Roberto Di Piazza, Corriere della Sera 8/8/2008, 8 agosto 2008
MILANO
L’indagine è partita quando è venuto fuori che una postina in malattia si era data al mezzofondo. Caduta dal motorino a maggio è rimasta a casa fino a marzo dell’anno successivo. Nel frattempo, però, ha disputato due corse podistiche: «Me lo aveva consigliato il medico», si è giustificata Cristina P., giovane portalettere di Villesse, in provincia di Trieste. Ma ormai il pm Federico Frezza si era messo in moto. Si è fatto inviare dall’Inail l’elenco di tutti i «grandi assenteisti della provincia», lavoratori che marcavano visita da almeno sei mesi. Ed ha prescritto per ciascuno dei 120 presunti fannulloni controlli medici specialistici ben più approfonditi delle normali visite fiscali.
Le indagini sono in corso e Frezza è abbottonatissimo su persone e circostanze. Per il momento è trapelato sulle pagine del Piccolo solo il nome di battesimo, Bruno, di un dipendente amministrativo della sanità in malattia da 11 anni. Le sue «disgrazie» sono cominciate con una brutta frattura alla gamba nel 1997. Dopo la riabilitazione è cominciata l’artrosi al ginocchio, e Bruno la scrivania non l’ha più vista. Altri casi sono storie apparentemente ordinarie di infortuni e malattie più o meno incurabili. E tra tanti malati immaginari, ce ne sarà di certo anche qualcuno che dice la verità. Sta di fatto che proprio mentre il magistrato indagava sui lavativi più ostinati e il ministro Brunetta tuonava contro gli statali fannulloni, negli uffici pubblici di Trieste a luglio le assenze sono calate di oltre il 50 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: da 2.490 a 1.221. Un primato tra gli enti monitorati dal ministero. «La gente torna a lavorare non perché teme punizioni esemplari, ma perché si è davvero convinta che bisogna rimboccarsi le maniche», spiega ottimisticamente il sindaco Roberto Dipiazza. Eppure con gli assenteisti lui non ha mai usato i guanti di velluto: «In sette anni ho tagliato dalla pianta organica 250 impiegati, e i dirigenti sono passati da 63 a 39. Sono un imprenditore, sono abituato a ridurre i costi, e infatti il nostro è uno dei bilanci municipali più virtuosi. Quando però proviamo a far rispettare la legge, sbattiamo sempre contro giudici che sistematicamente danno ragione ai lavoratori». I sindacati naturalmente non ci stanno: «Innanzitutto – spiega Luca Tracanelli, funzione pubblica Uil – i dati sull’assenteismo in provincia di Trieste andrebbero analizzati meglio. Siamo sicuri che tutti gli uffici forniscono cifre esatte? Ma poi perché tanto clamore, le leggi ci sono. Se ci sono lavoratori disonesti, che siano puniti. Non è possibile però criminalizzare l’intera categoria».
❜❜ Roberto Dipiazza