Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
In attesa che Veltroni e Berlusconi salgano al Quirinale, occupiamoci del processo per la strage di Erba, che comincia oggi.
• Si tratta dei due che hanno ammazzato i vicini, no?
Sì. Rosa Bazzi e Olindo Romano. La notte dell’11 dicembre 2006 i carabinieri di Erba, comandati dal colonnello Garofano, accorsero a una chiamata dei vigili del fuoco che, intervenuti in via Diaz per domare un incendio, avevano trovato cinque persone riverse. E riverse non perché asfissiate dal fumo. Riverse perché erano state sgozzate.
• Che cosa pensarono all’inizio?
Non sapevano che cosa pensare. Uno dei cinque – un uomo anziano – respirava e venne portato in ospedale. Sul pavimento del corridoio giacevano due donne. Sul divano in salotto un bambino di due anni. Sulle scale, un’altra donna. Tutti massacrati di botte e con la gola tagliata. Tra la gran folla che s’era radunata in cortile si fece avanti un vecchio. Costui mormorò: «Ma è la mia famiglia. Sono mia figlia, mia moglie, mia nipote». Era Carlo Castagna, industriale del mobile, uno degli uomini più ricchi e potenti della città. Le tre donne morte eran sua figlia Raffaella, di anni 31, laureata in psicologia; sua moglie Paola Galli; il suo nipotino Youssef. La terza donna uccisa era una vicina di casa, Valeria Cherubini. L’assassino aveva evidentemente compiuto il suo crimine in preda a una furia selvaggia. Il marito di Raffaella non c’era e si pensò subito che il responsabile della strage fosse lui. Certamente ebbe un peso in questa supposizione il fatto che fosse straniero, che avesse precedenti per spaccio (era uscito solo grazie all’indulto), che non andasse d’accordo col suocero. E anche il fatto che la strage compiuta dal marito ai danni della sua famiglia è un “tòpos” – cioè un luogo comune – della cronaca nera. Partì la caccia all’uomo, i giornali uscirono indicando subito in questo tunisino il feroce omicida.
• Invece non era lui.
L’uomo – l’oggi celebre Azouz Marzouk (per incis è nuovamente finito dentro per spaccio) – aveva un alibi di ferr era andato a trovare la sua famiglia in Tunisia. Il colonnello Garofano ha raccontato a Pino Corrias, che ha dedicato al caso un bel libro, lo smarrimento da cui furono colti gli inquirenti quel giorno. Chi poteva essersi spinto fino al punto di ammazzare un bambino di due anni? Nei vicini di casa, peraltro insospettabili, una sola stranezza: la loro lavatrice, quella notte, aveva lavorato. Altri controlli accertarono che, nei mesi precedenti, i due non avevano mai fatto lavaggi notturni, C’era poi in quella casa un’atmosfera strana: risultava pulita e ordinata in modo maniacale. Era poco, naturalmente, per costruire un capo d’accusa.
• Come arrivarono ai coniugi Romano?
Perché l’uomo che avevano portato in ospedale con la gola aperta, era sopravvissuto grazie a un difetto della trachea. Una ventina di giorni dopo riuscì a mormorare qualcosa. Prima disse che era stato «qualcuno dalla carnagione olivastra». Poi, al quarto giorno, pronunciò il nome: «Olindo». Portati in galera, Olindo e Rosa confessarono. Erano ossessionati dal rumore che faceva la famiglia Castagna, dalla loro vitalità – che i due chiamavano “sporcizia» –, dalle grida di lei quando faceva l’amore col marito e che per Rosa erano diventate un’ossessione.
• So che poi hanno ritrattato.
Sì, è la tattica attuale della difesa che si fa forte anche del fatto che sul luogo del delitto non sono state trovate tracce organiche né di Olindo né di Rosa. Vedremo come il tribunale valuterà questa stranezza. Le sei donne che fanno da giudici popolari dovranno pronunciarsi il 31 marzo. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 28/1/2008]
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