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Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
S’è ammazzato Pietrino Vanacore e questo in qualche modo complica ulteriormente il quadro del delitto Cesaroni.
• Pietrino Vanacore era…?
Era il portiere dello stabile di via Poma. Via Poma 2, quartiere Prati di Roma, 7 agosto 1990, sera. Ricorda? Una giovane di nome Paola Cesaroni si preoccupa perché sono le 20 e 30 e sua sorella Simonetta non è ancora tornata a casa. Telefona al principale della ragazza, di nome Salvatore Volponi, questi dice di aver mandato Simonetta a mettere a posto la contabilità nell’ufficio di un suo cliente (è l’Associazione Alberghi della Gioventù, Aiag), non si ricorda però l’indirizzo, girano per la città apparentemente a vuoto - Paola, lui e il fidanzato di Paola, Antonello Baroni - Paola a un certo punto ha addirittura l’impressione che Volponi voglia perdere tempo, arrivano finalmente in via Poma poco prima di mezzanotte, si fanno aprire la porta dalla moglie del portiere Vanacore, Giuseppa De Luca, e trovano Simonetta, mezza nuda, in fondo all’ultima stanza, morta dissanguata in seguito a 29 coltellate che le sono state inferte in tutto il corpo da qualcuno evidentemente in preda a un raptus. Simonetta non si è difesa. Vanacore è il primo sospettato, lo mettono anche in carcere, poi lo scagionano completamente, basandosi soprattutto sul fatto che sui suoi pantaloni, sempre gli stessi da tre giorni, non ci sono tracce di sangue.
• E adesso, quasi vent’anni dopo, perché si sarebbe ammazzato?
Il processo è stato riaperto. Gli inquirenti pensano che l’assassino potrebbe essere Raniero Busco, che all’epoca era fidanzato della vittima e adesso è un uomo sposato con due figlie finito all’improvviso in un guaio gigantesco. Le udienze sono cominciate il 3 febbraio. Venerdì prossimo avrebbe dovuto essere interrogato in aula proprio Vanacore. Dai biglietti che ha lasciato, possiamo dire che non se l’è sentita di rispondere un’altra volta alle domande.
• Che biglietti?
Due biglietti, identici. Uno infilato sotto il tergicristallo della Citroen Ax grigia parcheggiata poco distante dal punto in cui si è annegato. L’altro poggiato dentro la macchina. Testo: «Venti anni di sofferenze e di sospetti ti portano al suicidio». Vanacore s’è tolto la vita in un modo complicato: s’è stretto una lunga fune alla caviglia e ha legato l’altra estremità a un albero sulla scogliera. Poi s’è gettato in mare. Siamo in Puglia, località Torre Ovo, Marina di Maruggia, provincia di Taranto. Dopo la pensione il portiere e la moglie erano tornati a casa loro, Monacizzo, frazione di Torricella, un centinaio di abitanti in tutto. Poca distanza dal punto in cui s’è tolto la vita.
• Che cosa si deduce da questa tragedia?
Assolutamente niente. Oltre tutto Vanacore avrebbe avuto il diritto di non rispondere alle domande, in quanto precedentemente indagato in un processo connesso. Quindi, mistero che si aggiunge ai tanti misteri di quel delitto, di cui non si è fino ad oggi capito niente anche per colpa delle indagini iniziali, troppo approssimative. Pensi che interrogarono anche allora l’imputato di oggi, ma si dimenticarono di chiedergli l’alibi per l’ora del delitto (tra le 17.30 e le 18.30 di quel 7 agosto). Gliel’hanno chiesto adesso dove stava quel giorno, e Busco ha risposto che stava con un amico a riparargli il motorino. Questo amico – anche lui 17 anni dopo – ha raccontato invece che si trovava da un’altra parte. Busco allora s’è corretto e ha ricordato – sempre 17 anni dopo – che in realtà stava riparando la Panda azzurra di suo fratello. Gli inquirenti, quando si trovano di fronte a queste confusioni, sono certi d’avere il colpevole fra le mani. Senonché ci sono due donne che poi hanno confermato – almeno ai giornalisti – questo alibi. Quindi, punto alla difesa.
• Pensa che riusciranno a incastrare Busco? O magari l’assassino era davvero Vanacore e s’è ammazzato per il rimorso?
Su Vanacore era stato costruito tutto un teorema, che poi non ha trovato riscontro nelle prove. L’appartamento del delitto era perfettamente ripulito dei tre litri di sangue versati da Simonetta. A un certo punto, giornalisti e investigatori avevano pensato che a pulire doveva essere stato il portiere che in questo modo avrebbe cercato di coprire un inquilino del palazzo, non perfettamente in sé. Questo inquilino, fortemente sospettato, non era mentalmente del tutto in sé. In questo scenario, Vanacore, sul far della notte, avrebbe rimosso il cadavere per farlo trovare in qualche altro posto. Letterariamente parlando, la storia stava in piedi. Ma le prove… Lo scenario Busco invece è letterariamente debole: come mai un uomo che avrebbe potuto far l’amore con Simonetta in qualunque momento (lei era pazza di lui) avrebbe tentato di violentarla? Non coincide col profilo psicologico. Anche le prove genetiche sono dubbie. Si adattano a Busco, ma non c’è la certezza che gli appartengano. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 10/3/2010]
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