Roberto Giovannini, La Stampa 17/8/2008, 17 agosto 2008
Sull’uscita di Bossi, che nel discorso ferragostano di Ponte di Legno, ha detto che vuol rimettere l’Ici (su cui vedi commento di Deaglio nella scheda successiva) Vincenzo Visco non ha dubbi: «mi pare soltanto la solita dialettica interna all’attuale maggioranza, con la Lega che appena può si differenzia
Sull’uscita di Bossi, che nel discorso ferragostano di Ponte di Legno, ha detto che vuol rimettere l’Ici (su cui vedi commento di Deaglio nella scheda successiva) Vincenzo Visco non ha dubbi: «mi pare soltanto la solita dialettica interna all’attuale maggioranza, con la Lega che appena può si differenzia. Non credo che succederà nulla». L’Ici non tornerà, quindi? «Io dico che dal punto di vista di un sistema di tassazione decentrata, è chiaro che l’imposta sul patrimonio immobiliare è quella più diffusa e più indicata. Se si vuole dare autonomia impositiva, soprattutto ai Comuni, è chiaro che l’Ici andava e va benissimo. Teniamo anche presente che da noi era un prelievo bassissimo: negli Stati Uniti, paese federale per definizione, l’aliquota media è circa dell’1% sul valore di mercato dell’immobile». E negli Usa ci finanziano gli enti locali. «Le municipalità, le contee... e con aliquote alte, appunto. Negli Stati Uniti molte città sono in crisi perché il crollo dei valori immobiliari dovuto alla tempesta finanziaria sui mutui ha fatto crollare anche le entrate». E pare di capire che ”Ici” esistono ovunque... «Essenzialmente una imposizione sugli immobili c’è dappertutto. E poi ovviamente ad altri livelli per finanziare gli enti locali ci sono imposte simili a quelle che abbiamo noi: a livello regionale imposte come l’Irap sono considerate ottimali, se non altro a livello scientifico. Poi ci sono addizionali alle imposte sui redditi o compartecipazioni ai gettiti». Comunque, difficilmente il governo Berlusconi farà marcia indietro, secondo lei. «Mi pare al massimo una indicazione per il futuro, eventualmente. Dal punto di vista del sistema fiscale noi abbiamo troppe imposte sul reddito e poche imposte sul patrimonio. Se si volesse fare un discorso razionale non c’è dubbio che si dovrebbe mettere mano a un riassetto del sistema fiscale; non mi pare proprio che l’attuale maggioranza sia orientata a ragionare in termini economicamente corretti. Loro piuttosto usano questi temi a fini di consenso elettorale a breve termine». E Calderoli, che parla di un tributo unico per i Comuni? «Mah. Sono cose di cui si discute da anni. In tutto il mondo, comunque, c’è un mix di imposizione sui valori degli immobili e sui trasferimenti. Poi, una cosa è la razionalità, un’altra le cose che questi del centrodestra faranno in concreto». E se il centrosinistra dovesse tornare al governo? «Mi pare che per il momento il problema non si ponga. Difficile parlare ora di programmi per il futuro». Lei ha governato: l’Ici funziona sulla carta, ma perché è tanto odiata? «Le tasse sono tutte impopolari; alcune sono più impopolari di altre, e l’Ici è una di queste. Nel governo Prodi non eravamo tutti d’accordo nell’abolirla (parzialmente) per la prima casa, come abbiamo poi deciso di fare. C’è stata una dialettica e ha prevalso questa linea». Resta il fatto che a suo giudizio, se uno vuole finanziare un sistema ”federalista”, all’Ici dovrà inevitabilmente tornare... «Ci si possono inventare tante cose. Si può anche non tornare all’Ici. Ma dal punto di vista logico e razionale è un’imposta che ha una sua funzione precisa, che è legata al territorio. E che funziona». Stampa Articolo