Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Oggi il Papa dirà messa davanti a 300 mila o forse addirittura a 500 mila persone.
• Non è in Australia?
Sì, a Sidney.
• E perché si trova in Australia?
Per la XXIII Giornata Mondiale della Gioventù. Sa di che si tratta? Ogni anno si svolge, in tutte le diocesi del pianeta, una Giornata Mondiale della Gioventù, occasione per i giovani cattolici di festa, preghiera e meditazione. Ma ogni due o tre anni questa festa, da locale, si fa internazionale. Il Papa stesso sceglie la città dove dare appuntamento ai giovani di tutto il mondo e la comunica di solito alla fine dell’appuntamento internazionale precedente. Nessuno sa quale sarà la prossima città, anche se le voci corrono e un’ipotesi viene avanzata persino da quel sito apolitico, apartitico e un po’ senza sangue che è Wikipedia. La prossima città sarebbe addirittura Madrid.
• Perché “addirittura”?
Perché la scelta di Madrid come sede del prossimo raduno spiega molte cose sul significato della Giornata. L’appuntamento è fissato per il 2011. Le elezioni in Spagna si terranno nel 2012. Zapatero – il nemico numero uno della Chiesa di Roma, in questo momento – scenderà nuovamente in campo o farà scendere in campo qualcuno al posto suo. La Chiesa, pochi mesi fa, non è riuscita a vincere le elezioni in un paese di solidissima tradizione cattolica però che ammette l’aborto e il matrimonio tra omosessuali. Cercherà di vincere allora nel 2012, soprattutto per abrogare quelle leggi. Le centinaia di migliaia di giovani convocati a Madrid saranno un’occasione di propaganda magnifica. Perché, naturalmente, le Giornate sono non solo un momento di fede, di incontro e di festa, ma anche un momento di propaganda, nel senso migliore del termine, se vogliamo: diffusione della parola ed evangelizzazione, cioè testimonianza. La spettacolosa organizzazione di Sidney lo dimostra: il papa che arriva sulla nave, le duecentomila candele accese, l’improvviso fiorire di un rock cattolico, fenomeno che credevamo circoscritto a Celentano e che invece, a quanto pare, riguarda una quantità impressionante di complessi musicali gestiti da giovani e giovanissimi. Con tutti i gadget che manifestazioni come questa portano con sé: t-shirt, cappellini eccetera. La Chiesa, per questa via, appare molto trendy.
• Ma gli australiani sono cattolici?
Gli australiani sono in maggioranza cristiani (il 64,9%). La comunità più numerosa è quella cattolica (25,8) seguita dagli anglicani (il 18,7: qui il capo dello Stato è sempre la regina Elisabetta) e dai protestanti. Ci sono persino degli ebrei cristiani, persone cioè che si dichiarano seguaci della religione ebraica, ma riconoscono in Gesù il Messia (si chiamano Jewish for Jesus) . Il Papa ha fatto anche in Australia opera di ricucitura tra le fedi, s’è incontrato col muftì Alhilalai, che guida i musulmani di laggiù e ha messo a disposizione le scuole islamiche per ospitare i giovani pellegrini cattolici. A proposito, i ragazzi italiani al seguito di Benedetto XVI sono diecimila.
• Che cosa è andato a dire il Papa laggiù?
Ieri ha chiesto scusa per i preti pedofili e il messaggio ha riempito i lanci d’agenzia del pomeriggio. Sarebbe stato difficile non dire niente, d’altronde. I paesi di lingua inglese sono enormemente sensibilizzati da questo scandalo, dopo quello che è emerso in particolare sulla Chiesa americana: undicimila denunce e più di quattromila preti coinvolti su centomila (dati fino al 2003). La Chiesa rischia ancora adesso il dissesto finanziario per i danni a cui ha dovuto far fronte in sede giudiziaria, ma, a parte questi dati materiali, una parola di natura spirituale non poteva non essere detta. Pensi che hanno fatto il viaggio in Australia, sperando di essere ricevuti e - suppongo - confortati anche i congiugi Foster, che hanno avuto due figlie violentate da sacerdoti e una di queste figlie s’è poi ammazzatta mentre l’altra è finita alcolizzata. Benedetto però ha ricevuto i Foster e non ha ricevuto nemmeno i rappresentanti di altre organizzazioni in lotta contro i preti pedofili. Questi incontri avrebbero forse oscurato – mediaticamente – il senso vero che il Papa vuole dare a tutti i suoi interventi: esiste una sola verità ed essa è incarnata nel cristianesimo della Chiesa di Roma. La legge dello Stato ha in questa verità – unica e non negoziabile – un limite non valicabile. Le azioni dello Stato devono conformarsi a questa verità assoluta e indiscutibile – di cui Chiesa e Papa sono i depositari – e abbandonare ogni tentazione relativistica o liberale. Benedetto lo dice in un modo molto elegante e con uno stile non così diretto. Ma chi ha orecchie per capire, capisce. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 20/7/2008]
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