Franco Vergnano, Il Sole 24 Ore 7/9/2013, 7 settembre 2013
«COSÌ HO FATTO RISPARMIARE A OBAMA 10 MILIARDI DI DOLLARI IN TRE ANNI»
Si scrive "spending review" e si legge caccia agli sprechi. Il termine è diventato di moda anche perché negli altri Paesi le riduzioni della spesa vengono fatte, non solo annunciate per poi rimanere grida manzoniane. La controprova? Un risparmio di dieci miliardi di dollari nelle tecnologie informatiche statunitensi. Parola di Vivek Kundra, nato a Nuova Delhi meno di quarant’anni fa, naturalizzato americano (dove ha preso un paio di lauree) per venire infine nominato il primo Cio (Chief information officer) Usa: fu una delle decisioni prese dal presidente Obama durante i pochi mesi della "transizione" tra la vittoria elettorale del novembre 2008 e l’effettivo insediamento alla Casa Bianca, all’inizio del 2009.
Dottor Kundra, lei era giovanissimo quando le venne affidato questo incarico. Come è riuscito a guadagnarselo?
Avevo già fatto operazioni analoghe in importanti città, ottendo sempre ottimi risultati
Qual è la sua metodologia di lavoro?
L’essere stato scelto dallo stesso presidente Obama per questa spending review nella Pubblica amministrazione Usa mi ha consentito di muovermi con una certa autorevolezza.
Qual è stata la prima cosa che ha fatto dopo l’incarico?
Il governo aveva speso nell’information technology 600 miliardi di dollari in dieci anni. In teoria per aiutare i cittadini. Ma, purtroppo, era stato un fallimento, e il governo non ha avuto i cosiddetti "productivity improvement" attesi. Ho quindi sottolineato e spiegato ai miei collaboratori una semplice constatazione. Perché nella vita di tutti i giorni (comprare un biglietto aereo o un libro online) siamo molto rigorosi e non accettiamo ritardi, mentre invece quando abbiamo a che fare con la Pubblica amministrazione, dobbiamo sorbirci lunghe code e disservizi? Ecco forse questo è stato un elemento di motivazione dell’intero team.
Ma non le sembra di farla un po’ troppo facile?
Dopo questo "appello" ho cominciato ad applicare le mie idee. In primo luogo il massimo di trasparenza. Lo stesso presidente Obama ha voluto testare il "dashboard", cioè il cruscotto. In sostanza abbiamo reso trasparenti tutte le nostre azioni. Chiunque può verificare chi è il responsabile di un programma, quanto è il suo budget, gli scostamenti rispetto ai piani, la soddisfazione dei "clienti interni", quali i tempi di realizzazione, chi sono i fornitori, come sono stati selezionati e quanto incassano per le commesse, le persone che io ho incontrato, con che frequenza e per quanto tempo.
Ma in concreto, che cosa avete fatto per tagliare i costi?
Utilizzo i 25 "comandamenti" o regole base, rese pubbliche il 9 dicembre 2010. Tra i punti chiave: acquisire efficienza operativa e gestire programmi hi-tech di tipo "cloud" su larga scala. Nei primi sei mesi abbiamo lavorato su 38 progetti, risparmiando tre miliardi di dollari. Alla fine della mia esperienza triennale, le riduzioni di spesa sono state di dieci miliardi di dollari
Su cosa si basano i suoi 25 "comandamenti"?
Spesso i programmi federali sono faraonici e del tipo "grand design". Quello che manca è "the do step with deadline", cioè la semplice matrice del "chi fa che cosa e in che tempi". E così i piani vanno fuori budget, accumulano ritardi, o falliscono gli obiettivi. Anche perché hanno una programmazione troppo lunga. Quello che serve, invece, è un approccio maggiormente "privatistico" che divida i progetti in "pezzi" gestibili e coordinati.
Suggerimenti per l’Italia?
Ogni Paese ha le proprie peculiarità. Di certo l’innovazione deve andare a mille, come pure la banda larga diffusa su larga scala e il training delle persone.