Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
L’altro giorno l’Istat ha reso noti dati preoccupanti sulla casa, un bene-chiave nella vita delle famiglie: sono aumentati gli affitti, sono aumentati i mutui, il costo dell’appartamento rappresenta la voce di spesa più consistente (anche in termini generali: luce, gas, manutenzione), al punto che le associazioni dei consumatori e il Sunia – il sindacato inquilini – si preparano a chiedere incontri al governo, agevolazioni, eccetera.
• Non c’era quella faccenda di Tremonti che aveva imposto alle banche certe regole per far pagare di meno i mutui?
Sì, ma attenzione: le offerte per lettera dalle banche stanno arrivando nelle case adesso, ma prima di accettare bisogna pensarci bene. In pratica: la banca propone ai titolari di mutuo di rinegoziare il debito, in modo da pagare di meno ogni singola rata, ma per molto più tempo. Tutti i calcoli fatti fino a questo momento dimostrano che la faccenda è un grosso affare per gli istituti. Prima di accettare, pensarci bene: infatti è molto meglio - se ci si riesce - andare in un’altra banca e negoziare condizioni migliori di quelle di partenza. Ma è difficile, perché le banche non amano affatto la possibilità, data loro dalla legge Bersani, di mettersi in concorrenza una con l’altra. Preferiscono fare cartello. E Tremonti, con l’aria di aiutare le famiglie, stavolta gli ha dato una mano. Accettare quindi l’offerta della banca solo se veramente la rata è insostenibile. Altrimenti prendere seriamente in considerazione l’ipotesi di qualche altra rinuncia, perché i tempi non sono destinati a migliorare e ancora una volta Draghi, Bernanke e tutti gli altri hanno confermato che il futuro è oscuro.
• Come sta la situazione di mutui e affitti? Lei all’inizio ha detto che ci sono dei dati.
Sì, li hanno forniti l’Istat e il Sunia. Intanto è confermato che più del 70 per cento delle famiglie vive in una casa di proprietà, caratteristica che fa dell’Italia un paese molto appetitoso per gli istituti di credito di tutto il mondo, dato che è abitato da gente molto patrimonializzata. Il punto problematico – e che i dati di Sunia e di Istat non chiariscono – è che il valore delle case in questo momento tende a scendere. Mentre la finanzia relativa tende a salire: quindi una casa che valeva, mettiamo, trecentomila euro un paio d’anni fa e che probabilmente adesso ne vale 280-290, viene invece affittata a un prezzo superiore del 14 per cento di quello del 2005 (i dati sono del 2007) oppure è ipotecata da un mutuo per il quale si paga adesso una rata cresciuta dell’8%. Per quello che riguarda gli affitti, oltre tutto, l’incremento potrebbe essere anche maggiore, dato che in questo settore c’è parecchio nero, cifre cioè che sfuggono al controllo statistico.
• Non ci sarà anche tanto nero nei ricavi degli italiani? Per cui, i prezzi ufficiali salgono, ma magari la cosa risulta meno drammatica di quello che crediamo?
Penso di no, anche se l’esistenza del nero va tenuta presente. Ci sono infatti i dati sull’indebitamento delle famiglie che dànno chiaramente il senso di una congiuntura difficile. Uno studio della Cgia di Mestre, diffuso la settimana scorsa, fa vedere che dall’introduzione dell’euro a oggi l’indebitamento delle famiglie è praticamente raddoppiato. Al dicembre 2007 ogni nucleo aveva da restituire in media alle banche o alle finanziarie 15.765 euro, una trentina di milioni di lire. Picchi a Roma, Milano e soprattutto a Napoli e al Sud, come del resto nelle cifre che riguardano mutui e affitti. Ragione principale dell’indebitamento: la casa, ancora una volta. Ma se ci pensa, è ovvio: chi ha contratto un mutuo è stato quasi sempre obbligato dalle banche ad accettare un tasso variabile e adesso, con i tassi che vanno su, si trova alla mercé dei mercati. Oltre tutto sta pagando di più per un valore, quello della casa, che tende a scendere. Guardi che c’è un rischio anche per le banche, perché può succedere come in America: uno non paga più e la banca, pignorando la casa, non rientra della sua esposizione.
• So che in America l’indebitamento delle famiglie è stato provocato anche dalle carte di credito.
Sta succedendo anche da noi. I supermercati propongono spesso le cosiddette carte revolving: fai la spesa e restituisci i soldi con le famose “comode rate mensili”. Tenere gli occhi molto bene aperti: le cifre sono modeste – perché ci si paga il pane o il latte –, ma i tassi possono arrivare anche al 16%. In questo modo le famiglie americane si sono trovate impegnate il 110 o, secondo dati che ho visto l’altro giorno, addirittura il 120 per cento del reddito.
• Che si deve fare, allora?
Prima di tutto sacrifici. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport, 24/8/2008]
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