Filippo Facci, Libero 22/10/2014, 22 ottobre 2014
NON L’HO VISTA MA MI PIACE
Se cede al parolame persino il Capo dello Stato, beh, allora si fa dura davvero. Mancavano due giorni alla presentazione della legge di stabilità (la manovra) e sabato scorso Napolitano è intervenuto con un endorsement di peso: "Mi pare che nella legge ci siano misure rilevanti per la crescita: sia direttamente, con politiche di investimenti, sia indirettamente, per quanto riguarda la riduzione della pressione fiscale. E che questo", ha esortato, "sia riconosciuto". E sta bene, potremmo anche riconoscerlo: prima, però, la legge dovremmo anche esaminarla come Napolitano evidentemente avrà potuto fare in anteprima, giusto? Sbagliato. Il testo della legge è giunto al Quirinale solo ieri pomeriggio (introdotto da Renzi per un’ora e mezza) dopodiché Napolitano, con una nota irrituale, ha commentato: "Adesso sarà oggetto di un attento esame essendo per sua natura un provvedimento molto complesso". Ora non vorremmo passare per azzeccagarbugli, ma la sostanza è che Napolitano ha benedetto la manovra prima di averla letta, e prima, cioè, di conoscere un dettaglio fondamentale: se abbia copertura. Non si dica che l’aveva approvata solo in linea generale: è una manovra economica, non esistono linee generali, il diavolo è nei dettagli come dimostra il fatto che la Ragioneria dello Stato e la Commissione europea non hanno ancora finito di vagliarla. La verità è che sabato scorso, a Napolitano, hanno piazzato davanti un microfono e persino lui ha ceduto al parolame. Benvenuto nel club.
Filippo Facci, Libero 22/10/2014