Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Bossi sta gettando acqua sul fuoco, ha detto ai cronisti appostati al Senato per la fiducia a Berlusconi che le elezioni non ci saranno e, prima ancora, ha chiesto scusa per i “romani porci” dell’altro giorno.
• Cominciamo dalla fiducia al Senato.
Era un voto senza storia, perché lì i finiani, che sono dieci, non possono incidere. 174 a 129, con una maggioranza richiesta di 152. Anche Berlusconi è apparso più pimpante, benché, finito il discorso, si sia appisolato, l’ha dovuto scuotere Bondi (mercoledì s’era addormentato mentre parlava Cicchitto). L’unico elemento drammatico è stato l’intervento del senatore Ciarrapico, il fascistissimo delle acque minerali e dell’imbroglio Ciappazzi (Parmalat), odiato da Fini e messo in lista da Berlusconi a tutta forza per pigliare i voti della Ciociaria. Ha chiamato “rinnegati” i finiani e ha poi pronunciato una frase intollerabile: «Spero che Fini abbia già ordinato le kippah», confermando con questo di essere un razzista antisemita.
• Com’è la faccenda dei “romani porci”? Un Bossi che chiede scusa non si vede tutti i giorni.
Ricorderà che domenica sera, parlando a Lazzate in occasione di una selezione per Miss Padania, aveva gridato che la tappa di Monza della Formula 1 non si tocca, guai ai romani che credono di portare la corsa a casa loro, «per me SPQR significa sono porci questi romani». Valanga di critiche e proteste, compresa quella del sindaco Alemanno, che in teoria è un alleato. Alemanno aveva scritto a Berlusconi perché richiamasse all’ordine il suo ministro. Qualcosa deve essere successo, perché ieri, quattro giorni dopo il fattaccio, Bossi ha detto: «Chiedo scusa ai cittadini se ho offeso qualcuno. Sulle mie parole ci sono state strumentalizzazioni politiche, sono stato impiccato per una frase».
• Alemanno?
Contento. «Sono molto contento del gesto di Umberto Bossi. Per quanto mi riguarda le scuse sono accettate. Tutte le strumentalizzazioni politiche su questa vicenda devono terminare, però vorrei che ci fosse chiarezza anche politica per il futuro in maniera tale che ci sia, come era nel patto iniziale, rispetto per Roma Capitale, in sintonia col progetto di federalismo fiscale». Il sindaco vorrebbe che Bossi venisse in Campidoglio con Calderoli e Tremonti per firmare con la città una pace definitiva. Il vicesindaco Cutrufo gli ha regalato un suo libro, intitolato La Quarta capitale. Sostiene di essere stato ringraziato con queste parole: «Roma, la grande Roma, grande perché contiene due città con la città del Vaticano».
• Come si spiega?
Io dico che la Lega punta a prendere qualche voto anche al Centro. Ieri il figlio Renzo (la “Trota”) ha detto che l’Umberto avrebbe ricevuto una lavata di capo dalla moglie siciliana, oltre tutto fan del romanissimo Renato Zero. E ha aggiunto: «Io poi mi trovo bene a Roma. I romani sono simpaticissimi e quando prendo il taxi mi diverto tanto a parlare e a farmi una chiacchierata: questo l’ho già detto ad agosto e adesso lo riconfermo». Sì, non c’è dubbio i leghisti vogliono prendere voti anche a Roma. Del resto sezioni leghiste nella Capitale e nel Lazio ci sono da un pezzo. Punteranno a un tre per cento.
• Ma il Pd non aveva poi presentato una mozione di sfiducia, proprio per quella lettura dell’SPQR?
Sì, l’ha presentata ed è stata messa in calendario per l’ultima settimana d’ottobre. Bossi s’è detto sicuro che sarà ritirata. Dalle dichiarazioni dei democratici direi che ha ragione. Zingaretti (presidente Pd della provincia romana e fratello dell’attore): «Un bel gesto di cui sicuramente bisogna prendere atto. Mi auguro e sono convinto che si possa voltare pagina e continuare pure in una dialettica politica dove non ci siano gli insulti e le offese. È lo spirito che leggo in questo atto ed è questo che leggo in queste parole di scuse». Franceschini, capogruppo dei deputati: «Valuteremo insieme agli altri firmatari della mozione». Anche qui do una lettura politica: in caso di crisi, il dialogo con la Lega sarà essenziale per l’opposizione, sia nell’eventualità di un governo tecnico che in quella di un centro-destra senza maggioranza al Senato dopo le elezioni. E poi il Pd sta preparando un’altra mozione, stavolta contro Berlusconi: vuole sfiduciarlo come ministro delle Attività produttive, la carica che il premier tiene a interim dopo la caduta di Scajola. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 1/10/2010]
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