La Stampa, 28 novembre 2015
Altri sei bambini morti al largo della Grecia
Quel bimbo senza vita con i pantaloncini blu e la maglietta rossa riverso sulla spiaggia era diventato un doppio simbolo: dell’orrore della guerra in Siria, dalla quale con la sua famiglia stava scappando, e dell’impotenza dell’Europa di tendere le braccia. Era il 3 settembre. E Aylan, 3 anni, aveva sferrato un pugno nello stomaco dell’Europa. Da lì a poco Angela Merkel avrebbe annunciato un piano di accoglienza mastodontico. E poi l’ondata dei «mai più», della mobilitazione nel nome di Aylan. Ma tre mesi dopo la contabilità penosa dei bimbi persi lungo la rotta Siria-Turchia-Grecia è aumentata. E giovedì notte in due naufragi sono morti altri 6 bimbi: 4 afghani e due siriani. Erano diretti a Lesbo e a Kos a bordo dei soliti gommoni stracarichi di disperati. Chissà se smuoveranno le coscienze come Aylan. Chissà se daranno una scossa all’Europa. «Non possiamo permetterci che le persone muoiano sul nostro territorio per lentezza», ha detto Federica Mogherini.