Gabriele Beccaria, La Stampa 10/3/2010, pagina 29, 10 marzo 2010
L’ASTEROIDE DELLO YUCATAN CHE CI CAMBIO’ PER SEMPRE
Mistero finalmente risolto. Bastarono pochi giorni e il regno dei dinosauri fu annichilito da una montagna di roccia grande come l’isola di Wight, che 65 milioni di anni si schiantò nella regione oggi battezzata Yucatan.
Venti volte più veloce di un proiettile e con un’energia pari a un miliardo di Hiroshima, il visitatore spaziale mandò in frantumi la Terra, scatenando una rapidissima serie di effetti a catena da «B-movie»: incendi, terremoti, frane e tsunami (di proporzioni mai viste prima e per fortuna mai più replicati in seguito), combinati con una cappa di detriti che, saturando l’atmosfera, avvolse la Terra in un lungo inverno nucleare: qualunque esperto non esiterebbe a definirlo «perfetto».
Oltre l’accademia
Dopo decenni di discussioni, spesso debordate dall’accademia, invadendo l’immaginazione di milioni di appassionati, la celebre estinzione di massa del Cretaceo-Terziario ha il suo colpevole, unico e incontestabile: lo sostengono 41 studiosi europei, americani e giapponesi sulla rivista «Science» con quello che hanno annunciato come lo studio definitivo. Rimessi insieme i pezzi del puzzle, riviste e rianalizzate le ricerche sul tema, sono convinti della loro verità. L’impronta è nella «foto» scattata sette anni fa da un radar topografico della Nasa, che ha ricostruito le caratteristiche della cicatrice lunga 180 chilometri e profonda 900 metri. E’ proprio il cratere Chicxulub a custodire il segreto dell’impatto mortale. Fu creato dal bombardamento di un ingombrante corpo arrivato dallo spazio: una quindicina di chilometri di diametro e - dicono i calcoli - capace da solo di mandare in tilt l’intero ecosistema terrestre.
Un ruolo trascurabile, invece, ebbe la catena di super-eruzioni vulcaniche studiate nel Deccan, in India, che tanto hanno fatto litigare gli scienziati. Nonostante il loro contributo - un milione di chilometri cubici di lava ed emissioni velenose, in grado di riempire due volte il Mar Nero - la catastrofe ebbe un’inconfondibile firma spaziale. Secondo il team internazionale di paleontologi, geochimici, geofisici e climatologi, affiancati da tecnici di modellizzazione al computer, lo si vede dall’abbondanza di iridio in un unico strato. Raro sul nostro pianeta, è un tipico componente degli asteroidi ed è stato misurato in concentrazioni anomale nell’archivio del sottosuolo che risale a 65 milioni di anni fa.
Altra anomalia è la sparizione - ugualmente improvvisa - di metà delle forme di vita. Insieme con i dinosauri, si volatilizzarono rettili marini e piante e così l’Eden dei giganti mutò di colpo in un inferno, segnato dalla palla di fuoco materializzatasi nel cielo come l’archetipo dei futuri funghi nucleari. E non basta. A rivelare la cesura tra il prima e il dopo sono anche i granuli di quarzo con le caratteristiche deformazioni laminari che si formano in seguito agli «shock da ipervelocità». Si tratta di strutture rare, visibili unicamente nei siti delle esplosioni nucleari e accanto ai crateri generati dallo scontro con una cometa o un asteroide.
Chicxulub presenta il mix ideale di tutte queste caratteristiche e - sottolineano gli studiosi - indica la data «giusta»: chi aveva ipotizzato uno spostamento temporale, sostenendo che fosse di 300 mila anni più giovane della sparizione dei dinosauri, si è sbagliato. Gli ultimi controlli hanno risintonizzato sull’ora esatta il display della macchina del tempo.
Nessuna difesa
E lì che si rivela «la causa di tutto - ha osservato uno degli autori della ricerca, Joanna Morgan del dipartimento di Scienze Terrestri dell’Imperial College di Londra -. Dagli incendi incontrollabili fino ai sismi che devono aver oltrepassato il grado 10 della scala Richter». Fu un crescendo di disastri da non permettere alcun tipo di difesa, mentre il ciclo giorno-notte fu annullato dal buio permanente di una sterminata nube di detriti e polveri.
Centosessanta milioni di anni di dominio incontrastato dei dinosauri finirono così in uno scenario sconvolgente, eppure dev’essere stato un grande giorno per i mammiferi, che fino a quel momento erano sopravvissuti in posizione di secondo piano - ha sottolineato un altro studioso del team internazionale, Gareth Collins, anche lui dell’Imperial College -. La massiccia estinzione del Cretaceo-Terziario rappresenta un momento decisivo nella storia del nostro pianeta, perché tracciò l’inizio di una lunga strada che avrebbe permesso agli esseri umani di trasformarsi nella specie padrona».
Come questo brusco trapasso di poteri sia stato possibile, in un mondo tanto sconvolto e inospitale, spalanca un altro capitolo di ricerche, ancora controverse. Chiuso un mistero, se ne apre immediatamente un altro. «E’ la scienza, bellezza», direbbe qualcuno.