Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Berlusconi dice di stare davanti a Veltroni di 10 punti...
• Lo sa che non ci capisco più niente? Veltroni non ha detto di essere in recupero forsennato, sette punti o quattro, non me lo ricordo neanche più?...
Non se lo ricorda perché lo dice tutti i giorni e ogni giorno dà una percentuale diversa. L’Istituto che azzeccò il risultato delle elezioni nel 2006 è l’Euromedia di Alessandra Ghisleri. Vogliamo prender per buone le previsioni Euromedia? Ha fatto l’ultima rilevazione lo scorso 23 febbraio. Ecco il risultat Berlusconi (con la Lega) 46,4, Veltroni (con Di Pietro) 36.4. Casini starebbe al 5, Bertinotti al 7,9. Il 23 febbraio è un po’ distante, possiamo guardare qualche rilevazione più recente. Quella di Ipr - l’istituto che fa le ricerche per Repubblica - mette la coalizione PdL+Lega+Mpa al 44. Veltroni + Di Pietro al 36. La distanza sarebbe di otto punti. Se uno parte dalla ricerca della Ghisleri e ci appiccica quella di Ipr può dire di aver guadagnato due punti percentuali in cinque giorni. Ma è una balla: i metodi sono diversi, le campionature anche, e i sondaggi di istituti diversi non sono evidentemente paragonabili. Ma queste sono sottigliezze che ai politici interessano poco. I politici non stanno mai a sentire. Il professor Miglio – la buonanima che ha fatto l’ideologo per Bossi all’alba della Lega – mi raccontava che andava a trovare Craxi nell’epoca in cui Craxi dichiarava ogni giorno che bisognava fare le riforme istituzionali. Miglio si presentava e cominciava a descrivergli i diversi sistemi. Craxi non riusciva a stare attento neanche per due minuti. Gli interessava proclamare la necessità delle riforme e qualche vago obiettivo istituzionale da raggiungere. Appena si trattava di stabilire come bisognasse procedere si sentiva stanco. Allo stesso modo Veltroni, o chi per lui: sommare le mele con le pere? Perché no, se serve a fare un bel discorso.
• Quindi?
Quindi stiamo a quello che tutti i sondaggi conferman il PdL è nettamente avanti e, continuando così, vincerà. In Parlamento si formeranno solo i seguenti gruppi: PdL, Lega, Lista Udc-RosaBianca, Partito democratico, Italia dei Valori, Sinistra Arcobaleno. Bisogna tener conto che nei sondaggi il margine d’errore è intorno ai 3 punti. Quindi se uno prevede un 37 per cento di consensi, colloca il pronostico in mezzo a un alone probabilistico che parte dal 34 e arriva al 40. Questo significa che nessuna campionatura riesce a cogliere fenomeni troppo piccoli. Storace, per esempio, viene dato intorno al 2 e resterebbe fuori. Ma potrebbe stare al 5, ed entrerebbe. Idem per Ferrara, che non viene quasi rilevato. Ah, aggiunga qualche senatore siciliano dell’Mpa di Lombardo in quota al centro-destra.
• Ma che gliene importa, a Veltroni o a Berlusconi, di dire: «Sto avanti di dieci punti» oppure «Ne sto recuperando quattro»?
Ha visto il caso Mastella? Dopo che l’ha sbolognato il Cavaliere e gli ha detto di no anche Casini, Mastella è stato abbandondato da tutti e ha difficoltà persino a fare le liste. Come mai? Perché nessuno vuol stare con i perdenti. La regola vale per i professionisti della politica e vale anche per una quota non indifferente di elettori. Costoro, nel dubbio, daranno la loro preferenza al partito che sentono come più probabilmente vincitore. Quindi ai due duellanti conviene farsi vedere vincenti perché questo elettorato, magari inconsciamente, alla fine penderà dalla parte di chi ritiene vincente. la stessa cosa in America, dove si sta giocando adesso la partita decisiva in casa democratica: Hillary e Obama fanno sapere di esser certi della vittoria, alzano le braccia al cielo e Mark Penn, lo stratega dei Clinton, l’altro giorno ha convocato i giornalisti solo per dar loro la seguente notizia: “Mercoledì mattina il momento favorevole di Obama sarà solo un lontano ricordo”».
• Ma i sondaggi non potrebbero sbagliarsi totalmente? Alla fine esce fuori che vince Bertinotti...
Beh, c’è il sistema del campione: si sceglie un certo numero di cittadini – di solito tra gli ottocento e i mille – col criterio di rispettare le percentuali della popolazione italiana. Se in Italia ci sono il 10 per cento di laureati, il 51 per cento di donne, il 25 per cento di ultrasessantenni, allo stesso modo nei mille del campione si tenterà di avere 100 laureati, 510 donne e 250 vecchi. Più di tanto non può succedere.
• E se quelli, rispondendo, dicono bugie?
previsto. I sondaggisti sanno già che un bel po’ di intervistati risponderanno a pera, o perché non hanno capito o perché impazziscono all’idea di dare un’informazione sbagliata a una presunta autorità. Si ricorda quel margine d’errore del 3 per cento? Dentro ci stanno anche le bugie. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 5/3/2008]
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