Frammenti, 16 ottobre 2010
Tags : Filippo Facci
FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "FACCI, FILIPPO"
Ricerca fatta con "Facci Filippo" e "Filippo Facci"
FACCI Filippo - Di Pietro. La biografia non autorizzata. Indice dei nomi. Mondadori, Milano 1997.
Contiene:
Biografia di Antonio Di Pietro (Vedi sch. 210256)
FleetStreet
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FACCI Filippo - Di Pietro. La storia vera. Indice dei nomi. Mondadori, Milano 2009.
Contiene:
Biografia di Antonio Di Pietro (Vedi sch. 210255)
FleetStreet
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Tutto questo è ovvio, lo sa qualsiasi fumatore (fumo di meno persino io) […] Per il resto, spero che la gente fumi sempre meno. Magari un giorno smetterò anch’io […].
Il Giornale 12/01/2006, pag.1-35 Filippo Facci
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Numero uno: la notizia è che in Italia la droga è perfettamente legale. Numero due: non si può escludere che questo articolo sia stato scritto sotto l’effetto di droghe (un’accusa che la direzione del ”Giornale” aveva formulato anche per altri articoli, ma era diverso) e questo perché lo scrivente ha assunto degli stupefacenti che era solo l’altro ieri. Numero tre: quello che segue è un ampio resoconto della visita all’«Eco Lounge smartshop» di via Torricelli 3, a Milano, ossia in un negozio che sembra uguale a qualsiasi altro e invece vende droga rigorosamente legale (nostra definizione, non loro) oltreché una serie di prodotti piuttosto incredibili. […] In serata, il dovere di cronaca ci ha costretto a una parziale sperimentazione. Al sacrificio hanno partecipato, oltre allo scrivente, un collega giornalista e poi un imprenditore romano decisamente nervoso (quella sera avrebbe dovuto cucinare per i figli, gliel’aveva promesso) e poi una studentessa di filosofia con la faccia da santerellina (solo la faccia) e in ogni caso la maggior parte della roba è rimasta inutilizzata sul tavolo. Ci si è presi solo la salvia allucinogena, peraltro la meno potente. Il maledetto Bong è un apparecchio infernale che bisogna saper usare. Noi ci si è provato, in cucina. Atmosfera da cerimoniale, musica lounge in sottofondo. Dopodiché, per minuti, è stato tutto un loop di frasi a rotazione. «A me non mi fa niente». «Aspetta... io... ». «Non abbiamo tirato bene». «Ci vuole un po’». In pratica si aspettava come allocchi nella consapevolezza che il primo che avesse detto di avere le allucinazioni sarebbe parso un cretino. Ha spezzato l’imbarazzo la studentessa: ha cominciato a dire che si sentiva trascinata come da una strana forza e sosteneva che la caffetiera era enorme. «A me non mi fa niente». «Ci vuole un po’».
A un certo punto è squillato il cellulare ed era ”il Giornale”, ovviamente ignaro: chiedeva un articoletto d’emergenza. Difficile spiegare che sei drogato e quindi non puoi scrivere, ancora più difficile spiegare che sei drogato perché ne devi scrivere. Difficilissimo. «A me non mi fa niente». «Non abbiamo tirato bene». L’altro giornalista intanto faceva un discorso di nobilitazione delle droghe che partiva da Maupassant e transitava da Marco Aurelio per approdare, infine, a un amico di suo fratello che era stato in Colombia e che non voleva più tornare. «A me non mi fa niente». «La caffettiera è enorme». Parentesi: la caffettiera era enorme davvero: era una moka da quattordici persone di quelle che in giro se ne vedono poche. «Secondo me non abbiamo tirato bene». «Aspetta... ».
Poi qualcosa è successo, ed è successo mentre si passava dalla cucina al soggiorno. è successo chiudendo gli occhi. Le indescrivibili percezioni luminose che rimangono sulla retina quando appunto abbassi le palpebre, per un momento, hanno cominciato a plasmarsi e a diventare delle righe orizzontali e verticali. Aprivi gli occhi e spariva tutto. Li richiudevi e in effetti era come se una forza centrifuga ti spingesse verso l’esterno, e questa forza cresceva. Aprivi gli occhi e non c’era più niente. Più che altro era uno stato mentale, uno di quei pensieri che entrano senza chiedere permesso ma con la vividezza dell’immagine. Per dignità e pietà di noi stessi vi risparmieremo ogni letteratura e descrizione visionaria d’accatto, anche perché significherebbe mettersi a discutere dei cartoni animati di Hanna&Barbera. «A me non mi fa niente». In soggiorno ci siamo raccontati che forse avevamo sbagliato, forse dovevamo chiudere gli occhi da subito o accompagnarci con qualche altra musica o con qualche film. L’imprenditore ha preso una videocassetta che c’era sotto il televisore, ma era I cento gol più belli del calcio mondiale. Ha acceso il televisore e c’era Marzullo: e c’era davvero. Marzullo è quello che la vita è un sogno e i sogni aiutano a vivere meglio. «A me non mi fa niente». «E impiccati». «è una porcheria, a me non mi fa niente». «E scolati una bottiglia di vodka». L’imprenditore ha detto che si era stufato e che se ne sarebbe andato. Intanto continuava a dire che secondo lui quella roba faceva male. Poi è sceso in strada a respirare un po’ di buona aria milanese.
Filippo Facci il Giornale, 21/12/2002
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SAPELLI Giulio. Economista. • Un po’ di notorietà nel novembre 2006 per il sospetto che fosse stato lui ad aver chiamato Rula Jebreal «gnocca senza testa» («o senza tette», nel qual caso ce l’aveva forse con Beatrice Borromeo) durante una puntata di ”Annozero” (altri sospettati Filippo Facci, Marco Travaglio, Renato Brunetta).
Scheda Parrini su SAPELLI Giulio.
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Segnalo che ieri il Giornale ha dedicato un’intera pagina al nostro (sospeso) vicedirettore, Renato Farina , dipingendolo come un idiota. Titolo: ”La doppia vita dell’«agente Betulla», il giornalista che si credeva 007”. […] Se invece ci faceva, che senso ha la paginata a firma Filippo Facci , recentemente assurto a qualche notorietà per essere incluso tra i sospettati d’aver detto a Rula, durante Annozero, il programma di Santoro: gnocca senza testa? […]
Il Giornale è in declino, mentre Libero è in costante ascesa suscitando apprensione nelle sue ”vittime”. Inoltre Farina è un grande giornalista, Facci viceversa è un piccolo giornalista benché da anni sbraiti e si agiti nell’errata convinzione di uscire in tal modo dall’anonimato. Ovvio. Il piccolo, davanti al grande caduto in disgrazia per motivi extraprofessionali, non rinuncia a menare le mani. Gliene fa e gliene dice di tutti i colori con la violenza di chi ha la certezza di restare impunito.
[…]Strapazzare un muto è come picchiare un bambino: facile. Anzi, picchiare un bambino implica il rischio delle manette; strapazzare Farina , zittito per decreto, è puro divertimento, gratis. Facci quindi non è soltanto un giornalista piccolo piccolo, ma è un omino e in questo caso si comporta da grande vigliacco. Il suo articolo è un’antologia di scorrettezze, tra cui una quantità spropositata di privatissime telefonate intercettate e trascritte nei verbali nonostante non c’entrino un’acca con le indagini. Telefonate di Renato a me, ai suoi amici, a colleghi, nelle quali si discute di problemi personali, si confessano stati d’animo, preoccupazioni, depressioni. Queste sono violazioni della privacy.
Tutto è buono, quando viene estrapolato con malizia e bassezza morale, allo scopo di comporre un quadretto denigratorio di un uomo cui si impedisce di replicare. Da sottolineare che Farina è stato cinque anni vicedirettore del Giornale, e un minimo di stile imporrebbe un po’ di rispetto per lui da parte di chi si è giovato della sua opera. Ma lo stile c’è o non c’è, e uno come Facci o come il suo direttore non può darselo.
[…] P.S.: sia come sia, chi tocca Farina sappia che deve fare i conti anche con me, prima o poi, e non solo con lui.
Vittorio Feltri, Libero 19/11/2006, pagg.1-9
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[CLAUDIO SABELLI FIORETTI:] «Chi mi dà dell’imbecille mi diventa simpatico. Prendi Filippo Facci. Avrà scritto una decina di corsivi contro di me sul Giornale. Ora siamo amici […]».
Stefano Lorenzetto, Il Giornale 18 febbraio 2007
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L’esordio de «La tv delle libertà» ha riempito quattro ore dalle 14 alle 18. Sul canale 862 di Sky è stata palese l’intenzione di mostrare un esempio di tv fatta in casa, rigorosa e basica. […] Filippo Facci, nello stile del canale, fa una spartana rassegna stampa attaccando al muro le prime pagine dei quotidiani.
GIANLUCA NICOLETTI, La Stampa 12/6/2007
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Ma poi c’è Giuliano Ferrara. Un altro tipo di direttore per un altro tipo di pubblico. Ne sono testimonianza gli Appunti per il dopo che ci hanno tenuto compagnia da giugno a ottobre sul suo giornale, ora raccolti in un libro di 394 pagine (nelle edicole a 7,90 euro). […] Filippo Facci, […].
Il Giornale 10/12/2007, Stefano Lorenzetto
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Caro direttore, non meriterebbe repliche di sorta l’infame articolo di Filippo Facci [SCHEDA 150203] che mi attacca sul piano personale con una veemenza degna di uno squadrista. Se non lo conoscessi mi dedicherei anch’io con la stessa violenza alla sua persona notoriamente fragile, con seri problemi di carattere psicologico, e quindi evito volentieri. Tuttavia dev’essere chiaro ed evidente che non c’è nessuna ragione al mondo per la quale Egli insista nel considerarsi il portavoce di amici e famigliari o addirittura dello stesso Bettino Craxi, una megalomania che dovrebbe curare. Che non esiste virtuosismo giornalistico alcuno che giustifichi il venire meno al rispetto delle persone, che i suoi problemi personali si manifestano utilizzando una violenza verbale inusitata (è accaduto anche ad altri di essere oggetto dei suoi sfoghi isterici) che spaventano soltanto chi vuole farsi spaventare. Non è il mio caso […].
Vittorio Craxi, Il Giornale 15 gennaio 2008
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[BOBO CRAXI] «Filippo Facci, che a Bettino era vicino, dice che eri fonte di preoccupazioni».
«Ah, sì?!, Ah, sì?!. Be’, tutti i figli lo sono per i padri. Ognuno si guardi nelle proprie famiglie. Sul legame con mio padre ho scritto un libro. Non penso che Facci l’abbia letto».
Giancarlo Perna, il Giornale 23/6/2008, pagina 14
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FACEBOOK MANIA. […] Sulla stessa lunghezza d’onda un’altra firma della carta stampata (con derive televisive): Filippo Facci. L’ex firma de Il Foglio, oggi approdato a Mattino 5, di sé racconta tutto. Nei suoi album ci sono le foto della sua casa e da un post apprendiamo che sta rileggendo un suo pezzo, che si è tagliato i capelli, che il suo parrucchiere, nel 1984, faceva l’animatore con l’attuale direttore di un Tg, e che si sente un idiota. Il che è un contrappasso. Qualche giorno prima la sua frase di stato era: ”Filippo pensa che la maggior parte di voi, statisticamente, sia idiota”. Facci ha anche una passione per le belle donne: da Natalie Portman a Megan Fox, i suoi album sono un trionfo di bellone.
Marianna Aprile, Novella2000, 25/09/2008, pp. 28-33
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Sono appassionato di musica classica e ne ho scritto per anni […].
Filippo Facci, il Giornale, sabato 20 dicembre 2008
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«Ho cominciato a fare il giornalista occupandomi di storie di malagiustizia, e ho visto e scritto di tutto. Riecheggiava il caso Tortora e quindi se ne parlava, ma poi ci fu Mani pulite e le mie storie non trovarono più spazio: non se riguardavano colletti bianchi (ovvio) e non se riguardavano anche gente comune. Mi dicevano, ogni volta, che quelle storie non giovavano all’azione benefica della magistratura. Col tempo le mie storie tornarono politicamente utili e ne raccolsi e scrissi non so quante: addirittura divennero un libro, un programma tv, una rubrica su questo giornale; colletti bianchi e poveracci condividevano gli stessi terrificanti errori. Ora forse l’aria sta cambiando ancora, e voglio dire solo questo: attenzione. Perché uno stupratore non è chi è accusato di stupro: è chi è condannato per stupro. Uno stupratore, certo, è anche chi è arrestato in flagranza di stupro, chi è reo confesso di stupro, chi sia gravato da incontestabili prove di colpevolezza per stupro: ma non è chi, solamente, è accusato di stupro. Sembra ovvio, ma nella tragedia della giustizia c’è anche questo: che gli errori giudiziari non sono calati. I racconti delle violentate sono terribili, vanno amplificati, ma anche quelli degli accusati di stupro rivelatisi innocenti, spesso strappati alle loro esistenze e ai loro affetti per sempre. Oggi parliamo delle prime. Cambierà l’aria e riverrà il turno dei secondi. Noi idioti, nel mezzo».
Filippo Facci, 25/2 – Uscita: foglio 02/03/2009
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[…] Il Secolo d’Italia, diretto da Flavia Perina, che ieri ha pubblicato un numero speciale nel quale erano contenute tra l’altro un’intervista a un intellettuale di sinistra come Michele Serra («Ma quale compagno Fini! Lui è l’erede della destra repubblicana e unitaria») e a un giornalista di destra come Filippo Facci, secondo il quale «sbaglia la sinistra che strumentalmente applaude Fini: quello che lui dice fa parte del patrimonio della destra europea da un sacco di tempo».
Fabio Martini, La stampa 7/9/2009
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Spezzoni, estratti, intervallati da interviste sul tema. Quella al nuovo direttore del "Giornale" Vittorio Feltri, ad esempio. Incalzato sulla storiaccia che ha portato, dopo la denuncia del suo giornale, alle dimissioni del direttore dell´"Avvenire" Dino Boffo: «Ma come, lei parla di casellario giudiziario, ma nel casellario giudiziario non vi è traccia di quell´allusione alle abitudini sessuali di Boffo?». E Feltri: «Ma no, nel casellario no, era una velina che circolava nelle curie». «Dunque anonima, lei ha pubblicato una velina anonima? Ma Boffo è uscito distrutto, aveva famiglia», gli fa notare il giornalista. «Beh, tutti abbiamo famiglia», fa spallucce Feltri dietro la poltrona della sua scrivania. Seguito da un suo ex giornalista, Filippo Facci, transitato dal "Giornale" a "Libero", che racconta di quanto fosse difficile nel quotidiano della famiglia Berlusconi e in Mediaset scrivere e parlare criticamente del ministro Mara Carfagna.
Carmelo Lopapa, la Repubblica, 25/09/09
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In questa grande guerra editoriale, fatta di vendite e ruolo politico, per la verità c’è molta incertezza sull’oggetto del contendere, cioè l’eventuale ceto medio borghese a cui rivolgersi. Per esempio Enzo Bettiza, vecchia generazione, sceglie la nostalgia, cioè la borghesia non è più quella di una volta, mentre per Filippo Facci, che ha quarant’anni, semplicemente non esiste […].
Marco Ferrante, Il Riformista (online), 19/10/09
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Caro direttore, leggendo la lettera indirizzata a Bettino Craxi per chiedergli di rimuovere il direttore de L’Avanti Roberto Villetti (allora socialista di sinistra poi eletto senatore nelle coalizioni diessine e prodiane) a causa degli sprechi che avevano generato una disastrosa situazione finanziaria, sono rimasto sorpreso sgradevolmente almeno quanto Filippo Facci che sta editando questo interessante archivio. Lui lavorava da cane sciolto senza contratto a Milano all’edizione milanese de l’Avanti, nel periodo in cui era iniziata la ”caccia grossa al socialista” da parte dei giustizialisti. Io invece scrivevo, da tempo, su l’Avanti!, edizione nazionale editoriali gratuiti che mi impegnavano non poco […].
Francesco Forte, Libero 10/1/2010
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Manine invisibili? Servizi segreti deviati o meno? Agenzie internazionali? Ciascuno può esercitarsi come crede, resta che tra il 1989 e il 1996 in Italia accade di tutto. Solo nei primi tre anni una trentina di case, uffici e studi vengono «visitati» non si sa da chi.
[…] Nell’agosto 1995 viene devastata e semidistrutta l’abitazione del giornalista Filippo Facci. Vengono asportati precisi documenti d’archivio. In un’altra visita del primo ottobre vengono asportati alcuni floppy-disk.
Filippo Facci, Libero 13/2/2010
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L’ossessione della sinistra, da anni, è Silvio Berlusconi. Quella della destra, da qualche tempo a questa parte, è Marco Travaglio. […] Sul sito del Giornale, se cerchi articoli che parlino di Marco Travaglio, te ne escono 2.480. Su quello di Libero solo 176, ma la differenza si spiega forse anche con il fatto che Filippo Facci, l’anti-Travaglio che scrive del suo nemico con una regolarità che pare ordinata dal medico, è da poco passato, appunto, dal Giornale a Libero. […] Facci lo chiama «Marco Pendaglio». […] Travaglio. Il quale a Facci risponde invece senza citarlo mai per nome, lo chiama «quello con le mèches», e Facci va in bestia, qualche giorno fa ha mandato a Dagospia una sua foto da bambino per dimostrare che era biondo già allora, e quindi che non si tinge i capelli, giammai. Che scontri, accidenti.
Michele Brambilla, La Stampa 28/2/2010, pagina 9
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[SUL POST DI SOFRI] Accanto alle notizie, ci saranno gli approfondimenti dei blog: ”Abbiamo coinvolto una trentina di autori”, tra i quali Paolo Virzì, Flavia Perina, Filippo Facci, Andrea Romano e Christian Rocca.
Giulia Pompili, Il Fogli 20/04/2010
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[…] Nel mondo di Marco Travaglio la gente, i luoghi e i gruppi politici non compaiano quasi mai col proprio nome. Ecco allora […] ”quello con le méches” (il giornalista Filippo Facci).
Marianna Rizzini, Il Foglio 24/04/2010
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Caro Maurizio [BELPIETRO] […] Anche i migliori sbagliano, e tu com’è noto sei il migliore, insieme con Filippo Facci. Nel novembre del 2006 furono poste a disposizione delle parti, dunque non più segretate, intercettazioni che mi riguardavano. Su Il Giornale che allora dirigevi, Facci usò sms molto intimi, frasi religiose, mie dichiarazioni di depressione. Furono citati amici che mi davano solidarietà, altri che mi chiedevano lavoro. Non osarono più scrivermi, magari c’era il Facci in agguato per sputtanarli. Come sai non si fa, legge o non legge. Con amicizia!
Renato Farina Libero 30/6/2010
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[…] Per non parlare di quando Porro giocava a tennis con il collega Filippo Facci e pur di non dargli la soddisfazione della vittoria si appartava all’improvviso per una telefonata e (fingeva?) di dover correre in redazione.
Marianna Rizzini, Il Foglio 9/10/2010