la Repubblica, 22 ottobre 2014
Al Sud 220 scuole rifiutano internet anche se gratis. Un progetto vuole agganciare gli istituti alla connessione a banda larga usata dai ricercatori. Ma solo 40 presidi hanno accettato la proposta
«Ci sono duecentoventi scuole che non vogliono la banda larga neanche gratis, ma le pare possibile?». Enzo Valente è un fisico ed è soprattutto uno dei pionieri di Internet. Già negli anni ‘70 i computer li collegava a mano con i cavi di rame.
Al Cern di Ginevra, vent’anni dopo, era un vicino di stanza di un giovane inglese che di lì a poco avrebbe inventato il world wide web, Tim Berners Lee: «Ricordo che quando ce lo propose gli dicemmo, ok ragazzo, adesso lasciaci lavorare. Ma aveva ragione lui». Dal 2003 è direttore del GARR, il consorzio che gestisce la super-rete in fibra ottica della ricerca scientifica in Italia: «Roba seria, fino a mille volte più veloce di quello che avete a casa».
Da tre anni ha un sogno: collegare le scuole del Sud alla sua rete. Ha trovato i fondi. Ha scritto la proposta a 260 presidi. E solo in 40 hanno accettato: «Non ci posso credere, non capisco. Collegarsi a Internet con una rete super veloce può cambiare profondamente la didattica e l’offerta formativa, vuol dire portare la scuola nel futuro. Come si fa a non capirlo? Ma i genitori degli studenti lo sanno che le scuole dei figli ci hanno ignorato? No, credo». Per capire davvero questa storia, che è emblematica dello stato pietoso del digitale in Italia, occorre fare un lungo passo indietro. Dieci anni. È il 2004. Già allora il GARR aveva collegato mille scuole in tutta Italia: «Era un bel progetto del ministero, ma i soldi finirono subito. Forse era presto per il web in Italia. Nel frattempo Irlanda e Grecia ne hanno collegate più di cinquemila». Poi la connettività degli istituti scolastici è stata garantita da un operatore privato a chi ne faceva richiesta: la attivarono in 3800 ma anche stavolta i soldi finirono subito e nella prima spending review del governo Monti, nel settembre 2012, il ministero diede la disdetta collettiva: «Era troppo costoso quel contratto» fu la motivazione.
Allora il GARR è tornato in pista con uno stanziamento di 6 milioni di euro presi fra i 46,5 milioni del progetto GARR-X per ammodernare le reti in fibra ottica delle “regioni della convergenza”. Obiettivo, collegare le scuole di quattro regioni del Sud: Campania, Sicilia, Puglia e Calabria. Questa la proposta: rete in fibra ottica superveloce gratuita in cambio di un canone di manutenzione di tremila euro per cinque anni. Insomma, 10 euro al giorno a spanne. Troppo? Evidentemente sì. Anche se il costo del collegamento in fibra, in media 20mila euro a scuola, sarebbe pari a zero. Risultato? «Solo 40 presidi su 260 hanno capito e accettato la proposta GARR; non riusciamo a convincere gli altri 220».
In realtà nel frattempo altri 29 hanno bussato spontaneamente alla porta di Valente chiedendo l’attivazione e sono in corso le verifiche: «Se una scuola sta sul cocuzzolo di una montagna portare lassù le fibra non ha senso, meglio il satellite». Secondo quanto riferiscono gli uffici del GARR, i dinieghi delle scuole si dividono in tre categorie: ci sono quelle che dicono che non vogliono la rete; quelli che dicono che non hanno tremila euro; e quelli che hanno una rete che magari è una Adsl in rame che collega a malapena la segreteria con il resto del mondo ma sostengono di stare bene così. Che fare? Non c’è tempo da perdere: «Anche perché se quei soldi non vengono spesi entro il 31 marzo, tornano indietro. Sono perduti». Valente è incredulo, cerca aiuto. Anche da parte del ministero dell’Istruzione che potrebbe spendersi, dice, a spiegare alle scuole che il GARR non è un operatore commerciale qualunque che fa profitti, ma un pezzo fondamentale del mondo della ricerca che persegue il bene comune.
Il dossier è intanto finito sul tavolo dello staff del ministro Stefania Giannini, in questi giorni impegnatissimo nel giro d’Italia per sostenere la consultazione pubblica su “La Buona Scuola”, il progetto di riforma del governo. Paradossale che mentre si apre la discussione su una scuola sempre più digitale e connessa e si cercano nuovi fondi per finanziare il wi-fi nelle classi, si getti al vento un’opportunità di questo tipo: al ministero lo sanno e stanno cercando una soluzione. Forse in certi casi basterà parlare con i presidi per trovarla. In altri, invece, soprattutto nelle scuole elementari dove anche la carta igienica spesso è a cura dei genitori degli alunni, sarà necessario trovare loro i soldi del canone.