Andrea Secchi, ItaliaOggi 10/3/2010, 10 marzo 2010
TELEVISIONE, VA IN ONDA INTERNET
Si chiamano Internet enabled tv, televisori abilitati a internet, in un brutto italiano, o più semplicemente che sanno navigare senza bisogno di alcun dispositivo in più. E sono una delle facce del debordare della rete dal suo luogo nativo, il computer. Poi ci sono apparecchi che contemporaneamente consentono di guardare i canali televisivi ma anche contenuti dal web, vedi il CuboVision di Telecom Italia. Infine, i nuovi decoder degli operatori televisivi: anche questi si stanno aprendo (per lo meno negli Usa) a quanto arriva dalla rete.
Sembra che internet, o parti di esso, stiano colonizzando gli altri mezzi: avviene ormai in grande stile con i cellulari e presto accadrà anche con i televisori. Certo la navigazione su tv, si è capito, è molto diversa da quella su pc, ma la sostanza è la stessa. E in questo movimento si inserisce anche una notizia che arriva, manco a dirlo da Google: è ancora un test riservato, ma a quanto pare il motore di ricerca ha stretto un accordo con l’operatore satellitare americano Dish Network: nei decoder di quest’ultimo si sta sperimentando il software che permette di fare ricerche su programmi del satellite così come sui contenuti del web e costruirsi così un palinsesto personalizzato. Se il test funzionasse, anche la società di Mountain View poggerebbe il piede dentro gli schermi più guardati al mondo.
Piccoli schermi, nuova visuale. Samsung, Philips, Sony, Panasonic, Lg: chi ha già da qualche mese i modelli di fascia alta Internet enabled e chi li ha annunciati per quest’anno. Nessuno dei maggiori produttori comunque vuole fare a meno di questa funzione. Dopotutto il mercato dell’alta definizione sta entrando nella maturità, e le novità danno una spinta in più alle vendite.
I televisori differiscono dagli altri soltanto per una presa aggiuntiva sul retro, quella che consente di connettersi alla rete. Se avere la funzione web incorporata sia però una caratteristica valutata fondamentale dai consumatori è ancora da vedere. Di sicuro il ciclo di vita del prodotto non riprenderà la fase ascendente soltanto per questo (come invece dovrebbe accadere grazie agli apparecchi 3D). Il perché si comprende considerando due aspetti: sul televisore non si può navigare come sul pc. Questo è il motivo per cui il Media Center di Microsoft non è mai decollato realmente: il dispositivo permette di usare il televisore come un vero monitor (c’è tanto di tastiera), cosa a cui l’apparecchio da salotto per eccellenza si presta poco. Per questo, ed è qui il secondo aspetto, gli Internet enabled tv non consentono di andare dappertutto nella rete, non hanno un browser, semplicemente propongono selezioni di contenuti e servizi, per lo più attraverso i cosiddetti widget, finestre dedicate che è facile attivare con il telecomando: YouTube, eBay, Flickr, meteo per fare qualche esempio. Alcune applicazioni sono già presenti sul tv, altre si scaricano, gratis o a pagamento.
Un web facilitato, insomma, tagliato per lo schermo da salotto, non certo per quello da scrivania, a cui le masse abituate ai social network si rivolgeranno in ogni caso.
Il gioco degli scatolotti. L’accordo fra Google e Dish network è interessante non solo per il fenomeno che qui si dipinge, ma soprattutto perché, se il test avesse successo, significherebbe avere l’ingresso del motore su un altro media molto popolare. In verità, e per questo Google ci sta andando con i piedi di piombo, su questo terreno le cose non sono per niente facili. Primo per la differenza di abitudini e utilizzo dei mezzi, secondo, molto più importante, per la resistenza degli operatori televisivi. Quelli via cavo e satellite che hanno i propri decoder, infatti, difficilmente si aprono ad altri software e ad altri soggetti, piuttosto fanno da sé. Ed entrare in quelle scatole è l’unico modo visto che Google non fa hardware e i telespettatori non si mettono in casa tutte le scatole che compaiono sul mercato.
Ma come funziona l’interfaccia (basata su Android, il software per i telefonini di Google)? Il meccanismo è quello delle ricerche: si cerca un attore e si trovano tutti i film che i canali della piattaforma hanno in programmazione, quelli che si possono acquistare attraverso il video on demand online, i filmati che sono presenti su YouTube. Ovviamente queste ricerche daranno il la alla pubblicità personalizzata, l’obiettivo come sempre di Google.
Per la cronaca, Dish network ha 14 milioni di abbonati, un bel numero, e inoltre Google ha in corso colloqui con altri operatori oltre che con produttori di hardware.
Sempre negli Stati Uniti c’è un altro nome noto che ha aperto i propri apparecchi alla rete. Tivo, poco conosciuto in Italia, ma precursore dei personal digital recorder, i videoregistratori digitali. Per combattere il calo degli utilizzatori, Tivo lancerà a breve una nuova versione del suo pvr con accesso a Internet.
La novità italiana in questo segmento è sicuramente quella del CuboVision di Telecom Italia. Dopo il lancio sul finire dello scorso anno, è già arrivata una nuova versione potenziata grazie all’accordo di collaborazione con Intel. Il Cubo consente di vedere la tv digitale terrestre, i contenuti del web attraverso widget e di memorizzare i propri nel disco fisso integrato.
Il risultato, se queste tecnologie entreranno in forze nei salotti, sarà di un arricchimento dei mezzi a livello di contenuti, ma parallelamente di una frammentazione ulteriore degli ascolti, già oggi tema dominante con l’avvento del digitale.