Corriere della Sera 13 luglio 2008, Michele Farina, 13 luglio 2008
Hilary, la velista che naviga con il soffio. Corriere della Sera 13 luglio 2008 Sdraiata sul divanetto, testa appoggiata al finestrino del camper, sul tavolino una carta nautica
Hilary, la velista che naviga con il soffio. Corriere della Sera 13 luglio 2008 Sdraiata sul divanetto, testa appoggiata al finestrino del camper, sul tavolino una carta nautica. Viso dolce, molte rughe intorno alla bocca. «Per forza – ride – uso troppe cannucce ». Hilary ha 36 anni. Da 25 lotta con una rara malattia degenerativa: atrofia di Sudeck. Braccia e gambe inerti («anche per la torta del mio matrimonio ho dovuto farmi imboccare dalla damigella»). Muove solo la testa. Ma in mare Hilary diventa libera. Riesce a governare una barca di sei metri. Come? Con tre cannucce speciali collegate a un computer. « come muovere un mouse soffiando e ispirando ». Cazzare, gonfiare lo spinnacker, regolare l’angolo del jib. Hilary è la donna che veleggia con la forza del respiro: «Quando sono partita da Dover qualche stralunato credeva che avanzassi soffiando nelle vele». Ride di nuovo. «Se smette di piovere ti mostro la barca». «Me Too», ci sono anch’io, è attraccata al molo di Lymington, Hampshire. Tempo da lupi. Le previsioni danno miglioramento. «Non vedo l’ora. Sulla terra sono inchiodata. In acqua sento che volo». Hilary Lister sta circumnavigando la Gran Bretagna a vela. In barca, sola. Migliaia di chilometri, 12 settimane se va bene. Nessuno, nelle sue condizioni, l’ha mai fatto. esperta: 3 anni fa prima tetraplegica ad attraversare la Manica. Nei giorni di pioggia come questo, con la coda del pensiero è già alla prossima barca («molto più grande »), al prossimo sogno: l’Atlantico. «Certo potrei morire domani. O tra tre anni. Nessuno lo sa. La gente si stupisce dei miei progetti. Ma guardare fuori dalla stessa finestra per giorni e giorni fa correre la testa. E nello stesso tempo il dolore ti costringe a pensare 10 secondi alla volta, fitta dopo fitta, ora passa, ora torna». Con il tempo scandito dagli scherzi del suo labrador («sa usare il telecomando tv, quando non gli piace un programma il bastardo cambia canale») fitta dopo fitta Hilary Lister è arrivata fin qui. «Sono una donna quasi fortunata». A 11 anni comincia a sentir male alle ginocchia. La diagnosi a 16. Poi le operazioni, la perdita progressiva di mobilità, il dolore. Fa in tempo a laurearsi in biologia a Oxford, lavora come ricercatrice. «Che nostalgia del periodo in carrozzina: potevo far tutto». Ha sposato Clifford, il suo ex insegnante di musica. Vivono in campagna nel Kent. Cinque anni fa la tentazione di farla finita. Un corpo inerte e dolorante aggiunge la beffa all’agonia. Le cose che ama – musica, scienza – oltre la sua portata. Parla con Clifford. Decide che sarà con un’overdose di morfina. Poi un amico le racconta di un centro dove i disabili, anche gravi, imparano ad andare a vela. L’overdose può aspettare un’estate. Sta ancora aspettando. La vela è diventata l’albero della sua vita. Prima come passeggera, poi come «navigatrice solitaria ». Sul sito wwwww.hilarylister. com trovate i particolari della sua ultima impresa: l’itinerario intorno alla «Britain», la barca (un’Artemis 20), il «magico » sistema di comando a fiato «sip and puff» (costo 3.500 euro), l’equipe che segue Hillary a distanza (per mare a mezzo miglio da lei e per terra con due camper), i modi per aiutare il Dream Trust fondato da questa eccezionale avventurosa con l’obiettivo di fornire opportunità veliche ai disabili. «Sono una donna quasi fortunata» dice mentre fuori spiove. «In mare non ho mai paura. Sono eccitata, nervosa, ma paura mai». Per sfruttare le maree parte o arriva anche in piena notte. Il problema maggiore è il respiro. Potrebbe fermarsi mentre è in barca. Il team di appoggio (grande Toby, grazie del tè) sa come provare a svegliare i suoi polmoni. Ma potrebbe essere inutile: «Gliel’ho detto: se non respiro per 5 minuti, mi lascino andare. Nessun accanimento di rianimazione. Me me andrò facendo quello che amo». Andiamo a vedere la barca. Sembra così piccola, sotto la cuccetta anatomica nera, il posto di comando. Proviamo il sistema «soffia e inspira». Il quadro non si accende. Toby smanetta. Poi dice: «Ho dimenticato di mettere in carica la batteria ». Lei ride: «Sei fortunato che piove». Domani dovrebbe essere bello. Soffia Hilary, ci sei anche tu. Michele Farina