Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Le assenze nel pubblico impiego sono calate a luglio del 37,1 per cento e dunque è lecito, a questo punto, parlare di un “effetto Brunetta”: le dichiarazioni tonanti del ministro contro i fannulloni, seguite da un articolo di legge della Finanziaria estiva molto severo su assenze e visite fiscali, articolo ribadito poi tale e quale da una circolare ministeriale subito amplificata dai titoloni dei quotidiani, dalle proteste di questi e dagli entusiasmi di quelli, dalle polemiche sulla strada giusta (e cioè se sia questa o no), da un improvviso dibattere su che cosa debba in realtà fare e su che cosa realmente faccia (e perché) l’immensa macchina dello Stato, ebbene tutto questo, alla fine, ha fatto sì che, per lo meno nel mese di luglio del’anno 2008, gli statali risultino meno malati dell’anno precedente e vengano quindi a lavorare più spesso.
• Buon per loro. Perciò il ministro aveva ragione.
La cosa mi piace, ma vorrei avere più notizie sulla rilevazione. Il ministero della Funzione pubblica, quello di Brunetta, ci ha dato su questo punto informazioni generiche. I dati vengono da 70 amministrazioni non omogenee tra loro, ci sono molti enti locali (cioè comuni, province e regioni), enti previdenziali e di ricerca, qualche ministero. Niente ospedali, scuole e università. In questo universo le giornate di lavoro in più sarebbero – luglio 2008 su luglio 2007 – 25 mila. Il dubbio che ho riguarda il criterio con cui è stato scelto il campione e il grado di conoscenza dell’indagine che avevano gli impiegati. Perché se io so che la prossima settimana sarò messo sotto osservazione, per questo solo fatto mi acconcerò – una tantum – ad un comportamento virtuoso. I dati saranno ottimi, ma l’esperimento risulterà tipicamente falsato. Brunetta dice però di star tranquilli e che monitorerà gli statali tutti i mesi, facendoci conoscere le statistiche.
• C’erano stati dati ottimi già a maggio e a giugno.
Sì, anche lì però la fonte era il ministero. Lei ricorderà che Brunetta prese a tuonare contro i fannulloni all’indomani del giuramento. Fece poi parecchie altre interviste e rilasciò dichiarazioni sempre piuttosto violente contro gli assenteisti. I sindacati, stranamente, piuttosto zitti. Il ministero ci fece poi sapere che a maggio l’assenteismo era calato dell’11 per cento.
• Potevano le dichiarazioni del ministro, da sole, ottenere questo effetto?
Io penso di sì. In fondo quegli statali che hanno sempre fatto il loro comodo fidavano nella totale distrazione dei superiori. Un’attenzione improvvisa del ministro poteva ben indurre i più prudenti a comportamenti diversi. E considero credibile a questo proposito anche il dato di giugno, che dava l’assenteismo nel pubblico impiego in calo del 20%. Tra maggio e giugno significava un recupero di 13.700 giornate di lavoro.
• Se a luglio il recupero è veramente del 37,1 significa che il fenomeno è in crescita: la gente che si assenta è sempre di meno.
Beh, il 25 giugno è successo un fatto concreto, è stato varato il decreto legge di Tremonti col famoso articolo 71 che prevede il taglio dello stipendio, la visita fiscale anche per un giorno di assenza, il certificato obbligatorio dopo tre giorni. logico che, passando dalle dichiarazioni alle regole scritte, si siano ottenuti risultati più importanti. Il pericolo adesso è che pian piano tutto rientri. Brunetta non può strillare tutti i giorni e poi, per esempio, gli uffici manderanno davvero implacabilmente il medico fiscale a casa? E le trattenute in busta paga si faranno sul serio o il sindacato, un po’ per volta, otterrà degli aggiustamenti, dei piccoli spostamenti, delle microeccezioni capaci di far evaporare tutto? Lei si ricorda la storia dei 110 all’ora di tanti anni fa? Un ministro dei Trasporti, che si chiamava Ferri, stabilì che in macchina non si potevano superare mai, in nessuna circostanza, i 110. Promise controlli severissimi. Si vide allora che per una settimana, effettivamente, quegli incorreggibili degli italiani andavano a 110 anche sui rettilinei dell’Autostrada del Sole. Ma, passati sette giorni, ci si accorse che, se si andava a 120, 130 o 150 non succedeva niente perché lo Stato non aveva la forza o la voglia di controllare tutto e tutti. Gli automobilisti ricominciarono dunque a correre come prima.
• Può succedere questo anche con l’assenteismo?
Potrebbe succedere. Chi lo sa? L’Italia non è sempre l’Italia? Oltre tutto le visite fiscali costano: gli uffici avranno i denari per comandarle? Perché queste regole funzionano solo se sono implacabili, cioè solo se c’è, in presenza del fallo, la certezza della sanzione. Speriamo. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 8/8/2008]
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