via libera. Ma ha già messo in atto una controffensiva economica.
• Sì, come ci ha raccontato ieri. Che altro ha inventato?
Ha interrotto tutte le joint venture energetiche (per esempio ha bloccato i lavori per la centrale nucleare di Akkuiu), ma soprattutto ha sospeso i contratti nell’edilizia. Le imprese turche avevano lasciato agli italiani le costruzioni di lusso, e agli stessi russi quelle popolari, pigliando per sé il settore intermedio, assai lucroso. Putin adesso li ha tagliati fuori.
(leggi)