Libero, 27 novembre 2014
La vita del compositore russo Nicolaj Rimskij-Korsakov: religioso, bigotto, metodico e maniacale. Con la musica si trasformava in un fantasioso autore mentre nella vita era di una noia mortale
C’era una volta un sultano di nome Shahrian che era sicuro della crudeltà e dell’infedeltà delle donne. Così, ogni volta che ne sposava una, subito dopo la prima notte di nozze la faceva uccidere perchè non tradisse. Questa pratica aberrante venne però interrotta da una fanciulla, Sheherazade, che la prima notte di nozze raccontò al sultano una storia, rinviando la conclusione al giorno dopo e che così fece per mille e una notte finchè Shahrian si convinse che la giovane sposa potesse continuare a vivere.
La fiaba, facente parte di una raccolta di novelle in lingua araba apparsa al Cairo intorno al 1400, venne ripresa musicalmente in modo impeccabile dal compositore russo Nicolaj Rimskij-Korsakov che ne fece una suite sinfonica di grande effetto con un successo ancor oggi sempre ripetuto ad ogni esibizione. La prima esecuzione avvenne il 28 ottobre 1888 presso il Teatro Mariinskij diretta dallo stesso autore.
Nel 1914, dopo un tentativo non riuscito a Parigi due anni prima, la Compagnia dei Balletti Russi diretta dal celebre impresario e coreografo Sergej Djagilev, trasformò la suite in un balletto, ottenendo sia a Roma che a Londra il medesimo successo della composizione orchestrale. Certamente tra le opere più famose di Rimskij-Korsakov (le altre sono La grande Pasqua russa e Lo Zar Saltan dove è inserito il celebre brano del Volo del calabrone), la suite era dedicata alla moglie dell’autore, Nadeda Purgold, che proprio in quell’anno aveva avuto Margarita, sestogenita di sette figli. Grande importanza nella vita dell’autore ebbe Nadeda, pianista e compositrice, al punto di paragonare la loro intrigante e passionale storia d’amore a quella, molto più nota alle cronache del tempo, di Robert Schumann e Clara Wieck. L’altra situazione intrigante era proprio nella musica poichè Nicolaj con essa si trasformava in un fantasioso autore mentre nella vita era di una noia mortale.
Profondamente religioso al limite del bigotto, ordinato e metodico in modo maniacale, si alzava alle prime luci dell’alba, componeva per due ore, faceva colazione, si recava in Conservatorio per insegnare, osservava una piccola pausa per un pasto frugale, di nuovo in Conservatorio, piccolo riposo, sbrigava la corrispondenza, cenava rigorosamente in famiglia e si coricava sempre alla stessa ora. La domenica, al posto del tempo dedicato al Conservatorio, al mattino era tutto preso dalle funzioni religiose mentre nel pomeriggio effettuava una gita nei parchi di San Pietroburgo con tutta la famiglia ovvero, in caso di freddo particolarmente intenso, ad una cioccolata calda nella pasticceria «italiana» nel centro della città.
Tutto questo venne narrato dal primogenito Michail in una famosa intervista a Parigi del 1926 e ribadito, sia pure con alcuni distinguo, dalla figlia Nadeda, (stesso nome della madre) a Roma nel 1967. Nato il 18 marzo 1844, Nicolaj si spense il 21 giugno 1908.