Sandra Riccio, La Stampa 17/8/2008, 17 agosto 2008
SANDRA RICCIO
TORINO
Il calo del prezzo del petrolio e il rialzo del dollaro stanno dando nuovo coraggio ai mercati. Grazie al calo dell’oro nero, che sta trascinando al ribasso anche il prezzo di molte altre materie prime, il fantasma dell’inflazione fa meno paura. Ma i problemi restano ancora tutti sul tappeto. In primo piano sono, infatti, tornate le preoccupazioni per la difficile congiuntura economica.
Se gli investitori sono disposti a concedere qualche chance all’America non altrettanto sono disposti a fare per l’Europa dove l’economia, nel secondo trimestre, è cresciuta dello 0,2% contro un incremento dello 0,7% dei primi tre mesi dell’anno. E’ la prima volta da quando è stata introdotta la moneta unica che nell’area europea viene registrata una contrazione e se questo andamento dovesse ripetersi anche nel terzo trimestre allora si potrebbe parlare ufficialmente di recessione.
E così l’apprensione per la salute di una delle economie principali potrebbe smorzare parte dell’ottimismo generato dalla nuova tendenza di oro nero e dollaro. Il ribasso del petrolio non è però finito. Il rallentamento dell’economia globale potrebbe incidere pesantemente sulla domanda di greggio. Lo hanno sottolineto gli analisti alla luce delle deboli performance economiche di Europa, Usa e Asia. «Con dati così negativi in queste aree trainanti si presume che ci sarà un rischioso declino nella domanda di greggio nel mondo», ha osservato Burt Doom, responsabile delle analisi sul comparto energia della casa americana Dinghmann & Co. Altri ribassi sul prezzo del greggio potrebbero essere provocati dalle misure appena inaugurate dalla Ftc, l’autorità americana di controllo sulla concorrenza, che ha reso noto che avvierà un regolamento per contrastare più efficacemente ogni tipo di manipolazione sull’andamento del prezzo del petrolio. L’ente ha sottolineato che le nuove normative, che entreranno in vigore da qui alla fine dell’anno, intendono colpire «tutti gli strumenti di manipolazione e i meccanismi artificiali» che determinano il prezzo del greggio e prevedono sanzioni stimabili intorno a un milioni di dollari al giorno per i contravventori.
Anche il dollaro potrebbe guadagnare ancora terreno rispetto all’euro che ieri ha toccato i livelli minimi degli ultimi sei mesi, scivolando sotto la soglia di 1,48 sul dollaro. Il biglietto verde è favorito anche dall’ipotesi di stabilità da parte dei tassi Fed mentre le altre banche centrali nei prossimi mesi dovrebbero ridurre gli attuali livelli. Nel frattempo, la comunità degli analisti ha già iniziato a rivedere le proprie previsioni sull’andamento del prezzo dell’euro. Gli esperti di Dresdner Kleinwort, dicono che la moneta unica proseguirà nella direzione appena inaugurata cedendo ancora terreno rispetto al dollaro. Il nuovo target è stato portato da 1,48 a 1,45 sul dollaro. Secondo le stime degli addetti ai lavori, già a partire dalla prossima settimana la pressione sulla moneta unica si farà sentire con più forza.
La valuta Usa intanto si sta rafforzando anche contro la sterlina dopo che la Bank of England, la banca centrale inglese, nei giorni scorsi ha aperto alla possibilità di un taglio dei tassi.
La valuta americana ha beneficiato soprattutto del calo del prezzo del petrolio che a New York ha aperto la settimana con una quotazione pari a 115,20 dollari al barile per arrivare poi ai 113,34 dollari di venerdì, un livello che non si vedeva dallo scorso aprile. Nella settimana di Ferragosto le Borse mondiali hanno cercato di mantenere un’intonazione positiva. L’indice Msci World (calcolato in euro) ha guadagnato l’1,61% nonostante i dati macroeconomici arrivati dai maggiori mercati non siano stati esattamente rassicuranti. I principali titoli europei hanno invece sonnecchiato restando pressoché invariati con l’indice Euro Stoxx50, che raccoglie le 50 società più importanti dell’Europa, che ha perso lo 0,77%.
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