Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La parola “femminicidio” che ha imperversato nelle cronache del 2013 e ancora di inizio d’anno, è improvvisamente scomparsa dai giornali, dalle tv, dai dibattiti e dai luoghi dove si esercita la cosiddetta intelligenza popolare. Eppure le donne continuano a essere ammazzate...
• C’è il tizio arrestato proprio ieri per aver sparato alla moglie.
Sì, un caso tipico, se la ricostruzione della polizia sarà confermata dal processo. Questo Alessandro Popeo, guardia giurata di 36 anni, lo scorso 17 settembre ammazzò la moglie Natascia Meatta, di 27. Siamo a Roma, quartiere Casilino. Disse che gli era partito per sbaglio un colpo dalla pistola d’ordinanza. Gli inquirenti invece sono sicuri che si tratti di delitto passionale. Lui l’avrebbe uccisa perché non sopportava l’idea di essere lasciato. Un movente tristemente classico. Ha sparato davanti alla figlia di due anni. Io però sono più impressionato dal delitto di domenica scorsa.
• Racconti.
Siamo al centro di Milano, via della Commenda 28, all’angolo con via Orti, Porta Romana, una mansarda al quarto piano. Lui si chiama Gianluca Maggioncalda, lei Sonia Trimboli. Hanno 42 anni tutti e due, sono disoccupati, bevono, si fanno pippotti di cocaina, lei ha anche un matrimonio andato a male alle spalle. Due infelicissimi, che, specie quando sono ubriachi, si picchiano, si tirano addosso le bottiglie di vino, soprattutto lui, naturalmente, la pesta senza pietà e lo scorso agosto, saputo che lei la vuole far finita e piantarlo, prova a strangolarla e non ci riesce. Denuncia alla polizia, indagini, interrogatori, la violenza viene provata anche dal racconto dei vicini, che parlando delle urla e del tentativo vano di coprirle mettendo musica a tutto volume. Nonostante sia chiaro che la cosa è molto pericolosa, i poliziotti non ricorrono a nessuna misura cautelare, neanche a quelle previste dalla legge sullo stalking. E Sonia, come centinaia di altre donne, accetta di rivedere Gianluca, di farci l’amore, di discutere la possibilità di riprovarci... Un errore fatale. Domenica scorsa, verso le sette di sera, sono fatti tutti e due di coca e di vino, e arriva il messaggino di un uomo sul cellulare di lei. Lui non ci vede più: la strangola con un elastico da portapacchi, che viene adoperato per tenere uniti i due letti singoli della camera matrimoniale. Poi chiama un amico e gli racconta tutto. Infine si fa trovare seduto sui gradini della Basilica di Sant’Ambrogio. Ammette tutto, confessa tutto, si consegna senza difesa, ansioso di essere punito.
• Un bell’intruglio psicologico o psicopatologico.
Come sempre in questi casi. Il "Corriere della Sera" ha intervistato sull’episodio la criminologa Anna Baldry, specialista in storie del genere. Dice la Baldry che queste donne si legano agli uomini che le maltrattano, e qualche volta le uccidono, non solo per ragioni materiali che pure esistono (dipendenza economica, figli, smarrimento di fronte a una supposta mancanza di alternative), ma anche per una dipendenza affettiva che le induce a sottovalutare i rischi, molte donne si illudono addirittura di poter cambiare il loro compagno con i discorsi, con l’affetto, con la comprensione. Non succede praticamente mai, un uomo che picchia una donna resta comunque un uomo che picchia una donna.
• Che mi dice della teoria secondo cui le donne amano questi uomini proprio perché le picchiano?
Siamo nell’insondabile, l’animo umano è un mare buio che contiene qualunque cosa. Da ultimo ho letto un’eco di questo punto di vista in un’intervista al grande musicologo Paolo Isotta. L’intervistatore è Camillo Langone, l’occasione il bel libro di memorie di Isotta La virtù dell’elefante.
Chiede Langone: «Nel libro racconti di quando le donne dei bassi napoletani si inorgoglivano perché il marito le picchiava, e mostravano fiere i lividi: segni, in effetti, di vivace interessamento. Sbaglio o anche a Napoli quel tipo di donna, a forza di sentir parlare in televisione di femminicidio, si è estinta?». Risponde Isotta. «Come hai ragione, si è estinta! Certo, alla base c’era dell’egoismo maschile (non dir mai maschilista), ma era un modo ctonio di concepire la vita, certo più legato a quelle radici animalesche nostre che però ci furono donate da Dio». La parola “ctonio” del coltissimo Isotta si potrebbe tradurre con «sotterraneo», però sotterraneo con una qualche venatura divina.
• Ma son cose da dirsi? E dai numeri che cosa si ricava?
Le statistiche non sono state aggiornate e i numeri sono ancora quelli dell’anno scorso. Nonostante l’enfasi con cui i giornali raccontano di questi delitti, i numeri dicono che l’Italia è penultima nella statistica degli uomini che ammazzano le loro donne, classifica dominata dai paesi nordici e che vede dietro di noi la sola Polonia.
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