il Fatto Quotidiano, 28 novembre 2015
Il problema di Roma sono i gladiatori? Travaglio se la prende con Tronca
“Al mio segnale scatenate l’inferno!”, diceva il Gladiatore prima della battaglia. Supertronca, il commissario prefettizio che governa (si fa per dire) Roma dopo il licenziamento del sindaco Marino, il grido di battaglia l’ha lanciato per sgominare nientemeno che i gladiatori. Non uno: tutti. Stiamo parlando dei pericolosissimi figuranti che sbarcano il lunario travestiti da antichi romani facendosi fotografare con i turisti davanti al Colosseo. Via tutti. Raus.
L’altro giorno uno di essi, già in abiti borghesi, s’è fatto un selfie con un giapponese in spregio all’ordinanza prefettizia ed è stato subito multato per 400 euro, manco avesse evaso le tasse (anzi: se avesse evaso le tasse, al posto della multa l’avrebbero invitato alla Leopolda). Linea dura anche contro l’altro pericolo pubblico che minaccia incolumità dei romani, dei turisti e dei pellegrini in arrivo per il Giubileo: i risciò, tradizionale sentina del terrorismo jihadista. Divieto assoluto di circolazione, in base a quella che la stampa patriottica ha subito definito “l’ordinanza-lampo del commissario Tronca”. Per le carrozze trainate dai cavalli, invece, si sta ancora discutendo, ma la loro sorte appare segnata. È dunque un’infame calunnia che Francesco Paolo Tronca, il proconsole ex leghista e ora renziano paracadutato dal governo dalla provincia cisalpina alla capitale dell’Impero per esportarvi il trionfale Modello Expo, non sappia neppure da che parte cominciare. Egli, invece, veglia notte e giorno sui destini dell’Urbe, insonne e indefesso. Prima di sferrare la perigliosa offensiva contro i gladiatori di latta e cartapesta pancia in dentro e petto in fuori, Egli ha rivoluzionato da par suo l’ufficio del sindaco in Campidoglio, dove – se tutto va bene – si tratterrà per ben quattro mesi prima delle elezioni. Ha spostato la scrivania, che esponeva le sue terga al tiro di probabilissimi cecchini e attentatori (l’Isis lo ha naturalmente nel mirino e l’antiterrorismo l’ha dunque iscritto in cima alla lista degli obiettivi sensibili). Poi ha sostituito tutti i quadri che arredavano le pareti ai tempi di Alemanno e Marino: lo stile barocco non era di suo gradimento, dunque si è resa necessaria una perlustrazione nella pinacoteca del Campidoglio per rastrellarvi altri dipinti più contemporanei e dunque più consoni alla pugna cui Egli è chiamato. A completare l’opera, Supetronca ha provveduto con le nude mani al trasloco del divano e delle poltrone nere del salottino, ora mestamente parcheggiate in corridoio affinché nessuno possa insinuare che Egli vi si adagi anziché ginnicamente e infaticabilmente operare h24 per – dice Lui – “scremare le priorità tra le priorità”.
Tipo commemorare caduti, scoprire lapidi, tagliare nastri, partecipare a cerimonie e sante messe assortite, omaggiare il Papa e altre autorità sfuse. In compenso i direttori dei teatri e musei romani attendono che qualcuno li convochi per concordare la gestione della sicurezza dopo gli attentati di Parigi, ma purtroppo, evaporata la giunta, gli uffici comunali sono desolatamente sprovvisti di qualcuno che decida o risponda qualcosa. Lo stadio di Caracalla, appena ristrutturato, è già chiuso perché nessuno si prende la responsabilità di riaprirlo. Ogni tanto viene decisa una domenica a piedi o un blocco delle auto inquinanti, ma il Superstaff si scorda di comunicarlo alla cittadinanza, così i contravventori non possono essere multati perché non lo sapevano. Supertronca non ha tempo per simili quisquilie: ben altre sfide occupano la sua mente e le sue giornate, a cominciare dal complesso appalto per il mercato della Befana in piazza Navona: anziché farne uno regolare, è stato annullato quello in corso perché era irregolare. Niente mercato anche quest’anno, pussa via brutta befana zozza. Il prossimo attacco Supetronca dovrebbe sferrarlo contro gli alberi di Natale, le cui palle colorate potrebbero occultare ordigni nucleari, e soprattutto contro le statuette del presepe che potrebbero contenere kamikaze pronti a farsi esplodere. La guerra senza quartiere richiede concentrazione, geometrica potenza, attacchi mirati e spiega la momentanea sottovalutazione di una faccendona da niente: la metropolitana.
Nei giorni del licenziamento di Marino, era parso di capire che continui stop della metro, ferma o guasta o viaggiante senza porte a giorni alterni, fosse colpa di quel menagramo del sindaco. Purtroppo invece la sfiga gli sopravvive, visto che la metro continua a fermarsi o per falsi allarmi, o per misteriosi sabotaggi, o perché le porte non si chiudono o non si aprono, o perché i trenini sono rotti o in manutenzione. Ce ne sarebbero 18 nuovi, comprati in Spagna alla modica cifra di 150 milioni, ma sono parcheggiati a debita distanza dai binari perché mancano i collaudi. Così continuano a circolare i convogli del 1986, fabbricati a Cartagine, che stanno per compiere il loro 30° anno di età. Non che sia colpa di Supetronca, per carità: dev’essere sempre la sfiga di Marino, la cui portata e durata nel tempo era stata sottovalutata e nemmeno il cambio completo del mobilio è riuscito ad allontanarla. Già allo studio riti propiziatori nelle stazioni e sacre benedizioni degli uffici Atac con aspersori e acqua santa.
Supertronca non è solo, naturalmente, nell’epica battaglia per la sicurezza: lo affianca, con qualche trascurabile incomprensione, Supergabrielli, il megaprefetto galattico che cento ne pensa e una ne fa. Oltre a gladiatori, risciò e befana, ha individuato l’altra emergenza che affligge Roma: le prostitute. “Io – ha annunciato a un Tavolo per la Sicurezza con grave sprezzo del pericolo –, sono per l’eliminazione della prostituzione da strada, sennò il problema non si risolve”. Addirittura – secondo Il Messaggero – ha scoperto la legge della domanda e dell’offerta: “Il problema è che c’è l’offerta perché c’è una domanda, altrimenti il problema non si porrebbe”. È un vero peccato che non sia ancora operativo il famoso Dream Team promesso da Renzi per affiancargli un degno trust di cervelli, altrimenti qualcuno avrebbe potuto rammentargli che non a caso la prostituzione è “il mestiere più antico del mondo”: per sfamare tante mignotte, corrono tanti puttanieri. Ma Supergabry ci è arrivato da solo, infatti ha suggerito a Supertronca di “varare una norma che sanzioni il cliente che va con la macchina in determinati luoghi” perché “sanzionare le prostitute è una battaglia persa, quindi si può solo sanzionare il cliente”. La norma, al solo annuncio, già si prospetta avvincente: se uno va in automobile “in determinati luoghi” (quelli, si suppone, frequentati da prostitute), si vede recapitare a domicilio “una multa riconoscibile”. Basta intendersi sulla lista dei “determinati luoghi”, visto che le signorine, per definizione, sono peripatetiche: si muovono. Che succede se uno va in machina in un posto per fare due passi senza sapere che dietro la siepe si annida una bella di notte? O se scende dall’auto per fare jogging nel parco e incontra per caso una passeggiatrice di passaggio o di passeggio a tradimento? E se uno si fa prestare la macchina da un amico e poi la usa per il puttantour, come si fa a inviare la multa a lui e non all’ignaro amico onde evitare una crisi devastante nella famiglia sbagliata? E se uno dice al vigile che stava parlando dal finestrino con una prostituta per chiederle un’indicazione stradale, si chiude un occhio o lo si multa lo stesso avvertendo la sua signora e i suoi bambini che hanno in casa un puttaniere? Ma soprattutto: sono certi questi superprefetti di sentirsi superbene?