Tuttoscienze 5 marzo 2008, Luigi Grassia, 5 marzo 2008
Una sbirciata nel multiuniverso. Tuttoscienze 5 marzo 2008. Le riviste scientifiche hanno celebrato il cinquantenario dell’ipotesi dei «molti mondi» di Hugh Everett, un fisico americano genialoide, ma anche inquietante, che passò buona parte della vita a calcolare, per conto del Pentagono, quanti milioni di morti sarebbero stati causati da diversi scenari alternativi di guerre nucleari contro l’Urss
Una sbirciata nel multiuniverso. Tuttoscienze 5 marzo 2008. Le riviste scientifiche hanno celebrato il cinquantenario dell’ipotesi dei «molti mondi» di Hugh Everett, un fisico americano genialoide, ma anche inquietante, che passò buona parte della vita a calcolare, per conto del Pentagono, quanti milioni di morti sarebbero stati causati da diversi scenari alternativi di guerre nucleari contro l’Urss. Poca attenzione, al massimo un paragrafo per articolo, è stata invece dedicata a Everett come matematico applicato all’economia e ai suoi studi sulla predizione dell’andamento dei mercati azionari. Lui ci lavorò negli Anni 70 per incarico della banca d’affari J.P. Morgan. Alla fine Everett non rivelò al committente un bel nulla degli al- goritmi al cui sviluppo si era dedicato su commissione, mentre pretese di essere pagato per le singole previsioni di mercato che aveva sfornato sulla base di quelle procedure (ma il ricco contratto conJ.P. Morgan prevedeva ben altro, cioè che Everett svelasse i segreti del suo know how). Il collega John Y. Barry accusò verett di essersi tenuto da parte, fraudolentemente, i segreti che aveva scoperto e di averli utilizzati a proprio uso e consumo: in parte riciclandoli in ricerche militari che lo stesso Everett rivendette al governo di Washington, ma in parte -forse- utilizzando quei preziosi algoritmi per speculare in Borsa e arricchirsi. Hugh Everett morì giovane (a 51anni), secondo alcuni vittima di un misterioso complotto. Era multimilionario, ma questo si poteva spiegare con le società di consulenza che aveva fondato e fatto prosperare. Per capire se c’è sostanza, o solo fuffa, dietro ai presunti misteri di Everett, bisogna esaminare i punti di contatto fra i tre settori in cui divise la sua attività: la fisica del moltimondi, le armi nucleari e le previsioni di Borsa. Cominciamo dall’ipotesi degli infiniti universi paralleli. Si possono creare le condizioni sperimentali in cui un fotone (la particella elementare di luce) è libero di scegliere tra due tra- iettorie alternative attraverso due fessure ricavate in uno schermo, senza che si possa fare alcuna previsione sulla traiettoria che sceglierà: si può solo calcolarne la probabilità, nient’altro. Questa conclusione sembrava insoddisfacente ad Albert Einstein, secondo cui «Dio non può giocare ai dadi»,e l’Universo non può essere governato dal puro e semplice caso; ci deve essere una legge fisica più profonda (finora ignota), se ogni fotone decide di attraversare un buco o l’altro. Sono state azzardate tante risposte, tra cui la più ardita è che ogni fotone libero di passare fra due fessure non sceglie proprio un bel niente, perché passa, in realtà, non da una sola, ma da entrambe: cioè attraversa una specifica fessura nel nostro Universo e attraversa l’altra in un universo parallelo. Duplicazioni infinite Questo, se avvenisse davvero, comporterebbe una duplicazione infinita di universi, preesistenti o creati ad hoc. Spingendo le cose alle estreme conseguenze, cioè immaginando una duplicazione a ogni possibile scelta binaria che si ponga a ogni onda -particella a ogni istante, quel che balena alla mente è una moltiplicazione infinita di universi paralleli, ognuno abitato da copie quasi uguali (ma via via sempre diverse) diciascuno di noi. Il «multiverso» è stato concepito nel 1941 a livello letterario da Jorge Luis Borges ne «Il giardino dei sentieri che si biforcano». Nel 1957 Everett ha formulato l’ipotesi in termini scientifici e ora se ne cercano le difficili conferme sperimentali. Ma il successo di quest’idea non fu immediato. Everett divenne una specie di clown nel mondo della fisica teorica. Gli ridevano in faccia e così lui rinunciò alla ricerca e si riciclò nel settore militare alle dipendenze del governo. Poi si mise in proprio; vinse molti lucrosi contratti per il Pentagono. In seguito allargò le attività di consulenza come matematico al settore privato e negli Anni 70 la sua Lambda Corporation ottenne la fa- mosa commessa dalla J.P. Morgan. Nel frattempo l’evoluzione della fisica portava a rivalutare la teoria del multiverso di Everett, facendo di lui il riconosciuto precursore di un filone di studi all’avanguardia. Gli proposero di tornare a occuparsene all’università, ma Everett non si fece con- vincere. Ormai pensava a fare soldi. troppo fantasioso immaginare che abbia scovato qualche formula per prevedere l’andamento dei mercati azionari? In assoluto non si tratta di una cosa inverosimile: gli analisti del settore usano a questo fine molti tipi di artifici matematici, anche se tutti sono imperfetti; finora, nessuno ha trovato la formula magica che funziona alla perfezione. Che si sappia, almeno. Può averla trovata Everett? Sarebbe un’affermazione temeraria. Ma non è verosimile che uno con il suo talento si sia applicato al settore finanziario senza scoprirvi un acci- dente di nulla, quando molti matematici, meno dotati di lui, hanno ottenuto fior di risultati. Qualcosa Everett avrà sicuramente scoperto e a J.P. Morgan che lo pagava non l’ha comunicato. L’ha tenuto per sé. Probabilità Bayesiane Ma che cosa? Si possono fare delle illazioni fondate. Everett lavorava nel solco delle «probabilità Bayesiane», un’interpretazione della teoria delle probabilità proposta nel Settecento da Thomas Bayese utilizzata nel XX secolo dall’economista John May- nard Keynes. Il metodo bayesiano valuta la probabilità che un evento si verifichi in relazione al fatto che se ne verifichi prima un altro, e tiene conto anche della conoscenza e delle aspettative preliminari di chi effettua il sondaggio. C’è un sentore di sabbie mobili, in tutto questo, di variabili che si influenzano le une con le altre in base a relazioni complesse e a percezioni soggettive; è dunque un approccio adatto a modellizzare le strategie militari e la Borsa, dove le cose si muovono in maniera ben più complessa che le molecole di un gas. Chissà quanto lontano si è spinto Everett in anni di elucubrazioni. Di Ettore Majorana, il fisico scomparso negli Anni 30, alcuni ciarlatani dicono che sia scappato in un universo parallelo. Se l’avido Everett avesse trovato il modo di sbirciare nel multiverso da lui ipotizzato, forse vi avrebbe attinto delle dritte su come speculare a Wall Street. Una figlia di Everett si suicidò, lasciando scritto che andava a raggiungere il padre Hughin un altro universo. Spiace dire che quasi certamente ne aveva frainteso le teorie. Luigi Grassia