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 2015  novembre 28 Sabato calendario

Travaglio, l’uomo che ha dedicato agli stracazzi sessuali di Berlusconi gli ultimi 7 anni della sua vita, ieri si è scagliato contro la pubblicazione di messaggi a sfondo sessuale tra la Chaouqui e monsignor Vallejo

Datevi un primo pizzicotto, perché la procura di Roma ha autonomamente deciso di escludere carte e intercettazioni penalmente irrilevanti dai propri fascicoli, soprattutto quelle che riguardano gente non indagata  e che non c’entra niente: in pratica la procura sta anticipando lo stra-annunciato piano del governo sulle intercettazioni.
Ma poi di pizzicotto datevene un altro, più forte, perché è successo che ieri Marco Travaglio – lui – ha invocato l’intervento del Garante della Privacy per via della pubblicazione su un quotidiano di alcuni messaggi a sfondo sessuale tra Monsignor Lucio Angel Vallejo Balda (riorganizzatore economico del Vaticano) e Francesca Immacolata Chaouqui (già componente della commissione gestita da Balda). Liquidiamo subito quest’ultima cosa, che almeno fa ridere e passa il male dei pizzicotti.
Dunque: l’uomo che ha dedicato agli stracazzi sessuali di Silvio Berlusconi gli ultimi 7 anni della sua vita, comprensivi di un libro di 351 pagine e dello sputtanamento di decine di ragazze colpevoli delle proprie scelte sessuali, questo qui, insomma, ieri si è scagliato contro la pubblicazione di messaggi a sfondo sessuale da lui giudicati «del tutto irrilevanti penalmente e anche eticamente», i quali «sono stati pubblicati con ampia dovizia di particolari senza che il famoso Garante della Privacy (così attivo quando si tratta di B. e degli altri papaveri italioti) facesse un plissè».
Travaglio correda la propria indignazione etica anche di uno straccio di spiegazione: «Né Balda né Chaouqui sono presidenti del Consiglio tenuti a un contegno irreprensibile e non ricattabile». E certo, Balda è soltanto un monsignore: è notorio che i monsignori sono essenzialmente dediti al problema che «Silvana vuole trombare» e che soprattutto non vedono l’ora che si sappia in giro; gli ecclesiastici non sono tenuti ad alcun contegno, soprattutto non sono ricattabili, anzi, se si divulga che bevono Negroni e che ricevono a casa delle calabresi infoiate in genere sono contenti.
Poi ci sarebbe da chiedere a Travaglio di che cosa stia parlando quando scrive di «Garante della Privacy così attivo quando si tratta di B.»: è notorio, pure, che della vita privata e sessuale di Berlusconi non si sia mai saputo nulla. E ci sarebbe anche da registrare l’indignazione, sua, perché a divulgare i messaggi sessuali «è impossibile che siano stati gli avvocati rotali o i due giornalisti» sotto processo, Nuzzi e Fittipaldi. Quindi secondo Travaglio resta un solo indiziato: la Segreteria di Stato: «Chi ha interesse a sputtanare i due imputati principali...? E per nascondere che cosa?».
Ci sta un bel “chissenefrega” prima di passare a una notizia non di satira, ’stavolta: la procura di Roma – dicevamo – ha deciso di giocare d’anticipo sicché Giuseppe Pignatone, il capo dell’ufficio, ha disposto che i suoi sostituti procuratori non alleghino più ai fascicoli intercettazioni irrilevanti e buone solo a sputtanare questo e quello. Pignatone ha scritto alcuni principi-guida per preservare in particolare i dati sensibili degli intercettati non indagati (salute, sessualità, opinioni politiche e religiose) con l’intenzione di rendere i materiali interamente consultabili solo alla fine dell’indagine: in pratica è l’autentica prassi già prevista all’origine del nuovo Codice Penale varato nel 1989.
E qui ci starebbe un “alleluja”: se non fosse che l’iniziativa di Pignatone pone degli interrogativi cosiddettti retorici. Anzitutto il criterio di “rilevanza” riposerà in ogni caso sulla discrezionalità del magistrato, e contestargliela sarà praticamente impossibile. Ma poi, domanda: se ora gli atti irrilevanti dovranno giocoforza essere esclusi dai fascicoli, qualcuno sa spiegarci perché in precedenza ci finivano? Non avrebbero dovuto finirci già prima.
La lodevole iniziativa di Pignatone, in altre parole, finisce coll’ammettere l’esistenza di un problema sempre negato e prettamente legato all’iniziativa del magistrato: è sempre stato lui, e resterà lui, la fonte primigenia attraverso cui le notizie possono sfuggire. Vista di spalle: come ben sanno tutti i cronisti, se un magistrato non vuole che una notizia esca, beh, la notizia non esce. Tanto che al povero Travaglio, disposto ad accusare la segreteria di Stato pur di non prendersela con dei magistrati, andrebbe semplicemente chiesto, ora: scusa, ma che ci facevano degli irrilevanti colloqui a sfondo sessuale nel fascicolo del magistrato?