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 2015  novembre 28 Sabato calendario

Un panino al tramaldolo. Il menù dei ciclisti per non sentire dolore

Chi lo diluisce nella borraccia. Chi – addirittura – ci imbeve i panini o le barrette energetiche. Almeno sei ciclisti professionisti su cento assumono – in gara – un oppioide potente: il tramadolo cloridrato. È una sostanza (tra il metadone e la morfina) che si usa, con risultati immediati, per curare problemi non trattabili con gli antidolorifici tradizionali. Ha pesanti effetti collaterali sul sistema nervoso, può essere acquistata solo con ricetta medica non ripetibile. 
L’ha scoperto l’agenzia mondiale antidoping (Wada) tirando le somme dei controlli «di monitoraggio» effettuati nel 2014. Esami anonimi eseguiti per verificare se gli atleti abusano o meno di sostanze non ancora incluse nella lista dei prodotti proibiti. La Wada ha trovato tramadolo nella bellezza di 675 dei 12.603 campioni prelevati ai ciclisti di altissimo livello. 
Gli altri sport sono molto staccati: 28 presenze su 4.000 test nei sollevatori di pesi, 38 su 19.000 nei calciatori, 26 su 3.000 nei rugbisti e nei canottieri. Francesca Rossi guida la Fondazione Antidoping dell’Unione Ciclistica Internazionale: «Abbiamo chiesto alla Wada di inserire immediatamente il tramadolo in lista. Ci hanno risposto che non è possibile: bisognerebbe vietare tutta la classe dei narcotici. Siamo molto preoccupati». 
Le evidenze di abuso non mancano. Due mesi fa il Tribunale di Trento ha condannato (in primo grado) a 18 mesi di reclusione l’ex professionista Mariano Piccoli, già squalificato dal Coni, accusato di violazione della legge antidoping nei confronti di 4 giovanissimi corridori di cui era direttore sportivo. Tra le prove raccolte dagli investigatori le borracce preparate per le gare. Contenevano caffeina, teofillina e tramadolo: da un lato l’atleta veniva stimolato con eccitanti, dall’altro gli si anestetizzavano dolore e fatica con l’oppiaceo. Un mix potente di sostanze non proibite. 
«Il tramadolo – spiega Antonio Vadalà, traumatologo al Policlinico Sant’Andrea di Roma – si usa nei pazienti oncologici e nel post operatorio quando i dolori sono molto forti. L’abuso negli sportivi è preoccupante. Paradossalmente, per superare gli effetti collaterali più comuni (dalle vertigini alla nausea all’obnubilamento) servono dosaggi forti e per lunghi periodi, col rischio di dipendenza. Non sarà doping diretto, ma è un fenomeno che va immediatamente riportato sotto controllo».