Francesco Giavazzi, Corriere della Sera 8/8/2008, 8 agosto 2008
In Veneto vi sono sette conservatori, una densità sconosciuta persino nella ricca Germania, paese con ben altra tradizione musicale
In Veneto vi sono sette conservatori, una densità sconosciuta persino nella ricca Germania, paese con ben altra tradizione musicale. I tagli alle spese dello Stato decisi nei giorni scorsi significano che verrà eliminato il corso di tromba a Castelfranco, quello di percussioni a Vicenza, e così via, ma ciascun conservatorio continuerà a funzionare. Risultato: musicisti più scadenti e qualche risparmio. Forse perché quei professori di tromba e percussioni non potranno essere licenziati. Perché, invece, non chiudere cinque conservatori e concentrare risorse e studenti nelle due sedi migliori? Le scuole chiuse potrebbero essere vendute, con un’entrata, questa sì certa per lo Stato. Le Forze Armate svolgono compiti essenziali, ma godono anche di alcuni privilegi. L’arsenale di Venezia ha perduto la propria funzione strategica quando si è dissolta la ex Yugoslavia. E tuttavia continua ad ospitare un ammiraglio, un paio di motovedette e qualche decina di marinai. I tagli non impongono che l’arsenale venga chiuso: riducono solo il denaro a disposizione dell’ammiraglio. Ma egli prenderà esempio dalla Sanità su come si possono aggirare i limiti alla spesa: le sue motovedette continueranno a navigare e si riforniranno di nafta a debito. (D’altronde che altro potrebbe fare: finché il suo presidio non viene dismesso egli ha la responsabilità di farlo funzionare). Tagli indiscriminati alla Difesa colpiranno anche le nostre missioni all’estero: perché trattare i marinai in Libano come quelli all’arsenale? Abbiamo cento università, ciascuna con i suoi corsi triennali, biennali e di dottorato. A Roma ad esempio vi sono quattro corsi di dottorato in economia. I tagli significano che anziché avere sei studenti ciascuno ne avranno solo tre. Il risparmio c’è: dodici borse di studio in meno, ma non è certo questo il modo efficiente per organizzare dei corsi di dottorato. Sono solo esempi di cattiva organizzazione, ma ve ne sono di ben più scandalosi e vergognosi. Giulio Tremonti pensa che i suoi tagli imporranno la razionalizzazione della spesa. Può essere. In effetti se non si comincia le spese non scenderanno mai. Ma così come sono stati attuati, i tagli verranno applicati pro-quota e colpiranno in egual misura un po’ tutti: sia le attività che sono puri sprechi e dovrebbero essere chiuse, non ridotte, sia quelle che invece dovrebbero essere potenziate. Il ministro dell’Economia non è responsabile solo per quanto si spende ma anche per come si spende. Sta a lui il compito, ingrato, di obbligare i ministri ad operare scelte incisive che assicurino l’efficacia dei tagli. Perché tagliare senza riorganizzare, spesso equivale a non tagliare. Si poteva, ad esempio, accompagnare al decreto sui tagli un provvedimento che impone l’applicazione delle misure identificate dalla Commissione Muraro. Nominata dal precedente governo (che non la utilizzò) la commissione ha individuato, ministero per ministero, come riorganizzare le attività per ridurre la spesa, ma quelle indicazioni molti ministri neppure le conoscono. L’immagine che da qualche giorno Tremonti usa, la «gabbia di Faraday» che protegge il bilancio dello Stato, è suggestiva, ma non basta una bella immagine per riorganizzare la spesa. Quattro anni fa anche il ministro Domenico Siniscalco si affidò ad una bella immagine, la «regola di Gordon Brown»: il risultato fu che l’anno successivo la spesa crebbe due punti più dell’inflazione.