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 2008  luglio 13 Domenica calendario

Tokyo paga l’effetto «sushi-economy». Il Sole 24 Ore 13 luglio 2008 Lo spettacolo va in scena quasi tutti i giorni, nello stesso luogo, da più di 70 anni

Tokyo paga l’effetto «sushi-economy». Il Sole 24 Ore 13 luglio 2008 Lo spettacolo va in scena quasi tutti i giorni, nello stesso luogo, da più di 70 anni. Orario: intorno alle 5,30 del mattino. Allineati sul pavimento, tra i vapori sprigionati dalla ghiacciatura, tonni a perdita d’occhio - esemplari fino a oltre 250 chili l’uno, con etichette che ne indicano la provenienza da mezzo mondo - vengono messi all’asta dai banditori e comprati con misteriosi segni di mani agitate nell’aria. Tsukiji è «il mercato del pesce al centro del mondo» (secondo la definizione di Theodore Bestor): 22 ettari e un via vai giornaliero di 42mila persone e 18mila veicoli nel centro di Tokyo, in un’area vicina alla Ginza ch fa gola agli immobiliaristi. uno spettacolo che rischia di interrompersi, e non solo perché dal primo aprila sono state introdotte restrizioni di accesso per i turisti. Il Governatore di Tokyo ha deciso da tempo di chiudere Tsukiji entro il 2012 e trasferire il mercato in un’area non molto distante, Toyosu, ma contestata perché situata su un’isola artificiale contaminata da benzene. Inoltre, se stando alle stime della Fao il tonno rischia di sparire dai mari intorno al 2050, l’indicazione più sconvolgente, per il Giappone, dei cambiamenti in atto è arrivata il 5 gennaio scorso: alla prima asta dell’anno, il prezzo più alto (oltre 6 milioni di yen) è stato spuntato da un esemplare di 276 chili: a comprarlo è stata una catena di ristoranti di sushi di Hong Kong. Una umiliazione nazionale che evidenzia come il successo di sushi e sashimi su scala mondiale renda sempre più vulnerabile il maggior Paese consumatore alla concorrenza estera. l’effetto della nuova e globale «The Sushi Economy», spiegata bene nel recente libro (Gotham, 2007) da Sasha Issenberg, secondo cui il tonno che sarebbe andato al consumatore giapponese ora va sempre più spesso verso New York o Shanghai. Uno dei principali simboli della ripresa economica del Dopoguerra - il dominio del mercato mondiale del tonno - sembra destinato a cadere: il Giappone non potrà più consumare un quarto della pesca globale e due terzi di quella delle qualità più pregiate. Greenpeace chiede a Tokyo una leadership negli sforzi di conservazione, perché anche gli stock del Pacifico rischiano un collasso al pari di quelli dell’Atlantico e del Mediterraneo («Taking Tuna out of the Can: Rescue Plan for World’s Favorite Fish», disponibile online): una volta tanto, le sue recenti iniziative possono non risultare sgradite al governo giapponese, visto che ha lanciato una campagna nel Pacifico contro la "pirateria del tonno" cercando di assalire navi battenti bandiera filippina o taiwanese impegnate in attività illegali. Tokyo l’anno scorso ha ammesso di aver pescato in passato più delle quote consentite di bluefin tuna e accettato un loro dimezzamento, ma finora ha impedito misure efficaci di controllo internazionale. Ora, però, la combinazione tra il calo degli stock ittici e i rincari del carburante sta mettendo in crisi l’industria giapponese della pesca: c’è già stato un inedito sciopero giornaliero per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica, mentre la principale associazione per la pesca al tonno in alto mare ha annunciato piani di sospensione dell’attività per alcuni mesi nell’arco dei prossimi due anni, al pari di altri gruppi in Cina, Corea e Taiwan. Stefano Carrer