Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Quadro politico in forte movimento, come dicono quelli che di queste cose ne capiscono davvero. Fitto, nel comitato di presidenza di Forza Italia rinviato a ieri pomeriggio per farlo contento (aveva da stare in aula a Strasburgo mentre il papa parlava), ha messo nell’angolo Berlusconi ribadendo che lui vuole l’azzeramento di tutte le cariche del partito e le primarie per scegliere il candidato leader del centro-destra. A sinistra, Renzi ha creduto prudente, dopo la tempesta dell’altra sera sul Jobs Act, salire al Quirinale con Maria Elena Boschi per cercare conforto in Napolitano e rivedere il cosiddetto cammino delle riforme.
• C’è anche un comunicato della Presidenza.
Sì, dice così: «È stato ampiamente esposto il percorso che il governo considera possibile e condivisibile con un ampio arco di forze politiche per quello che riguarda l’iter parlamentare dei due provvedimenti fondamentali già a uno stato avanzato di esame. Un percorso che tiene conto di preoccupazioni delle diverse forze politiche, soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra legislazione elettorale e riforme costituzionali». Le riforme di cui si parla sono quella del Senato, che deve passare alla Camera, e quella elettorale che deve essere esaminata dai senatori. Per capire il peso di questi due passaggi, a cui ci pare necessario aggiungere l’approvazione al Senato del Jobs Act, si ponga mente a questa frase pronunciata da Renzi ieri sera al Tg1: «Siamo a un passo sulla chiusura: se riusciremo a farla, se il Parlamento lavorerà, arriveremo alla fine della legislatura».
• Il che significa che «se non riusciremo a farla, se il Parlamento non lavorerà, non arriveremo alla fine della legislatura».
Credo anch’io che la lettura giusta sia questa e sono piuttosto convinto che con il presidente della Repubblica il capo del governo non può non aver esaminato l’ipotesi avversa, e cioè che uno dei tre provvedimenti - Senato, Italiacum o Jobs Act - non passi.
• Napolitano ha detto e ridetto che lui le camere non le scioglie.
Ieri in televisione a L’aria che tira
su La7 ho scommesso con Daniela Santanché che invece sarà costretto a scioglierle. Santanché dice che se succede si vestirà da monaca. Del resto Napolitano aveva detto e ridetto che avrebbe rifiutato la rielezione e invece poi, per il bene della Patria o per la sua sete di potere (tesi Travaglio), la rielezione l’ha accettata. Tutta la schermaglia a cui stiamo assistendo adesso ha come primo motore proprio la questione del Quirinale e la consapevolezza da parte di tutti che non esiste una maggioranza per nessun candidato, esistono invece tutta una serie di minoranze capaci di mandare all’aria qualunque intesa. Dunque la battaglia per la presidenza della Repubblica, se davvero Napolitano si dimetterà a Capodanno, si prospetta come un bagno di sangue. Mentre un intoppo sul cammino delle riforme costringerebbe il Presidente, fatto magari qualche tentativo doveroso di trovare una nuova maggioranza, a mandare tutti a casa e a far eleggere il nuovo inquilino del Quirinale al nuovo Parlamento, di sicuro più renziano di quello attuale.
• Il problema è che né Renzi né Berlusconi oggi hanno il pieno controllo dei loro due partiti.
La dissidenza di una trentina di deputati, piena di sfumature, annuncia grosse difficoltà per il Pd al Senato. La Bindi ha detto chiaro e tondo al “Corriere” che o Renzi rifà l’Ulivo o ci vorrà un’altra forza politica a sinistra. È l’annuncio della scissione, frutto anche della sciagurata lettura dei dati dell’astensione di domenica che, secondo la sinistra radicale, andrebbero tutti letti in chiave anti-renziana. Il che è assurdo.
• Berlusconi non sta messo meglio.
Ha inventato quest’altra formula, che lui si mette in regia (qualunque cosa significhi) e manda Salvini a fare gol. Salvini ha ringraziato e, per il momento, declinato. Alfano non ne vuole sentire parlare. Ma Alfano conta davvero qualcosa? Fitto è all’attacco su tutta la linea e sostiene che Berlusconi ha sbagliato qualche volta per difetto (troppo amico di Renzi) qualche volta per eccesso (troppa aggressività contro il governo), ma comunque ha sbagliato sempre. Vuole le primarie a cui, secondo lui, deve sottoporsi anche Berlusconi. Ma Berlusconi che fa le primarie non è più Berlusconi e quindi, se per caso nel centro-destra passasse quest’idea, potremmo considerare definitivamente accantonata la figura dell’ex Cavaliere. A Salvini le primarie piacciono e gli piace anche l’Italicum. Secondo molti, l’eventualità di avere a destra la concorrennza di Salvini per Renzi sarebbe una fortuna. Io non lo so.
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