varie, 20 luglio 2008
NAPOLEONE
NAPOLEONE Fabio Bari 15 giugno 1957. Magistrato. «[…] titolare dell’inchiesta Telecom [...] negli anni Novanta, da giovane magistrato, aveva iniziato a specializzarsi nelle mazzette e negli abusi dell’urbanistica. Prima, al fianco di Ilda Boccassini, nella ”Duomo Connection” che aveva provato il riciclaggio nell’edilizia dei soldi della mafia con la complicità dei politici. Poi, con i colleghi e compagni fidati Claudio Gittardi (Milano 22 settembre 1957) e Giovan Battista Rollero (Genova 7 luglio 1957), Napoleone s’era tuffato nel-l’altra Tangentopoli. Ovvero, l’estensione, le ramificazioni e la riproduzione in copia nell’hinterland di Mani Pulite. Da Bresso a Rho, da Legnano a San Donato, fino ad anonimi piccoli comuni, i tre pm avevano indagato un migliaio di persone. Senza mai foto sui giornali – quant’è scarno l’archivio dei primi piani di Napoleone – e senza mai perdersi in interviste. Niente di niente. Solo e soltanto l’inchiesta. Che aveva colpito giunte di destra e di sinistra (nel tempo Dc, Psi, Psdi, Pci, Pds, Forza Italia), cooperative rosse e bianche, tecnici comunali e architetti, malavitosi e improvvisati mariuoli. Da lì, i tre magistrati si attirarono gli epiteti di ”duri”, per via della determinazione con cui andavano – vanno – avanti nelle istruttorie. E per il ricorso sistematico ai pedinamenti, allo studio metodico degli atti amministrativi, alle intercettazioni ambientali, insomma a una tecnica tipica della lotta contro i boss mafiosi. Originario dell’Abruzzo, sposato, esteticamente rigoroso però con moderazione – completi sì di giacca e cravatta, ma a volte abiti spezzati e pure la formalità dei jeans, tipo il sabato – Napoleone è nato nel ”57. Nell’82, già era in Procura. L’apprendistato. Le prime indagini. E via via la specializzazione appunto nel settore dell’urbanistica. Nei lunghi anni delle bustarelle, gli avvocati degli indagati che s’incrociavano in Tribunale si salutavano all’insegna d’un ritornello: ”Di Pietro perdona, Napoleone no”. Vero. E non vero. l’agosto del Duemila. Una domenica mattina accaldata, a Cassano d’Adda. In una chiesa è appena finita la messa. Un fedele è rimasto in ginocchio, a pregare. Mani giunte. Sguardo verso l’altare. Ed ecco spuntare un giovane che scassina la cassetta delle elemosine. Il fedele scappa a dar l’allarme. L’altro, tossicodipendente, prende monetine per diecimila lire. I carabinieri l’arrestano quasi subito. Ma poiché ”non ci sono esigenze cautelari tali da richiedere la sua custodia in carcere”, il pm Napoleone ottiene che, in attesa del processo, il giovane esca di cella» (Andrea Galli, ”Corriere della Sera” 20/7/2008).