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 2010  ottobre 16 Sabato calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Claudio Scajola
Il Ministro delle Politiche agricole è Giancarlo Galan
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro delle Politiche europee è Andrea Ronchi (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Ministro di Sussidiarietà e decentramento è Aldo Brancher (senza portafoglio)
Il Ministro del Turismo è Michela Vittoria Brambilla (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è John Elkann
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Coordinatore Nazionale di Sinistra Democratica è Claudio Fava
Il Presidente della Rosa per l’Italia è Savino Pezzotta
Il Segretario Nazionale dei Popolari per il Sud è Clemente Mastella

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Presidente dell’ Egitto è Hosni Mubarak
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Da un paio di giorni, le città italiane sono tormentate dalle manifestazioni che riguardano la scuola: l’altro giorno quelli dell’università, ieri i Cobas del personale non insegnante, ma anche docenti e studenti delle secondarie. Secondo i sindacati, fra Torino, Roma, Napoli, Palermo e Cagliari si sono mobilitate centomila persone, per un’adesione pari al 30 per cento della forza lavoro. Il ministero dice invece che non si è presentato a scuola appena il 3,1% di professori e personale non docente.

Chi ha ragione?
Non è una grande percentuale neanche il 30%. Lo sciopero è molto politico, la scuola è un terreno di battaglia privilegiato della sinistra e le picconate della Gelmini sono rivolte a un sistema che è stato costruito dalla sinistra, con gonfiamento degli organici e messa in atto di programmi abbastanza cervellotici. Con i risultati che conosciamo (parlo delle classifiche internazionali, che ci piazzano sempre in fondo). Del resto già all’inizio dell’anno la Gelmini aveva annunciato che non avrebbe incontrato i precari della scuola, con l’argomentazione sottintesa che «tanto è inutile».

E sull’università?
Discorso completamente diverso. Intanto l’università è adesso pretesto di una battaglia tutta politica: messa in calendario alla Camera per il 4 di ottobre, è stata fatta slittare al 14 – giovedì scorso – e poi rinviata alla fine dell’anno. La Gelmini aveva inserito la sistemazione di 9 mila ricercatori, da promuovere ad associati, e Tremonti ha bloccato tutto: non ci sono i soldi adesso (900 milioni) e si cercherà di trovarli invece nel famoso decreto milleproroghe, cioè il decretone che ha sostituito la finanziaria e che è ormai la vera diligenza a cui dare l’assalto.

Dove sta la battaglia politica?
Le dico le ipotesi che fanno i bene informati: la Gelmini, sempre più nel cuore del Cavaliere, potrebbe diventare, quando Berlusconi si deciderà a buttar fuori Verdini, Bondi e La Russa, uno dei tre coordinatori del Pdl. Tremonti gliele canterebbe con questi sistemi per farle abbassare le ali. Seconda ipotesi: Tremonti cerca l’incidente su cui far cadere il governo in modo da poter poi guidare il famoso esecutivo tecnico. Berlusconi sta scongiurando i suoi ministri (tutti a caccia di soldi) di star buoni. L’altro giorno il ministro del Tesoro è entrato in consiglio intimando a Gianni Letta di non far prendere la parola a nessuno. Hanno obbedito tutti. Bondi s’è rifiutato di partecipare. Insomma, il Pdl è a pezzi e le disavventure della riforma universitaria ne sono l’ennesimo segnale.

Che male c’è ad aspettare la fine dell’anno?
Molti pensano che in questo modo la riforma non andrà mai in porto. Quante probabilità ci sono che a Natale il governo sia ancora in piedi? E se si votasse a marzo, che fine farebbe la riforma Gelmini? Inoltre: l’anno accademico sta per cominciare dappertutto e si sperava, grazie alla legge approvata, di mettere in funzione i nuovi meccanismi. Tra i tanti problemi gravi c’è quello dell’insegnamento vero e proprio. I ricercatori possono insegnare, ma non sono obbligati a farlo. Non percepiscono tra l’altro un euro in più per l’attività didattica. Fino all’anno scorso hanno coperto circa il 40% delle ore. Quest’anno si stanno rifiutando di tener lezione e una quantità impressionante di corsi è scoperta. Si tratta di persone la cui età media è di cinquant’anni. Oltre tutto anche la famosa sistemazione che adesso Tremonti e la Ragioneria hanno bloccato non è che promettesse il Paradiso terrestre: contratti a termine, rinnovabili una sola volta…

In che consiste alla fine questa riforma universitaria?
I senati accademici (eletti dai professori) non esisteranno più. Saranno sostituiti da consigli d’amministrazione, formati da chi avrà titolo per nominare un consigliere. In questi consigli potranno entrare i privati, che avranno a loro disposizione un pacchetto del 40% di ciascuna università. Tradotto: gli atenei sono invitati a cercarsi dei finanziatori diversi dallo Stato. Grande potere ai rettori, a cui spetterà di nominare il direttore generale. Non potranno occupare quella posizione, però, per più di due mandati e un massimo di otto anni. Oggi ogni università fa in questo campo come crede, e ci sono rettori che restano in sella una vita. I docenti, che adesso possono restare in cattedra fino a 75 anni, dovranno andarsene a casa a 72. Ogni ateneo dovrà spendere con molta oculatezza, pena la chiusura. Insomma, gli interessi colpiti dalla riforma sono tanti e non è detto che non ci siano manovre – segrete – per affossarla. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 16/10/2010] (leggi)

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