Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri mattina è morto Gianfranco Funari, 76 anni. Stava al San Raffaele di Milano da cinque mesi «per gravissimi problemi polmonari e cardiaci», come dice il comunicato. Lo avevano operato ancora nel 2005 (cinque bypass) e poi, quando gli avevano detto che avrebbero dovuto aprirlo di nuovo, s’era rifiutato. Continuava a fumare e spiegava: «Tanto se smetto adesso che po’ succède? Che guadagno tre mesi?».
• S’aspettava di morire?
Stiamo scrivendo uno di quegli articoli che detesto, detti “coccodrilli” o, comunque, articoli in morte. Fosse qui a discutere con noi, direbbe: «E che è ’na notizia?» Perché, nelle condizioni di salute in cui si trovava, era ovvio che gli restasse poco da campare.
• Se è un articolo in morte dobbiamo raccontare la vita.
Il padre Mario era tipografo, anzi “proto”, cioè un tipografo-capo, quelli che organizzano il lavoro. La mamma, Laura, sarebbe stata maestra se non avesse rifiutato di prendere la tessera da fascita. Una volta ho fatto a Funari un’intervista di tre giorni (l’ho messa sul mio blog ieri sera), m’ha raccontato che la madre lo riempiva di sberle. Oggi magari sarebbe intervenuto il magistrato, a quel tempo non ci faceva caso nessuno. La famiglia di Funari veniva dal popolo, ma su questo “popolo” Gianfranco aveva un’idea molto precisa e scomoda: il popolo dei tempi suoi non assomigliava per niente al popolo di adesso. Il popolo dei tempi suoi voleva migliorare la propria condizione sociale e si dava da fare perché era pieno di speranza. Il popolo di adesso invece è pieno di odio. Mi piacerebbe dargli torto.
• E’ il fatto che conoscesse così bene il popolo che l’ha fatto diventare tanto bravo in tv?
Credo di sì. Dopo aver fatto il croupier e il cabarettista e anche l’attore finì in televisione e capì presto che «andava rinnovato il linguaggio» come direbbe un qualche critico dei nostri. E lui rinnovò: parlava col corpo, diceva le parolacce, provocava la rissa, pigliava la gente per il bavero della giacca, soprattutto faceva le domande che chiunque di noi - di noi spettatori, voglio dire, di noi popolo - avrebbe fatto. Questa venne qualificata come tv-trash o come tv-spazzatura ed è possibile che in una certa misura lo fosse. Ma, in un altro senso, quante cose abbiamo capito in quei primi anni Novanta proprio attraverso queste sberle che Funari ha restituito agli italiani.
• E com’è che a un certo punto è uscito dalla circolazione?
Ha attaccato Berlusconi e Berlusconi l’ha fatto fuori. In Rai, figuriamoci se poteva durare. Non essendo funzionale né a questi né a quelli, non essendo ascrivibile né ai comunisti né ai socialisti né ai democristiani e neanche alla Lega, che a un certo punto aveva pensato di candidarlo a sindaco, non poteva stare da nessuna parte. Mano per fare giornali non ne aveva, e infatti il suo Indipendente fu un distastro. In televisione era troppo pericoloso: una mina vagante.
• Come si spiega che gli venne data quell’ultima chance, l’anno scorso?
Quando andava ospite da Chiambretti faceva il boom di ascolti. Ma era un’altra cosa. Chiambretti, con la sua arte, gli faceva da spalla e lo teneva in mezzo al pubblico, cioè aveva ridotto al minimo gli orpelli scenografici in modo che Funari potesse parlare senza essere infastidito da testi scritti da altri o da inutili invenzioni di regia. Funari caricava a testa bassa, Chiambretti gli teneva il gioco, il tutto durava pochi minuti ed era formidabile. In Apocalypse now venne chiamato a fare qualcosa che non aveva mai fatto, cioè una televisione pensata e scritta da qualcun altro. Lui che aveva fatto e voluto fare sempre una televisione sua, bella o brutta che fosse. Vederlo fu una pena. S’impappinava, all’improvviso non aveva più i tempi. Sparava su un bersaglio banalissimo, l’ambiente. Si ricorderà che dopo due puntate cambiarono tutto. Ma era troppo tardi. Alla fine lo chiamai per sentire come stava ed era abbastanza giù. «Ho sbajato tutto» ripeteva ed era un peccato perché l’occasione era stata grossa. Però era maggio, stavamo fuori dal periodo di garanzia e non c’erano elezioni in vista. Non so se avesse avuto successo che cosa avrebbero fatto. Funari è infatti indigeribile per l’attuale sistema, «un pentito della destra deluso dalla sinistra» oppure «un pentito della sinistra deluso dalla destra», che è la stessa cosa, come disse varie volte. Ieri nelle reazioni abbastanza ipocrite di politici e uomini della tv ho letto più volte la frase: « finita un’epoca, è finita un’epoca...». Ma non è vero. L’epoca l’avevano già fatta finire da un pezzo. [Giorgio Dell’Arti, gazzetta dello Sport 13/7/2008]
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