Vari, Corriere della Sera 8/8/2008, 8 agosto 2008
TORINO
Andava al lavoro, poco dopo le 8 del mattino, guidando la sua Vespa. morto così, travolto dall’utilitaria guidata da un pensionato che non lo aveva visto arrivare, Andrea Pininfarina, 51 anni, uno dei più noti imprenditori italiani, impegnato in queste settimane nelle alleanze e negli incontri che in settembre lo avrebbero portato a rilanciare la storica azienda di design automobilistico. E ora, tra le righe dei molti messaggi di cordoglio, si legge la preoccupazione per il futuro di un’impresa che riponeva nel presidente le sue speranze anche per l’amicizia personale che lo legava a partner come Bollorè e Tata.
Pininfarina arrivava dalla sua casa sulla collina di Revigliasco ed era diretto allo stabilimento di Cambiano. All’improvviso, mentre attraversava Trofarello, un Comune alla periferia sud di Torino, la Ford Fiesta guidata da Giuliano Salmi, che proveniva da una piccola via laterale, si è affacciata sulla statale. I due conducenti hanno frenato bruscamente, ma l’impatto era ormai inevitabile. Andrea Pininfarina ha sbattuto violentemente prima contro il suo stesso scooter, poi sull’asfalto. Vigili e carabinieri stanno ancora ricostruendo ciò che è avvenuto negli istanti successivi: qualcuno dice che l’auto avrebbe urtato la vittima anche quando era già a terra, nel tentativo di spostarsi. Ma quasi certamente a uccidere Pininfarina è stato il trauma violentissimo subito dalle vertebre cervicali: «Ho sentito il rumore dei freni e mi sono precipitato – racconta Antonio Paciullo, che ha la sua carrozzeria a pochi metri dall’incidente ”. Ho cercato di soccorrerlo, gli abbiamo tolto il casco e visto che respirava ancora. Ma poco dopo i medici hanno provato a rianimarlo e non c’era nulla da fare». Salmi prova a sua volta a ricostruire l’accaduto: «Andavo piano, ma c’era un camion parcheggiato sulla statale che mi impediva di vedere bene… All’improvviso ho visto quella moto, non ho potuto fare nulla. una tragedia, non è stata colpa mia, se dovesse venir fuori che ho la responsabilità della sua morte preferirei andarmene anch’io… ». L’uomo è stato indagato per omicidio colposo dalla Procura di Torino. Poco dopo mezzogiorno, il cadavere di Andrea Pininfarina è stato portato al cimitero di Chieri, da dove, dopo l’autopsia, verrà spostato nella sede dell’azienda per la camera ardente. Lì lo ha raggiunto la moglie, Cristina Pellion di Persano, erede di una delle più antiche famiglie piemontesi.
Insieme ai tre figli, Benedetta, Sergio e Luca, i Pininfarina non frequentavano o quasi la vita pubblica cittadina, se non nelle occasioni ufficiali, e preferivano trascorrere il tempo in montagna, sulle piste di Sansicario, o al golf club della Mandria. Poco dopo, è arrivata anche la sorella Lorenza, mentre i genitori e il fratello Paolo, come i figli, sono stati raggiunti dalla notizia mentre erano lontani da casa. I funerali dovrebbero essere celebrati la prossima settimana.
La famiglia
Cinquantuno anni, lascia una moglie e tre figli
I timori per il futuro
Era una figura chiave per il rilancio dell’azienda Tragedia
La Vespa di Andrea Pininfarina e l’auto (quella di colore rosso) che l’ha investito: l’imprenditore è morto quasi subito dopo lo schianto
Vera Schiavazzi
MILANO – Sconcerto e sorpresa. Ma come? Una società quotata perde tragicamente il proprio numero uno e la Borsa festeggia? Certo, la prima reazione di Piazza Affari alla scomparsa di Andrea Pininfarina è stata a dir poco sorprendente. Alla notizia del lutto, infatti, arrivata nelle sale operative poco dopo la fase di apertura (il primo lancio Ansa è delle 10,34), il titolo dell’azienda torinese ha improvvisamente iniziato a correre. Tra le 11 e le 11,15 aveva già guadagnato più del 10%, tanto da indurre le autorità borsistiche a sospenderlo per «eccesso di rialzo». Per chiudere poi con un progresso del 20,59%, migliore performance della giornata dell’intero listino. Un balzo che, fuori dall’ambiente, è apparso quanto meno incomprensibile.
Anche fra gli addetti ai lavori, però, c’è chi ha avuto le stesse perplessità. «Il mio primo pensiero è stato che il mondo della finanza è davvero cinico », spiega Ettore Fumagalli, che negli anni ’80 è stato presidente della Borsa italiana prima della sua privatizzazione. Ma al di là della comprensibile emozione per la tragedia, resta la spiegazione razionale. Il mercato non ha cuore. E di ogni evento guarda soltanto i risvolti economici. In questo caso la morte di Andrea Pininfarina disegna nuove prospettive per l’azienda. Potrebbe infatti aprire la strada a un diverso assetto azionario, trasformando una società storicamente famigliare in una public company.
«Il valore della Pininfarina – aggiunge Fumagalli – è legato essenzialmente alla forza internazionale del suo marchio. Ricordo di aver collaborato a suo tempo all’iter della quotazione e già allora il brand rappresentava uno dei punti di forza del gruppo torinese». Più o meno per le stesse ragioni (l’ipotesi di cambiamenti nell’azionariato) la Fiat salì (ma solo del 2,26%) nel giorno della morte di Umberto Agnelli.
Martedì prossimo, intanto, è in programma il consiglio di amministrazione per approvare i risultati semestrali. Un appuntamento che, nonostante il lutto, non potrà essere rinviato. Ma, soprattutto, nell’immediato futuro della società c’è l’operazione, già decisa, finalizzata al suo rilancio. Si tratta di un aumento di capitale di circa 100 milioni di euro che dovrebbe realizzarsi entro l’anno. Accanto alla famiglia Pininfarina, che attualmente detiene il controllo con il 54,9% delle azioni, dovrebbero arrivare con l’occasione altri soci importanti: l’imprenditore Alberto Bombassei, poi Piero Ferrari, figlio del fondatore della casa di Maranello; il gruppo indiano Tata, azionista della Fiat e, infine, il finanziere francese Vincent Bolloré, partner della Pininfarina in una joint-venture dedicata alla produzione di un’auto elettrica entro il 2010.
Giacomo Ferrari