Giuseppe Turani, La Stampa 24/8/2008, 24 agosto 2008
GIUSEPPE TURANI
Questo sarà l´autunno delle cattive notizie. La prima è che non ci sarà la ripresa (e nemmeno la ripresina) sulla quale molti contavano. Anzi, è probabile che le cose vadano peggio di quanto sono andate fino a oggi. E questo per una serie di ragioni molto semplici. Il consumatore americano (che rappresenta il 20 per cento del Pil mondiale contro il 3 per cento del consumatore cinese, come spiega Alessandro Fugnoli) sta per affrontare la sua stagione più dura.
La crisi dei mutui subprime non è affatto finita. E in autunno dovrebbero andare in vendita le case sequestrate dalle banche perché i mutui non sono stati pagati. Questo significa che i prezzi delle case in America scenderanno ancora. E questo, come in un perverso gioco di domino, significa che per moltissimi americani ci saranno problemi perché il valore delle loro casa scenderà ancora. E quindi problemi con le banche, con i finanziamenti e con il livello di vita. Insomma, tutto congiura perché il consumatore americano non abbia tanta voglia di correre a consumare. Più probabile che si chiuda in casa (se riuscirà a salvarla), a guardare la tv, con una birra in una mano e un sacchetto di patatine nell´altra.
All´economia mondiale, cioè, rischia di venire a mancare uno dei suoi protagonisti principali. E il consumatore cinese (che dovrebbe arrivare in soccorso), finita la festa delle Olimpiadi, ha anche lui un po´ l´aria di uno che si ritira a tirare il fiato. Per fortuna sembra che il governo cinese sia pronto a intervenire con un po´ di soldi (30-40 miliardi di dollari) per aiutarlo a essere un po´ più spendaccione e a sostenere quindi l´economia (e altri aiuti sono previsti, sembra, per la Borsa). Ma la cattiva notizia che riguarda il consumatore americano non sarà l´unica dell´autunno in arrivo. E´ sempre più evidente, ad esempio, che assisteremo a una rapida discesa degli utili delle aziende quotate. Finora hanno tenuto, ma nel terzo trimestre dell´anno dovranno cedere. Con l´America che sta combattendo per non finire in recessione e l´Europa che probabilmente c´è già (e la Cina in rallentamento post- olimpico), mantenere gli utili di una volta richiederebbe un intervento diretto degli dei dell´Olimpo (che però forse sono in ferie, da secoli).
Ma se gli utili aziendali vanno giù, anche i listini sono destinati a cedere. E questo significa altre perdite per i consumatori- risparmiatori americani. E un nuovo stimolo a starsene chiusi in casa davanti alla tv. E´ prevedibile, in questa situazione, che cresca la pressione dei governi sulle banche centrali perché diano una mano. E poiché l´inflazione è tendenzialmente in discesa, questa mano arriverà. Ma non prima di Natale perché tanto la Federal Reserve quanto al Banca centrale europea vorranno vedere, prima, dei numeri che certifichino l´effettiva discesa dell´inflazione. Non solo: molto probabilmente sarà una mano piccola, non risolutiva. Le banche centrali, infatti, si vanno convincendo che tassi di interesse troppo bassi non sono fondamentali per il buon andamento dell´economia, mentre hanno il potere di scatenare le bolle (tipo subprime), che poi scoppiano creando grandi guasti. A questo proposito c´è anche chi sostiene che la stagione del denaro a buon mercato forse si è chiusa per sempre. Il precedente capo della Federal Reserve, Greenspan, se ne servì per superare con successo almeno due momenti difficili (esplosione della new economy e attentato alle Twin Towers), ma proprio in questi giorni si vede quanto è alto il prezzo da pagare, con tutta la finanza mondiale nel caos a causa delle troppe (e insensate) speculazioni, in gran parte rese possibili proprio dalla disponibilità di montagne di denaro a costo quasi zero.
L´autunno, insomma, sarà duro e segnerà l´inizio di un periodo di riflessione. L´avvio di una stagione diversa dell´economia mondiale: meno scintillante, più seria, e anche più grigia. Secondo alcuni esperti, comunque, il tempo non mancherà. Si comincia a capire, infatti, che quasi tutte le banche (per un verso o per l´altro) hanno i bilanci inquinati da titoli speculativi (finanza derivata di vario tipo). E sistemare questi bilanci non sarà un lavoro di settimane o di mesi, ma di anni. In questa crisi, come accadde invece in quella del ´29, non vedremo finanzieri e banchieri lanciarsi dai grattacieli di New York e nemmeno le file dei disoccupati per avere un piatto di minestra, ma sarà una faccenda lunga e segnata da un andamento dell´economia a scartamento ridotto. Si scende dalle limousine, insomma, e si prende il tram. E questo per anni. Fino a quando gli istituti di credito avranno messo a posto i loro conti e fino a quando le banche centrali avranno organizzato su basi diverse, e più ragionevoli, la finanza mondiale. Dopo, si potrà ripartire, ma si andrà comunque più piano, attenti a dove si mettono i piedi e con molto entusiasmo in meno. Si ripartirà, ma sarà un mondo meno colorato, con meno champagne e meno fuochi di artificio. Sarà meglio di quello da cui stiamo uscendo.