Luigi Grassia, La Stampa 22/10/2014, 22 ottobre 2014
LE FERROVIE DELLO STATO SONO PRONTE AD ENTRARE IN CITTÀ, INVESTENDO NEL TRASPORTO PUBBLICO DI ROMA E MILANO CON UN SERVIZIO INTEGRATO AUTOBUS-TRENI. È STATO GIÀ FATTO A FIRENZE. MA C’È UN PROBLEMA DI MONOPOLIO?
Le Ferrovie dello Stato si candidano a estendere l’attività agli autobus, ai tram e alle metropolitane sotterranee delle città italiane. Ci sono dei precedenti (vedi Firenze) ma adesso le Fs sparano al bersaglio grosso puntando su Roma e Milano. «Siamo disponibili ad entrare in Atac Roma e Atm Milano in un quadro di privatizzazione delle municipalizzate» ha detto ieri l’amministratore delegato delle Fs, Michele Elia, alla Commissione industria e trasporto del Senato. «Privatizzando con noi si può fare un servizio integrato con le Ferrovie e migliorare l’efficienza». L’idea è di prendere in carico il cittadino/utente dal momento in cui esce di casa offrendogli pacchetti completi sulle linee locali ed extraurbane. I tecnici la definiscono «integrazione verticale».
Le letture possibili sono varie, inclusa la più pessimistica, secondo cui saremmo di fronte alla solita furbata all’italiana; è successo, ad esempio, che una Provincia privatizzasse una sua azienda nella quale sono entrati come soci (sorpresa!) il Comune o la Regione, cioè altri enti pubblici. Tutta una finta anche con Atac e Atm?
Andrea Boitani, economista e consulente di lungo corse del governo e del Parlamento nelle politiche dei trasporti, vede nella proposta di Elia elementi positivi ma anche rischi. «L’integrazione del servizio può essere nell’interesse del cittadino. Però le Ferrovie estenderebbero la loro posizione di monopolista. E anche privatizzarle non risolverebbe il problema: creerebbe solo un monopolio privato. In Germania quando Deutsche Bahn ha inglobato i trasporti locali di Arriva ha dovuto cedere pezzi di attività». Invece a Boitani piace la prospettiva di avere il Comune committente e regolatore ma non più proprietario della municipalizzata (in caso di cessione totale alle Ferrovie), «così il servizio del trasporto locale potrebbe essere messo davvero in gara, con le Fs come soggetto esterno». Però «se le Ferrovie dello Stato si limitassero ad affiancarsi ai Comuni come socie delle municipalizzate, vivremmo nel peggiore dei mondi possibili: un monopolio nazionale Fs e niente più gare locali vere».
L’economista Giacomo Vaciago cita in positivo l’esperienza di Firenze, dove le Ferrovie dello Stato sono entrate col 70% del capitale nella locale Ataf, «e lo hanno fatto quando era sindaco Renzi. Questo può aiutarci a immaginare quale sarà l’orientamento del governo sulla proposta di Elia. Quanto a me, ritengo che manager capaci forniti dalle Fs possono aiutare le realtà locali a diventare più efficienti».
Invece un esperto (che chiede di restare anonimo) del centro Criet dell’università di Milano Bicocca segnala i problemi che sono sorti a Firenze: «Chi viaggiava coi treni privati di Italo poteva prendere i mezzi pubblici Ataf un’ora prima e un’ora dopo il viaggio. Poi sono arrivate le Fs e questo non è stato più possibile. Adesso c’è un accordo analogo a Salerno e a Napoli, sempre con Italo. Ma se arrivassero le Fs anche nel trasporto locale di quelle due città, il monopolio delle Ferrovie dello Stato farebbe un altro passo avanti».
Certo molti sindaci sarebbero felici di vedere le Fs che risolvono i problemi di bilancio delle municipalizzate. L’Autorità nazionale dei Trasporti sta valutando la questione. All’estero il trasporto pubblico locale è considerato un mercato separato da quello ferroviario e il sussidio incrociato fra società di uno stesso gruppo operanti in mercati differenti è visto con sfavore dai Garanti.
Luigi Grassia, La Stampa 22/10/2014