La Stampa, 27 novembre 2014
Le procedure sono le stesse, identici i problemi di organico, l’affaticamento del personale non manca. Eppure ci sono tribunali civili dove l’arretrato che pesa, quello di cause di primo grado che pendono da oltre 3 anni (e sono casi a rischio di risarcimento da parte dello Stato), rappresenta il 4% del totale e altri dove è il 63,5%. In Piemonte i migliori, a Foggia il peggiore
Le procedure sono le stesse, identici i problemi di organico, l’affaticamento del personale non manca. Eppure ci sono tribunali civili dove l’arretrato che pesa, quello di cause di primo grado che pendono da oltre 3 anni (e sono casi a rischio di risarcimento da parte dello Stato), rappresenta il 4% del totale e altri dove è il 63,5%.
Al solito, ci sono due Italie. Anche nel mondo della giustizia. Le migliori performance – registrate dall’ennesimo studio del ministero della Giustizia, che ha cambiato i suoi software e ora sta passando al microscopio la produttività dei tribunali – si registrano a Lanciano, Trieste e Marsala. Le peggiori a Matera, Lamezia Terme e Foggia. Tra i migliori 10 tribunali civili d’Italia ci sono ben 5 sedi piemontesi (Asti, Verbania, Aosta, Torino, Ivrea). È il trionfo di un metodo, quello elaborato dall’ex presidente del tribunale di Torino, Mario Barbuto.
Il suo metodo lo hanno applicato anche a Marsala, dove a presiedere il tribunale c’è da qualche anno un valente magistrato, Gioacchino Natoli, già nel Pool antimafia di Palermo, poi al Consiglio superiore della magistratura. E i risultati sono arrivati: a Marsala, con 25 magistrati in organico, e dove certo non ci sono indici di litigiosità così diversi dai distretti confinanti, si può vantare un arretrato ultratriennale ridimensionato al 4,7% quando Palermo è al 13%, Agrigento è il 13,1%, Trapani è il 15,4%.
Al tribunale di Lanciano, che è al top della classifica, fino al 31 dicembre 2013 è stato presidente Ciro Riviezzo, oggi presidente del tribunale dell’Aquila, ex del Csm anche lui. «La nostra ricetta? Abbiamo lavorato tanto – spiega – e si è creata una buona sinergia tra magistrati, personale amministrativo, e avvocati. Così l’arretrato è regredito. Ci ha aiutato anche una certa stabilità dei magistrati: troppo turn-over, com’è ovvio, non aiuta la produttività».
Non si pensi che l’arretrato dipenda da quant’è la popolazione servita. Il ministero retto da Andrea Orlando, che ha chiesto fortemente di analizzare con metodi moderni l’universo dei tribunali, ha scoperto infatti che mediamente ogni giudice di tribunale civile serve un bacino di 13 mila cittadini. Ebbene, i migliori 10 tribunali per performance spesso servono bacini più vasti della media: si va dai 15 mila di Asti ai 18 mila di Lanciano, addirittura i 22 mila di Lecco o i 28 mila di Ivrea. Viceversa – e quindi la mole di arretrato è ancora più inspiegabile – tra i peggiori 10 il rapporto tra magistrati togati e popolazione servita non è affatto sfavorevole: 7 mila a Patti, 8 mila a Vibo Valentia, 9 mila a Lamezia e Barcellona Pozzo di Gotto, 10 mila a Foggia e Vallo della Lucania.
E se ad Aosta una causa in primo grado si definisce mediamente in 104 giorni – con medie da far arrossire l’Europa del Nord – a Lamezia Terme occorrono 1259 giorni. Non a caso, ogni magistrato aostano conclude 1004 procedimenti all’anno e il suo collega lametino ne definisce la metà.
Se poi si analizzano i grandi tribunali, con il 12,4% di procedimenti pendenti da più di tre anni (la media nazionale è del 22,9%) Milano si piazza al 27° posto, Roma è al 42° con una media di arretrato del 16%, Napoli al 64° con il 21%.
Anche certe corti d’appello (dove mediamente i tempi sono più lunghi, e la media è attestata al 31%) non vanno meglio: arretrato ultratriennale del 44% ad Ancona, del 46% a Reggio Calabria, del 47% a Potenza. Di contro, la corte d’appello di Torino è al 4,7%, Lecce è al 6,6%, Trento è al 5,1%, Trieste al 2,9%.
Un mese contro 15 anni. Può arrivare a tanto il clamoroso divario che separa i tribunali civili di Asti e di Lamezia Terme. Una distanza molto più profonda dei mille chilometri che separano il Piemonte dalla Calabria.
La conferma arriva dalla statistica pubblicata dal ministero della Giustizia, secondo la quale ad Asti soltanto il 5 per cento dei procedimenti non si conclude in primo grado entro i tre anni; a Lamezia, al contrario, si sfiora il 63 per cento.
Così il presidente dell’Ordine degli avvocati di Asti, Giorgio Todeschini può raccontare di un suo cliente che si era rivolto a lui per ottenere un pagamento che non era stato onorato: «È venuto da me. Abbiamo fatto una richiesta di decreto ingiuntivo. È trascorso meno di un mese e il giudice aveva firmato tutto. Ordinanza pronta e debitore messo alle strette. Ha pagato. Ora, se i magistrati fossero stati più lenti non so come sarebbe finita. Forse quei soldi li aspetteremmo ancora e quell’imprenditore, come tanti in questo periodo, potrebbe essere in gravi difficoltà.
A Lamezia, invece, per ottenere un risarcimento la battaglia legale di una cittadina, assistita dall’avvocato Giulia Serrao, va avanti da quindici anni. La causa è stata iscritta nel registro generale nel lontano 1999. Le udienze si rinviano da un anno all’altro. La sentenza appare quasi come un miraggio, «siamo ancora – spiega l’avvocato – nella fase di consulenza tecnica». Non sono casi isolati.
Nel Tribunale piemontese, spiega Todeschini, anche le cause di separazione si chiudono entro un anno: «I tempi sono un po’ più lunghi per la prima udienza, poi è tutto molto veloce. E il processo civile telematico ha permesso di aumentare ancora i ritmi». A Lamezia, invece, capita che le cause si tramandino di padre in figlio.
Come è successo al signor Giuseppe M., che per vent’anni ha atteso la decisione del tribunale sulla proprietà di un fabbricato. Alla fine la sentenza è arrivata, ma nel frattempo lo stabile era stato assegnato a un terzo soggetto per usucapione.
Il presidente degli avvocati astigiani Todeschini non ha dubbi sui meriti: «Giudici molto professionali, preparati. Personale di cancelleria con una disponibilità fuori dal comune. E un po’ di merito, diciamolo, va anche a noi avvocati che non facciamo perdere tempo inutilmente». Bisogna aggiungere che i dati si riferiscono anche ai primi tre mesi di accorpamento del tribunale di Alba a quello di Asti: «Erano state fatte previsioni catastrofiche, invece stando anche a questa statistica, le cose sono andate bene e il raddoppio dell’utenza non ha creato disagi». Dopo l’accorpamento il tribunale di Asti (che ha giurisdizione su 410 mila abitanti, con settecento avvocati) gestisce quasi novemila cause civili e oltre quattromila procedimenti penali all’anno.
E dire che anche Lamezia Terme avrebbe dovuto essere accorpato al vicino tribunale di Catanzaro. Ma l’ipotesi trovò la ferma opposizione dell’intera comunità, per settimane il palazzo di giustizia venne occupato fino a quando il ministero non fece dietrofront.