G. Tr., Il Sole 24 Ore 20/1/2014, 20 gennaio 2014
DALLE ROSE AL NANOTECH: TUTTI I BUCHI NEI BILANCI DELLE AZIENDE REGIONALI
Se vi serve del sale, chiedete alla Regione Sicilia, per lo zucchero bisogna rivolgersi al Molise, mentre chi cerca un mazzo di rose può bussare alle porte della Regione Umbria.
Prima ancora dei numeri, sono le tante attività che vedono impegnate le società delle Regioni a segnalare i problemi di un ente che avrebbe dovuto legiferare e controllare, e invece arriva a trasformarsi in un centro commerciale, oltre a gestire aeroporti, consorzi agricoli, teatri.
Siamo certi che sia la Regione Veneto il soggetto migliore per «coordinare le attività del distretto hi-tech per le nanotecnologie applicate ai materiali»? Oppure che la creazione di «figure professionali come web designer, editor, sviluppatori di linguaggi» vada affidata alla Regione Abruzzo?
I numeri dei bilanci dicono di no. Quasi il 40% delle società controllate dalle Regioni, cioè quelle di cui le amministrazioni possiedono quote variabili dal 50 al 100%, chiude i bilanci in rosso e le loro perdite superano gli utili accumulati dalle aziende che funzionano. Lo stesso accade nei grandi Comuni (si veda la pagina a fianco), dove però le attività sono più "tradizionali" e legate alle funzioni istituzionali, dall’acqua ai rifiuti passando per il trasporto pubblico.
Fra le Regioni a schiacciare i risultati complessivi sono le amministrazioni meridionali, che accumulano il 70% delle perdite totali e portano in territorio negativo il bilancio totale.
Regina delle perdite è la Sardegna, travolta dalla crisi dell’economia del territorio. La Carbosulcis, acquisita nel 1996 per evitare la chiusura delle miniere e avviare una "transizione" mai finita, scava perdite sempre più pesanti, che nel 2012 hanno superato i 42 milioni e hanno raggiunto i 105 milioni nel triennio. Ora la prospettiva, decisa a dicembre, è quella di una chiusura e una riconversione che dovrebbe completarsi nel 2027, fra 13 anni, in un lungo crepuscolo accompagnato da cattiva gestione come quella che a novembre ha portato alla contestazione di 17 milioni di euro di danno erariale per la miniera Nuraxi Figus.
Se il carbone appartiene al passato, nemmeno l’economia del futuro sembra brillare quando è declinata in chiave regionale, come mostrano gli oltre 2 milioni di perdita dell’aeroporto di Alghero o i problemi della Saremar (linee marittime).
Come nei Comuni, anche nelle Regioni i trasporti assestano colpi duri ai bilanci. In Abruzzo i pullman regionali dell’Arpa hanno perso 10 milioni in tre anni, nel Lazio la Cotral viaggia a ritmi da 25-27 milioni di perdita all’anno, mentre il risultato complessivo 2012 delle società controllate dalla Regione Campania è in pareggio solo perché non tiene conto del disastro Eav, l’Ente autonomo Volturno che gestisce la Circumvesuviana e altre linee ferroviarie e ha visto fallire nel novembre 2012 il ramo del trasporto su gomma, mentre per salvare il resto è servito un intervento del Governo. L’ultimo bilancio "ordinario" disponibile dell’Eav risale al 2010 (82,5 milioni di perdita), dopo di che è successo di tutto, compreso il fallimento del ramo su gomma (novembre 2012) e il piano di rientro assistito dal Governo per le ferrovie che tramite tagli, messa a reddito di immobili e anticipazioni dovrebbe riportare i conti in ordine nel 2015.
Anche lontano dalle attività "tradizionali", comunque, i conti non faticano a colorarsi di rosso. Un esempio fra i tanti? Il Molise, che non si accontenta dello zuccherificio (12 milioni di perdita nel 2011) e soffre anche con il centro agroalimentare, in rosso per 14,5 milioni nel 2012 dopo gli 8,2 persi nel 2011.
G. Tr.