Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
I potenti riuniti a San Pietroburgo per il G20 non hanno concluso niente sul capitolo Siria, tanto è vero che nel comunicato finale non se ne accenna in alcun modo, neanche sotto la forma di una condanna, magari generica, all’uso delle armi chimiche.
• Non ho capito se l’attacco americano a questo punto è più probabile o meno probabile.
Il presidente non farà nulla fino alla metà della settimana prossima, quando ci sarà il voto del Congresso del quale, per la regola americana, potrebbe però anche fare a meno, ma al quale - a quanto si capisce - si atterrà: dunque se il Parlamento voterà no, gli Stati Uniti non spareranno un colpo. C’è però la possibilità che, per evitare la bocciatura del Parlamento, si elabori una via mediana. Due senatori democratici, Joe Manchin e Heidi Heitkamp, hanno preparato una bozza di risoluzione in cui si dànno ad Assad 45 giorni di tempo per sottoscrivere un documento di messa al bando delle armi chimiche. In caso di rifiuto, scatterebbe il raid. Il quale, secondo l’emittente Abc, consisterebbe in una serie di incursioni di B2 e B52 carichi di missili e in volo direttamente dalle basi Usa. Obama, in conferenza stampa, ha parlato di questa azione, definendola «limitata e convenzionale, ma significativa e volta di ridurre la capacità di Assad nell’uso delle armi chimiche. Un intervento deterrente». Tra quanto ci sarà? «Un giorno, una settimana, un mese». Ma è veramente Assad il responsabile di quel massacro chimico? «Ieri sera la maggioranza della sala concordava con la conclusione che il governo di Assad è stato responsabile dell’uso di quelle armi chimiche. Putin non è d’accordo, ma facendo un sondaggio sono sicuro che la maggioranza dice che e’ molto probabile che sia stato il regime di Assad». Nel governo siete tutti d’accordo sull’intervento in Siria? «Ho parlato con i ministri e tutti sono d’accordo sul fatto che ci deve essere una reazione. Se non si risponderà alla Siria, gli stati canaglia penseranno di poter usare armi chimiche senza conseguenze».
• Che ne pensa Putin? Pare che siamo tornati ai tempi della guerra fredda, quando Usa e Urss tenevano in mano le sorti del mondo.
Barack e Putin si sono incontrati per una ventina di minuti. «Incontro amichevole, ma ciascuno è rimasto sulle sue posizioni» ha detto poi il presidente russo. Mosca sta mandando quattro navi da guerra in Siria. Una è la "Nikolai Filchenkov", da sbarco. A domanda precisa - «Aiuterete la Siria?» - Putin ha risposto senza esitare: «Sì». Che cosa significa questo sì, è tutto da capire. La flotta russa sparerà sulla flotta americana in difesa dei depositi di armi di Assad? Il Mediterraneo orientale è diventato un braccio di mare piuttosto affollato, far deflagrare un conflitto planetario è meno complicato di quello che sembra. Putin ha negato che i potenti del G20 siano equamente divisi tra favorevoli e contrari all’intervento. «Prevale il no», ha detto. E ha aggiunto: «Siamo rimasti a parlare di Siria fino all’una di notte». Russi e americani continueranno a discutere attraverso i loro ministri degli Esteri. Un accordo sembra lontano. Putin ha sostenuto le sue posizioni anche con la lettera che gli è arrivata da papa Francesco, da lui giudicata molto importante.
• Oggi è la giornata del digiuno.
Sì, in San Pietro si prepara una manifestazione imponente alla quale aderiscono, digiunando, anche molti musulmani. Come dimostra tutto quello che papa Francesco ha fatto nei primi mesi del suo pontificato, la Chiesa dà un’importanza enorme all’opinione pubblica. Il digiuno universale, invocato per oggi, è appunto un modo per mobilitare l’opinione pubblica. Il nuovo segretario di Stato, Pietro Parolin, ieri ha detto che in Medio Oriente è in gioco l’equilibro del mondo. «O andremo verso un mondo nel quale sapremo integrare le nostre differenze e farne occasione di crescita, o andremo verso la guerra totale». Non c’è dubbio che il raid americano, voluto soprattutto da Kerry, è un elemento che complica lo scenario. Kerry oggi sarà a Vilnius, per una riunione informale dei ministri degli Esteri del G20.
• È contraria all’intervento anche l’Onu.
Sì. Il segretario generale, Ban Ki-moon, ieri ha detto che «un’azione militare avventata in Siria potrebbe causare serie e tragiche conseguenze e portare a a ulteriori violenze settarie».
• Ultime sulla posizione dell’Italia?
È ribadito che senza una via libera dell’Onu e senza un sì del Parlamento, il governo italiano non metterà a disposizione neanche le sue basi. Letta ha manifestato «profonda delusione» per le divisioni sulla Siria. È stato firmato un documento comune con lo spagnolo Rajoy, ribadito il legame con gli Stati Uniti, sottolineato che, ferma essendo la condanna italiana sull’uso delle armi chimiche, la differenza con gli Usa riguarda solo i mezzi da usare.
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