varie, 24 agosto 2008
Tags : Joe Biden
Biden Joe
• (Joseph) Scranton (Stati Uniti) 20 novembre 1942. Politico. Democratico. Vicepresidente degli Stati Uniti (dal 20 gennaio 2009, eletto il 4 novembre 2008 in ticket con Barack Obama). «[...] famiglia cattolica irlandese [...] ha studiato legge ed è stato eletto al Senato quando aveva ancora 29 anni, nel 1972. Il presidente era Nixon e i soldati americani erano ancora in Vietnam. In 35 anni di servizio in Campidoglio ha imparato tutti i riti del potere e della sua gestione, tanto da averne assunto ogni sembianza: ha sempre la spilletta con la bandierina americana appuntata sul blazer blu, il fazzoletto nel taschino e i gemelli ai polsini della camicia bianca, se c’è il sole non rinuncia ai ray-ban a specchio da aviatore. [...] è cattolico ma è favorevole all’aborto [...] ha grande esperienza in politica estera, è il presidente della Commissione esteri del Senato, un conoscitore del Medio Oriente e un ospite fisso dei vertici di Davos. Prima dell’11 settembre del 2001, esattamente il giorno prima, disse che George Bush sbagliava a focalizzarsi sulla difesa missilistica perché altre erano le minacce da cui l’America doveva guardarsi: ”Il pericolo non viene più da un missile intercontinentale ma sta nella pancia di un aereo, di una nave o in uno zainetto”. Nel 2002 però disse che ”l’America non aveva scelta se non quella di eliminare Saddam Hussein”, anche se sostenne che un attacco unilaterale era ”l’opzione peggiore”. Ma anche colui che si potrebbe dire ha sbagliato i due voti sull’Iraq: favorevole al via libera alla guerra ma contrario al ”surge”, l’aumento delle truppe richiesto dal generale Petraeus che ha stabilizzato il Paese. Critico aspro della gestione della guerra da parte dell’Amministrazione Bush, nel 2006 dopo otto viaggi in Iraq è stato il campione del progetto di dividere il Paese in tre parti tra sciiti, sunniti e curdi, sul modello della ex Jugoslavia. [...] è la vita privata di Biden la carta vincente, il suo essere figlio del popolo, il suo saper reagire alle avversità. Il 18 dicembre del 1972, un mese dopo che Joe era diventato senatore, la prima moglie Neilia e la figlia Naomi, che aveva solo 13 mesi, morirono in un incidente. Stavano andando a comprare l’albero di Natale quando un camion con il rimorchio, guidato da un ubriaco, centrò l’auto su cui viaggiavano anche gli altri due bambini, Joseph e Robert, che avevano tre e due anni. Joe restò per settimane accanto ai loro letti in ospedale, uscendo solo per il funerale della moglie e della neonata. ”Mi resi conto che il suicidio può non essere solo un’opzione nella vita, ma un’opzione razionale”. Al Senato partirono le scommesse sulla data delle sue dimissioni. Ma non mollò, cominciò a fare il pendolare con Washington, tre ore di treno tutti i giorni per crescere i figli. Per cinque anni li tirò su da solo, poi incontrò un’insegnante del suo paese, Jill e si risposò. [...] ”Questa storia mi ha insegnato che devi sempre dire alle persone amate che le ami, e non devi lasciare nulla di non detto”. Nell’88 dopo essersi ritirato dalla sua prima campagna elettorale per la presidenza (perché si scoprì che aveva copiato pedestremente un discorso del leader laburista britannico Neil Kinnock) crollo a terra incosciente nella stanza di un albergo a nord di New York: in pochi mesi lo operarono due volte per asportare un aneurisma cerebrale. Suo padre era ricco, giocava a polo e guidava macchine lussuose, ma cadde in disgrazia e fece bancarotta poco prima che Joe nascesse. Andarono a vivere dai suoceri a Scranton (città operaia della Pennsylvania), poi si trasferirono in un quartiere di tute blu. Il padre puliva gli scaldabagni e nel fine settimana vendeva bandierine delle squadre di baseball e souvenir nei mercatini. Lo ha cresciuto con l’orgoglio della classe lavoratrice e con il motto: ”Nessuno è meglio degli altri”. Una sera, quando lavorava in una concessionaria d’auto, il proprietario fece una festa di Natale per i dipendenti e si divertì a lanciare una manciata di dollari d’argento per terra e a guardare dall’alto meccanici e venditori che si azzuffavano per prenderle. Il padre si licenziò quel giorno, sbattendo la porta. [...]» (Mario Calabresi, ”la Repubblica” 24/8/2008). «Il senatore chiacchierone celebre per le sue gaffe, ma anche per l’eloquio martellante [...] era un ragazzino balbuziente che a scuola veniva preso in giro da tutti. Per anni Joe Biden ha combattuto il suo handicap leggendo a voce alta davanti a uno specchio e, quando è guarito, non si è fermato più. Eletto senatore del Delaware nel 1972, [...] rappresenta a Washington il piccolo Stato della costa atlantica. Biden è il classico professionista della politica che dovrebbe far venire le bolle a uno come Barack Obama che sottolinea tutti i giorni la sua distanza dalle logiche politiche imperanti nella capitale. [...] molti infortuni [...] in passato l’hanno perfino costretto a ritirarsi da una gara presidenziale. Accadde [...] quando il senatore dovette ammettere che in alcuni suoi discorsi aveva copiato brani interi di comizi del leader laburista inglese Neil Kinnock. I giornalisti ci misero poco a scoprire che, nella sua irrefrenabile tendenza al plagio, Biden si era appropriato anche di frasi di Robert Kennedy, Hubert Humphrey e del reverendo Jesse Jackson. E che il vizietto era antico: già all’università era stato sorpreso e punito per le sue tesine di giurisprudenza realizzate incollando brani di lavori altrui. Per non parlare di certe sue affermazioni imbarazzanti. [...] espresse il suo sostegno a Obama con una frase che molti neri considerarono offensiva: ”Barack è uno che passerà alla storia: il primo afroamericano che può essere il candidato di tutti, che sa analizzare le cose in profondità, intelligente, pulito e con una bella figura”. [...] Come capo della Commissione esteri del Senato Biden è di casa nelle cancellerie del mondo e, nonostante la fama di uomo sempre sorridente, cordiale e disponibile con tutti, sui temi della sicurezza e del ruolo internazionale degli Usa tiene sempre il punto con durezza. Passare per ”falco” non lo spaventa. [...] Dentro il personaggio che può apparire frivolo, che cerca di essere accattivante coi colleghi o con la stampa, c’è il politico che, avendo conosciuto la povertà (il padre, un concessionario d’auto fallito, racimolava qualche dollaro pulendo caldaie), capisce bene i problemi dei lavoratori e l’uomo d’acciaio sopravvissuto a tragedie come la morte della moglie e dell’unica figlia in un incidente stradale, pochi mesi dopo il suo ingresso in Senato. [...]» (Massimo Gaggi, ”Corriere della Sera” 24/8/2008).