Corriere della Sera, 27 novembre 2014
Tutti i segreti di «Tale e quale Show», il programma di Raiuno campione d’ascolti. È il posto dove tutto è possibile, dove ogni cosa non è quella che sembra perché sempre si trasforma, dove uno entra Valerio Scanu ed esce Cher, è in un enorme sotterraneo degli studi Rai
Il posto dove tutto è possibile, dove ogni cosa non è quella che sembra perché sempre si trasforma, dove uno entra Valerio Scanu ed esce Cher, è in un enorme sotterraneo degli studi Rai. I muri sono spogli, il pavimento è in linoleum, ma se apri una porta puoi ritrovarti di fronte a Bob Marley. A quanto succede in quel sotterraneo si deve il successo – clamoroso (anche quest’anno il programma è stato il più visto per dieci venerdì consecutivi, con picchi del 40% di share) – di Tale e quale Show, programma condotto e scrupolosamente supervisionato da Carlo Conti, su Rai1, che finisce domani.
È lui che, sostenuto dagli autori, sceglie chi imiterà chi; è lui che stabilisce se dopo ore di lavoro sull’immagine ma anche sulla postura e voce dei concorrenti, il risultato è quello sperato o se bisogna invece perfezionare quello che ogni settimana cento persone, tra Rai e Endemol, fanno per rendere lo show un appuntamento imprescindibile per così tanti.
«Il nostro contributo è stato valorizzato moltissimo», racconta Rossella Coraggio, responsabile della squadra trucco a cui si deve buona parte della spettacolarità delle trasformazioni. Solo in questa quarta edizione, ci sono stati 159 personaggi imitati che significano 1.716 ore complessive di trucco se si calcola che oltre alla diretta, i personaggi devono ogni settimana fare delle prove più una prova generale, il giovedì. L’aiuto più indispensabile per questo comparto sono le protesi: in dieci puntate ne sono state utilizzate 1.859.
I dodici truccatori (scelti tra tutti quelli della Rai per la specializzazione in «effetti speciali») le maneggiano con la destrezza che dà la consuetudine: «Siamo tutti qui dal lunedì al venerdì e lavoriamo più di dieci ore al giorno. Finché non finisce il programma poi, è vietato ammalarsi», racconta, mentre alle sue spalle sta prendendo forma il viso di Barry White (che, in realtà, è quello di Alessandro Greco).
I momenti di panico sono frequenti: «Capita che si buchino le protesi, che vadano rifatte...». Ma la soddisfazione arriva «quando ci si dimentica di chi si stava truccando e si vede il viso di chi volevamo evocare. Una magia». Il trucco più lungo è stato di quasi nove ore (che vanno moltiplicate per le prove): nel frattempo spesso i personaggi si addormentano. I sei parrucchieri sono invece guidati da Annalisa Coppa, che spiega come «noi cerchiamo di riprodurre fedelmente anche i difetti di chi imitiamo». Perché la trasformazione riesca, tutto deve essere studiato: e così, oltre alle 159 parrucche utilizzate, anche i denti sono il più delle volte ricoperti da protesi (che fa uno studio dentistico esterno) e due oculiste a turno sono fisse per intervenire nel caso le lentine colorate dei concorrenti giocassero qualche scherzo.
«Se manca un ingranaggio non gira l’orologio», spiega Roberta Giarrusso mentre sta diventando Fiorella Mannoia, svelando che il momento più brutto «anche più delle otto ore di trucco, è quando devo struccarmi». Lei, come tutti i concorrenti (ma anche truccatori, costumisti e coach), studiano gli atteggiamenti di chi devono imitare guardando i loro video su YouTube. Ed è così che Valerio Scanu diventa, appunto, Cher: «Quando devo imitare una donna c’è sempre un po’ di imbarazzo... Ma qui sono bravissimi anche perché il rischio di sforare nella macchietta o nella baracconata c’è, invece non è mai successo».
A volte capita anzi che il personaggio imitato chiami l’imitatore per fargli i complimenti: con lui l’ha fatto Al Bano, «mi ha scritto dal Canada». Altro ruolo determinante è quello della sartoria: «La ricerca dei tessuti è maniacale – conferma Donato Citro, responsabile del reparto che comprende nove addetti —. C’è un lavoro enorme per trovare le stoffe degli anni 60, 70, e se non si recuperano nei magazzini Rai, le riproduciamo noi. Quando partiamo da filmati in bianco e nero è più complicato ma ce la si fa: è un super lavoro da cui non stacchi mai, la notte pensi a cosa fare il mattino dopo».
Una costante per tutti quelli che lavorano al programma, dalla produzione alla redazione, che, tra l’altro, devono incastrare gli impegni dei personaggi con la preparazione necessaria ai coach – Emanuela Aureli, Maria Grazia Fontana, Dada Loi, Silvio Pozzoli, Pinuccio Pirazzoli e Fabrizio Mainini – che li aiutano in canto (1.001 ore di lavoro quest’anno), recitazione (286 ore) e ballo (143). Una mole di lavoro imponente, che si esaurisce in un’esibizione di qualche minuto di fronte ai giudici: Loretta Goggi, Christian De Sica e Claudio Lippi. Non è un caso se tutti sono d’accordo nel credere che l’unico altro spettacolo che potrebbe avere lo stesso successo di Tale e quale Show, sarebbe quello sul suo dietro le quinte.