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 2010  ottobre 01 Venerdì calendario

Georges Charpak, fisico francese, premio nobel nel 1992 è morto il 29 settembre a Parigi. Aveva 86 anni

Georges Charpak, fisico francese, premio nobel nel 1992 è morto il 29 settembre a Parigi. Aveva 86 anni. Diceva di sé: «Sono incapace di riparare una presa elettrica ma ineguagliabile nello spiegare il perché non funziona». *** Figlio di immigrati polacchi, Georges Charpak nasce a Dabrowica (oggi Ukraina) il 1 agosto del 1924. A 7 anni arriva in Francia con dei documenti falsi: «Nella tasca destra avevo una carta d’identità, che rispondeva al nome di Charpentier, la usavo per gli spostamenti, mentre il lasciapassare da immigrato polacco, che tenevo nella tasca sinistra, mi serviva per gli studi». Sapeva che con un nome falso non gli avrebbero riconosciuto gli esami. Nel 1942 scappa a Montpellier ed entra nella Resistenza dei Giovani Comunisti ma a 20 anni viene arrestato e deportato a Dachau dove resta internato per un anno. Nel 1947 prende il diploma e, l’anno dopo, entra nel Cnrs dove conosce Frédéric Joliot (direttore del laboratorio di fisica nucleare) che diventerà il suo mentore. Nel 1955 ottiene il dottorato in Fisica, si specializza nella fisica della particelle e si inventa un rilevatore di RaggiX che non riuscirà a mettere a punto a causa della mancanza del visto di un suo collega sovietico (saranno i giapponesi ad accaparrarsi l’idea). Questa sconfitta lo fa conoscere al Cern di Ginevra dove entra nel gruppo dell’americano Leon Lederman (premio Nobel del 1988) e lavora sugli acceleratori di particelle: «Un’esperienza incredibile. Io che venivo dall’équipe di Joliot, dove si prendevano 2 mesi di vacanza perché si credeva che andare a vela facesse aerare il cervello, e permettesse di riflettere e di fare delle scoperte mi sono ritrovato senza neanche un weekend libero. Per tre anni ho vissuto una vita bestiale ma veramente molto stimolante». Nel 1968 sviluppa dei nuovi rivelatori di particelle chiamati camere a multifili, scoperta che gli vale nel 1992 il premio Nobel. Ma lui della gloria non sa cosa farsene: «Non sapete il piacere che si prova a rendere una propria scoperta obsoleta» così decide di applicare i suoi rilevatori alla medicina e alla biologia. Dopo il Nobel, con alcuni suoi colleghi studia un approccio innovativo alla didattica delle scienze per le scuole elementari e materne «La main à la pâte» (la mano in pasta) che invita i bambini ad acquisire il metodo scientifico diventando loro stessi degli scienziati e procedendo per domande e successive verifiche sperimentali. Quest’iniziativa diventerà in poco tempo uno standard in Francia (replicato anche in Germania e Cina). Con Henri Bosh scrive Lo stregone è nudo, un libro che vuole smascherare tutti i ciarlatani e impostori della scienza e con Siate saggi, diventate profeti, scritto con Roland Omnès, vuole invece «combattere la cretinaggine e l’irrazionale». Difensore del nucleare, il 10 agosto su Libération aveva chiesto di abbandonare il progetto di fusione ITER e puntare sulle centrali di quarta generazione.