Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La Telecom ha pubblicato l’altro ieri, su tutti i quotidiani, una pagina di pubblicità contenente un discorso di Gandhi ritrovato di recente e restaurato in modo da risultare comprensibile. La pubblicazione è stata preceduta da uno spot andato in onda sulle reti in cui si sente la voce di Gandhi, smozzicata ma non incomprensibile, che allude come sempre alla pace, alla non violenza e soprattutto alla necessità, per i popoli e per le persone, di parlarsi, di capirsi.
• Come mai ci interessa una faccenda simile? Gandhi mi pare una cosa vecchissima.
Sì? Povero lei. Ne sa qualcosa?
• Beh, non era quello della non violenza? Si faceva picchiare per la cosa che voleva, si faceva sbattere in prigione senza reagire, questo suscitava l’indignazione generale ed erano costretti a liberarlo. Alla fine ottenne quello che doveva ottenere.
E’ un po’ generico, ma può andar bene.
• Ma alla fine che andava cercando?
Voleva ottenere prima di tutto l’indipendenza dell’India dalla dominazione inglese. La non-violenza di cui lei ha sentito parlare non era un esercizio individuale, ma una pratica di massa, dato che Gandhi era un uomo politico. Però i suoi seguaci erano sollecitati a praticare la non violenza non come semplice esercizio tattico-propagandistico ma come risultato di una profonda rivoluzione interiore che sovvertiva i principi della stessa società indiana. In questo Gandhi era un sacerdote o un messia. Tagore lo chiamò “mahatma”, cioè “grande anima”. Avrà sentito che la società indiana è strutturata in caste, che la più meschina di queste caste è quella degli Intoccabili. Ebbene Gandhi, quando da giovane era in Sudafrica e si batteva per i diritti degli indiani immigrati in quel Paese e perseguitati da quel governo, a un certo punto si dedicò alla pulizia delle latrine, con l’intento dichiarato di farsi “intoccabile”. Si tagliò i capelli, smise di bere latte, invitò i suoi amici e seguaci a fare come lui. Solo rendendosi uguale agli “ultimi della terra” si acquisiva infatti il privilegio di battersi per loro. Anche nel discorso che la Telecom ha pubblicato ieri c’è la conferma piena di questo atteggiamento. Gandhi invita i suoi ascoltatori a visitare i più poveri villaggi d’India, a visitare «un’umile casa Bhangi», «se volete vedere il meglio dell’India dovete trovarlo in un’umile casa Bhangi», «dovrete raschiare sotto i mucchi di letame che sono oggi i nostri villaggi [...] nel mezzo dei mucchi di letame troverete un concentrato di saggezza».
• A chi stava parlando?
Era un discorso pronunciato all’impronta a New Delhi il 2 aprile 1947, alla Conferenza delle relazioni interasiatiche. Lo stesso Gandhi avverte all’inizio di aver preparato degli appunti, ma di averli persi. Dunque parlerà semplicemente, così come gli detterà il cuore. molto importante la data: in quel momento si stava procedendo alla determinazione dei confini tra India e Pakistan (gli inglesi se n’erano già andati) e tra i due Paesi era in corso la guerra per la questione del Kashmir. Negli accordi per la spartizione che avevano preceduto il sorgere della questione Kashmir era stato stabilito che l’India pagasse al Pakistan un indennizzo di 550 mila rupie. Una volta scoppiata la guerra, l’India però si rifiutò di pagare. La posizione di Gandhi era questa: bisogna pagare e non si deve fare la guerra. Ma quello che trovo più straordinario è che, nel mezzo di un discorso pronunciato proprio in quel momento e di fronte a tutti i potenti dell’Asia, Gandhi non dedichi alla questione neanche una parola! Il contrasto col Pakistan, l’indennizzo da pagare, erano evidentemente questioni passeggere. I veri problemi erano altri, e cioè: i destini dell’Occidente e dell’Oriente, l’incontro tra i popoli non però nella prospettiva della bomba atomica e delle altre brutture occidentali, ma in quella dei grandi saggi d’Asia (Zoroastro, Budda, Gesù, Maometto) che hanno predicato la pace. «L’Occidente di oggi è disperato per la proliferazione della bomba atomica, perché significa una completa distruzione, non solo dell’Occidente, ma la distruzione del mondo». Dunque, nel discorso Telecom, Gandhi prevede che l’Oriente, con la sua saggezza, conquisterà l’Occidente e che l’Occidente amerà questa conquista.
• Mi pare che le cose siano andate in modo completamente diverso.
Lo so, c’è il fondamentalismo islamico, c’è la bomba iraniana, ci sono gli americani e i russi - imperialisti e guerrafondai -, c’è la prospettiva incombente di un attacco israeliano ai siti atomici di Teheran. Il punto è che la lezione di Gandhi non è stata messa in pratica. Non abbiamo raschiato il letame, non ci siamo fatti intoccabili. Paghiamo le conseguenze di questo atto ripetuto di superbia. [Giorgio Dell’Arti, 17/8/2008]
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