Gianni Armand-Pillon La Stampa 5/3/2008, 5 marzo 2008
Sembro una povera pazza, vero?». Ma no, no. Però è sorprendente trovarsi di fronte una Ornella Muti così, in tuta e senza trucco, in questa grande casa tutta bianca al quartiere romano della Balduina, con la figlia Naike che imburra la teglia della torta («Mamma, puoi controllare la scadenza delle uova?») e lei che parla a ruota libera di tutto, il cinema e la vita sentimentale, i suoi 53 anni (li compie domenica) e la forza con cui cerca di guardare al futuro
Sembro una povera pazza, vero?». Ma no, no. Però è sorprendente trovarsi di fronte una Ornella Muti così, in tuta e senza trucco, in questa grande casa tutta bianca al quartiere romano della Balduina, con la figlia Naike che imburra la teglia della torta («Mamma, puoi controllare la scadenza delle uova?») e lei che parla a ruota libera di tutto, il cinema e la vita sentimentale, i suoi 53 anni (li compie domenica) e la forza con cui cerca di guardare al futuro. Gli occhi sono sempre bellissimi, anche se si vede che hanno pianto da poco. «La verità - dice - è che sto attraversando un momento di difficoltà». Il timbro melodrammatico rivela la sua cifra di diva. Domenica è il suo compleanno e per la prima volta da dieci anni non avrà un uomo al suo fianco. Come se non bastasse, l’agenzia delle entrate le ha da poco presentato il conto: un milione e 300 mila euro per evasione fiscale. Che sommati al precedente milione fanno una bella cifra. Da dove cominciamo? «Da questa casa. Appartiene a Stefano Piccolo, il mio ex compagno. E’ ampia, pensata per lui, per accogliere il suo metro e 96. Qui sono residenti i miei figli. Da quando il nostro progetto è andato in fumo le mie certezze si sono sgretolate. E’ come se mi avessero staccato un pezzo. Ma cerco di non deprimermi. Voglio essere pronta per aprirmi a un’altra persona». Lui ha detto: «Lei ha due ex mariti, tre figli, risiede a Montecarlo ed è una donna che lavora. Per me non c’era più posto». Come può mancarle un uomo così? «Poveraccio, l’hanno circuito. So come succede: tu dici una cosa per toglierti la seccatura e sul giornale ne trovi un’altra». Dica lei come è andata. «Tutta la mia vita passava attraverso di lui. E’ stato il mio errore. L’altro giorno mi è capitato tra le mani un libricino. L’ho aperto e ci ho trovato una frase di Seneca. Mi è rimasta impressa: ”Il saggio deve bastare a se stesso”». Lei non si basta? «No. E questo è gravissimo. A volte penso di non essere centrata. Credo sia arrivato il momento di lavorare su di me. Ma senza drammi...». Lei è un simbolo del made in Italy. Lo sa che se confessa di non essere centrata non le crede nessuno? «Io sono una persona chiusissima. Quando avevo quindici anni c’era da girare una pubblicità per l’Algida. Patty Pravo protagonista, io avevo una parte piccola piccola: stavo dietro e dovevo intonare una canzoncina. Non ce l’ho fatta. Mi vergognavo». Una timida che ha girato cento film. Sicura di essere davvero così fragile? «Sono una persona semplice, con i piedi per terra. Sto volentieri con i figli, con la persona che amo e con quei due o tre amici, sempre gli stessi. Con il cinema ho conosciuto chiunque. Ma non frequento quel mondo. Ogni tanto mi diverto, ogni tanto sorrido. Ma poi torno sempre a casa». Qui o a Montecarlo? «I miei avvocati mi hanno consigliato di non commentare». I giornali ne hanno molto parlato. «Sbattuta in prima pagina senza che io sapessi nulla. Ma le pare un Paese serio questo? Alcuni media mi hanno già processata e condannata. Ma li aspetto al varco. Farò il diavolo a quattro. Legga qui cosa scrivono i miei avvocati: ”Si precisa che, ad oggi, la signora Rivelli non ha ricevuto alcuna comunicazione in merito da parte dell’Agenzia delle Entrate”». Il suo ricorso contro gli accertamenti del periodo 1995-1998 è stato respinto. Perché non fa come Valentino Rossi e non scende a patti con il Fisco? «Il 25 febbraio si è tenuta presso la commissione tributaria del Lazio l’udienza di discussione dell’appello. E io attendo con fiducia l’esito del giudizio». Che rapporto ha con i soldi? «Mi imbarazzano e un po’ mi spaventano. Io sono una donna che può contare solo sulle proprie forze. Ho tre figli, e me li sono tirati su da sola. Devo starci attenta, ai soldi». Pentita di qualche scelta del passato? «No. Ho vissuto. Avevo dei sogni e ho cercato di realizzarli. Sono una donna pesci: romantica e emotiva. Ma nei momenti difficili so di potere contare su una grande forza interiore». Professionalmente rifarebbe qualcosa? «Negli Stati Uniti ho perso dei treni pazzeschi. Ma chissà, forse è stata una fortuna. Io non sono fatta per l’America. Là devi essere per forza cazzuta». Ci sarà un personaggio che avrebbe voluto interpretare... «Mi avevano offerto la parte di protagonista femminile in uno 007, For your eyes only. Io mi impuntai perché volevo un certo truccatore-costumista e alla fine scelsero quella francese che poi sposò Gerard Depardieu, Carole Bouquet. Un errore. E’ sbagliato sacrificare il proprio lavoro per gli altri, o farsi influenzare troppo dai giudizi di chi si ha accanto. Sapesse quante me ne dissero quando andai a lavorare per Berlusconi..». Programma e anno? «Premiatissima 1984. Avevo appena partorito Carolina, la allattavo e andavo in studio tutti i pomeriggi». Chi glielo fece fare? «Berlusconi. Nessuno sa parlare come lui. Mi convinse con il suo fervore. A volte capitava di ricevere all’ultimo una telefonata perché qualche pretore aveva oscurato i canali e non potevamo andare in onda. Ma lui fu bravissimo. Riuscì a non farmi mollare mai. Allora nessuna voleva lavorare per lui. Io ho aperto la strada alle altre. E ne vado orgogliosa». E adesso? Progetti? «Cinema, teatro, e una grande novità. Un imprenditore vuole lanciarmi nel web. Proprietario di un grande network, sta realizzando un sito in nove lingue». E cosa vedremo in quel sito? Finalmente ride: «Questa è una sorpresa». Padre napoletano e madre estone, Ornella Muti (vero nome Francesca Romana Rivelli) è nata a Roma il 9 marzo 1955. Esordio nel 1970 con il film «La moglie più bella» del regista Damiano Damiano, è considerata una delle attrici italiane più conosciute all’estero. Ha all’attivo oltre cento film, tra cui, nel 1980, «Storie di ordinaria follia», quello a cui è rimasta più legata. Sposata due volte (con Alessio Orano, dal 1975 al 1981, e con Federico Facchinetti, dal 1988 al 1996), negli ultimi dieci anni è vissuta con il chirurgo plastico Stefano Piccolo: la fine del loro rapporto è storia recente. La Muti ha tre figli: Naike Rivelli e Andrea e Carolina, avuti dal matrimonio con Facchinetti.