Antonella Scott, Il Sole-24 Ore 10/3/2010;, 10 marzo 2010
ASBEST DIFENDE IL SUO AMIANTO - I
nomi che accompagnano le formule chimiche sono pieni di poesia: "fibra d’oro" l’amianto bianco, "fiocco di lana" quello blu, "garofano", "pietra raggiata". Perché la natura avrebbe messo contro l’uomo queste pietre striate di verde smeraldo? "Asbesto", dal greco, significa "inestinguibile": minerali fibrosi leggeri e resistenti al calore, adatti a mille usi fin da quando Pietro il Grande restò a bocca aperta davanti all’amico Nikita Demidov, che dopo aver gettato una tovaglia nel fuoco gliela mostrava intatta, e bianchissima: era intessuta di amianto.
Asbest è una piccola città russa tuffata nel gelo e nelle foreste degli Urali, regno dei metalli. Si cercava l’oro da queste parti, a fine ’800, trovarono amianto: il più grande giacimento al mondo, a cielo aperto. E oggi Asbest sta abbracciata alla sua cava, lunga 11 chilometri, profonda 320 metri. Un grande ovale che man mano si espande mangiandosi le vecchie
izbe, basta guardare una mappa per capire che Asbest è una monogorod come dicono qui, una città che vive di un’unica industria. Ma Asbest vive come sotto assedio.
Una sfida doppia. La crisi, che ha spinto Putin a compilare una lista di 26 monocittà da aiutare finanziariamente a diversificare le basi della propria economia. E il rifiuto del mondo occidentale, che ormai da quasi vent’anni ha messo al bando produzione e importazione di amianto, perché cancerogeno. Verdetto che Asbest non ac-cetta: deputati e medici, pensionati e giornalisti, la città si mobilita a difesa di Uralasbest, il kombinat che la fa vivere. Perfino i bambini della scuola elementare recitano poesie che esaltano l’amianto mentre il sindaco, Valerij Beloshejkin, mostra con orgoglio lo stemma, un fascio di fibre che passano attraverso una fiamma rossa - e restano intatte.
Nella sede di Uralasbest - primo produttore in Russia - i due vicedirettori Vladimir Kochelaev e Yakov Remennik intendono ridurre le distanze con il fronte antiamianto. Convinti che in Europae in America non tutti vogliano fare una chiara distinzione tra il crisotilo - l’amianto bianco di Asbest - e la famiglia degli anfiboli, i più pericolosi, banditi anche in Russia. «Minerali completamente diversi - spiega Remennik- l’unica cosa che li accomuna è essere entrambi fibre naturali ». Il che non ha impedito all’Europa di bandirli entrambi, non potendo individuare un limite di esposizione e concentrazione di fibre nell’aria che non metta a rischio la salute: «Rispetto agli anfiboli, il crisotilo è meno potente, ma anch’esso è cancerogeno », spiega da Torino Bice Fubini, direttore del Centro Scansetti per lo studio degli amianti e altri particolati nocivi. L’esposizione all’ amianto causa carcinomi polmonari, mesoteliomi- tumori maligni della pleura - e asbestosi, fibrosi interstiziale polmonare legata all’inalazione di fibre lunghe. Le più pericolose, dice la dottoressa Fubini:«C’è un consenso quasi generale sul fatto che sia l’amianto crisotilo a provocare l’asbestosi e il cancro polmonare».
«Chi ha detto che il crisotilo non è nocivo? - ribatte da Asbest Remennik- ci sono concentrazioni che non devono superare certi limiti: respirare qualsiasi tipo di polvere è pericoloso». «Noi non chiudiamo gli occhi di fronte alla realtà - aggiunge Andrej Kholzakov, presidente del sindacato internazionale lavoratori del crisotilo - abbiamo avuto casi di malattie professionali. Ai lavoratori viene detto che il processo produttivo può essere pericoloso, che saranno sottoposti a visite mediche». Proprio la consapevolezza del pericolo, ripetono ad Uralasbest, ha permesso di mettere a punto un sistema di prevenzione: controlli epidemiologici e sanitari, sistemi di depurazione e filtri, misurazioni atmosferiche. Di conseguenza, i medici della città non sembrano porsi alcun dubbio. «Il livello di incidenza delle malattie respiratorie non è superiore alla media regionale o russa», afferma il dottor Igor Braghin,dell’ospedale locale. Ad Asbest è difficile scrutare oltre le barricate erette a difesa della produzione di crisotilo, solo a Mosca affiorano i dubbi. «Sono sicuro che esistano ricerche serie sulla pericolosità del crisotilo - riflette Lev Fiodorov, chimico, responsabile dell’Unione russa per la sicurezza chimica- e che il livello di pericolosità sia alto. Ma ricerche simili non le ho mai viste. Edè chiaro perché: contraddicono i produttori di asbesto e gli "scienziati" nutriti da loro. Ma non facciamo finta che in Occidente i critici dell’asbesto russo abbiano sempre ragione e siano sempre sinceri.
Nel mondo, il dibattito sull’amianto è sempre parziale».
Nella Duma, la giunta locale di Asbest, i deputati di ogni colore su questo sono uniti: «Siamo certi che la campagna mondiale contro l’amianto ha motivazioni economiche, ispirata da chi vuole eliminare la produzione dal mercato » a vantaggio di chi produce materiali alternativi. per questo, si lamenta Kochelaev ad Uralasbest, che dall’estero nessuno accetta di discutere e fare ricerca insieme.
Nella cava di Asbest la polvere sembra intrappolata dalla neve ghiacciata. Camioncini e ruspe lavorano a meno trenta, non è consentito avvicinarsi né visitare gli impianti che in parte, del resto, hanno dovuto fermarsi. «La crisi ha inciso molto - ammette Aleksandr Osinzev, responsabile produzione e tecnica - siamo stati costretti a licenziare, a ridurre gli stipendi, a chiudere fabbriche». All’inizio del ’900 Uralasbest esportava ovunque, e una produzione che negli anni 70 arrivava a 1,5 milioni di tonnellate all’anno ora è scesa a 400mila. Il mercato oggi sono Cina, India e Sud-Est asiatico, i paesi dell’ex Urss.
La Cina. Che la soluzione venga da lì? Di fronte al calo nel consumo di amianto, Uralasbest studia altri progetti per diversificare la produzione. In Siberia le risorse non mancano, sottoterra, ad Asbest la natura ha regalato anche giacimenti di magnesio: «Un giorno potrà prendere il posto dell’asbesto, e da città delle costruzioni diventeremo città della metallurgia », progetta Remennik. Ora il monopolio del magnesio appartiene alla Cina, ed è cinese l’interesse verso i progetti che stanno maturando. Si parla anche di una linea di credito da un miliardo di euro, aperta a Pechino: per i cinesi, del resto, questa terra russa è sempre più un’unica, grande miniera.