Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  gennaio 28 Lunedì calendario

Deputati in mutande e missioni d´oro la Sicilia archivia la legislatura delle follie. La Repubblica 28 gennaio 2008

Deputati in mutande e missioni d´oro la Sicilia archivia la legislatura delle follie. La Repubblica 28 gennaio 2008. PALERMO - Deputati barricati in occupazione, oppure incatenati, addirittura nudi fra gli ori e gli stucchi della reggia di Federico II. stata la legislatura dei record, in ogni senso, per l´Assemblea siciliana, e non solo perché per la prima volta nella sua storia lunga 60 anni si è chiusa in anticipo, per effetto delle dimissioni del governatore Cuffaro. Ma perché, sin dall´inizio, è stata percorsa da una scossa elettrica, da intemperanze e strappi al protocollo che hanno trasformato il Parlamento più antico d´Europa nel Parlamento più pazzo del mondo. Un´esagerazione? Forse. Ma nell´ultima notte prima dell´addio di Cuffaro, con gli ardori dei "suoi" deputati ha dovuto fare i conti anche il presidente dell´Ars, il forzista Gianfranco Micciché, che nei giorni scorsi era stato l´unico nel centrodestra a criticare il governatore condannato a cinque anni. Davanti alla notizia che Cuffaro stava per mollare, gli amici del leader dell´Udc, ma anche altri deputati indispettiti dall´idea di dover andare a casa senza neppure il diritto alla pensione, hanno cominciato a inveire contro Micciché. Costretto a restare chiuso nel suo studio, in cima alla torre Pisana, su consiglio del capogruppo del Pd Antonello Cracolici: «C´è il rischio che qualcuno ti picchi», gli ha detto Cracolici. «Sì, ho temuto anche questo», ha confessato poi Micciché: «Mi odiano». D´altronde, negli ultimi mesi - in un´Assemblea paralizzata dall´attesa della sentenza Cuffaro - erano state sempre più frequenti, e colorite, le manifestazioni di dissenso degli onorevoli di Sicilia. Il caso limite è stato quello di Cateno De Luca, esponente di un movimento autonomista che ha deciso di spogliarsi per denunciare la propria estromissione dalla commissione Bilancio dell´Ars. Via la giacca, la cravatta, la camicia, i pantaloni: De Luca è rimasto in mutande, coperto solo da un drappo con i colori e lo stemma della Trinacria. Tanto è bastato per suscitare la reazione ufficiale del governatore Cuffaro, che ha chiesto "sanzioni esemplari" per De Luca, accusato di vilipendio alla bandiera, dato che il vessillo era stato posto dal deputato proprio lì, a nascondere le parti intime. Il tutto sotto lo sguardo esterrefatto dello storico capo-commesso dell´Ars, il cavaliere del lavoro Antonio Boccadutri, che pure negli ultimi trent´anni si era trovato a porre rimedio a gaffe più o meno incresciose di deputati e governanti. Come quando, nel settembre del 2002, i rappresentanti delle istituzioni siciliane si "dimenticarono" dell´arrivo di Prodi, allora presidente della commissione Ue. Lui, il commesso, non si perse d´animo e accolse il Professore con sussiego tutto siciliano («Benvenuto in Sicilia, presidente»), accompagnandolo in un tour della Cappella Palatina che il premier ha ricordato divertito nel corso della sua ultima visita palermitana. Cos´è successo nell´unico consiglio regionale d´Italia dove i componenti possono fregiarsi del titolo di onorevole e godono di stipendi uguali a quello del Senato? Micciché, berlusconiano della prima ora di scuola Publitalia, appena insediatosi - nel giugno del 2006 - ha annunciato una rivoluzione secondo criteri di marketing: ha cambiato il vetusto stemma dell´Ars, ha promesso ai commessi divise firmate Dolce e Gabbana, ha portato l´Assemblea su second life. Il simbolo virtuale? Il Palazzo sopra una nuvola, «a sottolineare la distanza della gente». L´ex ministro si è messo a bacchettare i deputati («ho trovato una classe politica scadente», ha detto) e ha cercato di rompere antiche consuetudini: non è riuscito a cambiare il ritmo di un´aula che si è riunita solo 6 volte al mese (contro le 13 sedute mensili del Senato) ma si è fatto molti nemici con un paio di iniziative. La prima: lo stop alle missioni che ha alzato il velo su un esclusivo club di deputati globe-trotter, capaci di spendere in poco più di un anno 600 mila euro per viaggi di lavoro in mete esotiche come Johannesburg, Dubai, Pechino, Buenos Aires, Rio de Janeiro. La seconda: la decisione di spostare il registro delle presenze sotto le telecamere, dentro l´aula di Sala d´Ercole, in modo da impedire ai deputati di firmare e andare via, o firmare anche per i colleghi, senza perdere il gettone di presenza da 125 euro. Risultato: i parlamentari di entrambi gli schieramenti, costretti a sfilare come scolaretti per certificare la presenza, si sono rivoltati ed è stata silurata in aula una legge - quella sui campi da golf in Sicilia - cara proprio a Micciché. Che, ovviamente, ha letto l´atto come una ritorsione: «Il Parlamento è in mano a una casta». I maligni, da subito, hanno sospettato che questo protagonismo nascondesse l´intenzione di Micciché di candidarsi alle Regionali al posto di Cuffaro. Di certo, il presidente dell´Ars ha dovuto assistere sconsolato a un´escalation di proteste: dall´occupazione, stile Pantera, dei locali della commissione Bilancio da parte dei deputati del Pd alla performance di un deputato siracusano, Giuseppe Gennuso, che si è incatenato all´interno di Sala d´Ercole per «la mancata riapertura del tratto autostradale Cassibile-Rosolini». A quel punto, un Micciché esausto ha trovato la soluzione finale: lo "sfogatoio", un ring fuori dal Palazzo da destinare alle proteste estemporanee dei deputati. Così, aveva annunciato il presidente in una nota ufficiale, i rappresentanti del popolo «potranno sfogarsi liberamente, evitando di portare nocumento al decoro dell´istituzione». Non ha avuto il tempo di realizzare quell´intuizione, Micciché, travolto dalle dimissioni di Cuffaro e dall´ira degli onorevoli di Sicilia, costretti ad abbandonare anzitempo il Parlamento dei record. EMANUELE LAURIA