Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Quando Renzi fa capire di non essere contento del governo Letta si riferisce soprattutto all’enorme pasticcio combinato con Imu, Mini-Imu e Tares, pasticcio che i cittadini scontano questa settimana con code interminabili che sono finite pure sui telegiornali della sera. A parte Ravenna, che ha rinviato tutto al prossimo 16 giugno, gli altri Comuni (2.400) affamati di soldi pretendono che i pagamenti siano onorati entro il 24 gennaio, venerdì prossimo. Chi ha una mini-Imu inferiore ai 4 euro e 80 è esentato, ma dovrà fare la fila lo stesso per la Tares, a meno che non sia in grado di risolvere tutto on line. Chiedere i moduli appositi alla posta o alla banca (si tratta di F24 semplificati, qualunque cosa significhi F24).
• Mi ridica che cos’è la mini-Imu perché sto impazzendo anch’io.
Il governo aveva fissato un certo livello di Imu. I comuni avevano la facoltà di aumentare questo livello e in 2.400 l’hanno aumentato. Poi il governo ha cancellato l’Imu. Ma l’aumento deciso dai furbi comuni è rimasto. Governo e comuni allora si sono messi d’accordo: il 60 per cento di questo aumento sarebbe stato a carico dello Stato, il 40 per cento a carico dei cittadini. Quindi stiamo pagando il 40% di una maggiorazione decisa dalla nostra città su una tassa che poi è stata abolita, e i sindaci sapevano benissimo che sarebbe stata abolita, dunque di questo caos hanno una responsabilità precisa. La faccenda è già abbastanza assurda così, ma possono verificarsi complicazioni ulteriori che la rendono irreale. Ecco un caso raccontato da “Repubblica”: a un povero cittadino romano, il comune ha rivalutato la rendita catastale nel corso del 2013. La notifica della variazione è arrivata il 18 novembre. Il disgraziato deve dunque fare un calcolo che tiene conto di una mini Imu di un certo valore fino al 18 novembre e di un Imu di valore superiore nel periodo tra il 18 novembre e il 31 dicembre. L’equazione, tenendo conto che l’aliquota a Roma è del cinque per mille, è la seguente: (750+160*5%)/1000*1/100*40/365*321. Vengono fuori una cinquantina di euro, più o meno la somma che si spenderebbe per inseguire Saccomanni a bordo di un taxi.
• E la Tares?
La Tares sarebbe la tassa sui rifiuti. Questa tassa prima si chiamava Tari, ed era più bassa. Quindi i comuni e lo Stato si sono sobbarcati il compito di avvisare i cittadini che l’avevano già pagata intorno al conguaglio. Il risultato è stato che a casa nostra di conguagli ne sono arrivati spesso due, perché lo Stato non si fida dei calcoli del Comune e il Comune non si fida dei calcoli dello Stato. Infatti quasi mai i due conguagli coincidono. Qual è allora la cifra giusta? C’è stato l’assalto ai Caf, quei centri sindacali che dovrebbero sciogliere arcani di questo tipo. C’è anche il problema che i bollettini sono arrivati pure a quelli che non dovevano pagare e che quindi si sono presentati negli uffici per capire che cosa dovevano fare. Alcuni hanno pagato anche se sapevano che non gli toccava, perché buttare una mezza giornata di lavoro era più costoso del neo-conguaglio che gli era capitato in casa. Io le racconto tutto questo, alla fine di una ricostruzione che ha fatto impazzire anche me, ma ci tengo a farle sapere che ho cominciato a fare il giornalista sognando di girare il mondo.
• Questo casino è uno degli effetti del federalismo?
Il federalismo sarebbe un’ottima cosa se gli enti locali e lo Stato non si sovrapponessero uno all’altro, e non si combattessero in un conflitto di competenze infinito, come in questo e in circa un altro milione di casi. Nell’accordo tra Renzi e Berlusconi di sabato scorso la parte più importante non è forse quella che riguarda la legge elettorale, ma quella che riguarda proprio la revisione del titolo V, che dovrebbe ridefinire i poteri di Regioni, Comuni e degli altri enti locali.
• Chi deve pagare la Tares?
Gli abitanti di ottocento comuni, e tra questi ci sono Roma, Messina e Verona. Per la parte servizi il costo è di trenta centesimi a metro quadro, ma è un calcolo che non devono fare i cittadini (e come potrebbero?). A casa dovrebbe essere arrivato il bollettino o l’F24 prestampato con la cifra giusta.
• Che succede se il bollettino o l’F24 non sono arrivati?
Correre allo sportello dell’ente che gestisce i rifiuti e farselo dare. Se non si rispetta la scadenza del 24 scattano sanzioni e interessi, con ulteriori complicazioni inimmaginabili: alle varie moltiplicazioni, bisognerà aggiungere quella dei giorni di ritardo. L’ideale è pagare on line, tramite Mav o F24, sempre che la rete non crolli. In caso di F24 non è necessario inserire il “numero identificativo operazione”.
(leggi)