Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Nel nuovo decreto legge sulla sicurezza, varato ieri dal consiglio dei ministri, c’è un capitolo che riguarda la prostituzione. Si stabilisce che la prostituta da strada, già colpita da provvedimento di espulsione e che continui ciononostante a esercitare, sia allontanata definitivamente col foglio di via. Una misura che il governo qualifica come “giro di vite”, non so quanto realmente efficace.
• Non è singolare una norma simile in questo momento?
Infatti ci sono state reazioni beffarde. «Il presidente del consiglio non ha alcun titolo», eccetera (Leoluca Orlando) oppure «Se non fosse una cosa terribilmente seria ci sarebbe dal morir dal ridere» (la radicale Donatella Porretti). Tuttavia le critiche mettono insieme, forse non correttamente, la prostituzione da strada e l’altra prostituzione, più sfuggente, che riguarderebbe il presidente del Consiglio.
• Già, perché se la prendono sempre con le povere immigrate costrette a vendersi? E le escort?
La prostituzione da strada è intanto più visibile e più facile da colpire. Dà scandalo nei quartieri della gente per bene, s’intreccia con problemi di ordine pubblico, è il terminale di un giro criminale più vasto: i protettori, il traffico di esseri umani, la schiavitù del Duemila. Le sanzioni vorrebbero scoraggiare un fenomeno che è più chiaramente definibile e individuabile, a causa dell’adescamento pubblico. E, colpendolo, indebolire tutta la rete criminale che lo rende possibile. Le escort sono – sarebbero – un’altra cosa.
• E quale sarebbe la differenza?
In via puramente teorica, la escort sarebbe una puttana d’alto bordo, che esercita da sola senza protezioni di sorta. Ci sono i mediatori, è vero, e nella lunga sequenza di scandali di cui siamo informati da molti mesi a questa parte i mediatori compaiono, eccome. Sono sfruttatori? Sono papponi? Relativamente. Le escort entrano in un vasto giro di corruzione, come moneta di scambio nel corso di affari poco leciti (il caso della cricca nel presunto scandalo della Protezione civile) e questo è un fatto abbastanza nuovo. La escort che invece va a casa di Berlusconi o di qualche altro potente, che si concede – magari dopo aver fatto un minimo la difficile – al capostruttura televisivo o a quello che può farle fare una qualche carriera, magari politica, è invece una vecchia maschera della commedia italiana o non italiana.
• Per esempio?
Mah, basta vedere il film Chéri di Stephen Frears, storia di mantenute d’alto bordo d’inizio secolo già raccontata in un romanzo da Colette. Qui si vede la tecnica messa in atto in tutti i tempi dalla mantenuta di classe: investire denaro in un soggiorno in qualche grande albergo di una località esclusiva, rimorchiare colà l’amante, necessariamente ricco, sedurlo e trarne i dovuti vantaggi. La Nanà di Zola era forse più simile alle nostre: il suo mondo di riferimento era il teatro, cioè lo spettacolo. Il Risorgimento ha una lista lunghissima di signore che hanno adoperato il loro corpo per arrampicarsi. In testa la Castiglione, una maestra, tra l’altro, dell’immagine (ci sono arrivate centinaia di sue foto, in posa, alcune delle quali di taglio modernissimo). Le biografie di queste dame sfumano in quelle delle donne semplicemente facili, ma forse non proprio del tutto vendute. Cos’era Laura Bon, attrice, che diede un paio di figli a Vittorio Emanuele II? E la moglie di Rattazzi, vedova Solms, che dopo una vita di pellegrinaggi tra i letti di tutti i maschi potenti dell’epoca si perse, da vecchia, nell’amore per una donna? Una lista praticamente infinita, che non esclude l’escort-maschio. Il Felix Krull di Thomas Mann o il Bel Ami di Maupassant. Certo le escort (e gli escort) di adesso hanno un’aria più dinamica, consumano in poche ore, appaiono e scompaiono, smettono e poi riprendono. Con quale legge si potrebbe colpirle? È probabile che nella maggior parte dei casi quello che fanno sia il frutto di una libera scelta. Questo ci metterebbe di fronte alla domanda delle domande: è lecito, per maschi e femmine, vendere liberamente il proprio corpo? La morale – qualunque morale, credo – risponde di no. La legge… non è capace di pronunciarsi.
• E la prostituzione da strada? È sempre esistita?
Anna Bianchini, che fece da modella a Caravaggio per la Maddalena pentita e per la Madonna de La fuga in Egitto, era una prostituta da strada, come risulta dai verbali di polizia. Siamo alla fine del Cinquecento. Negli angoli della Suburra romana – la Roma dei Cesari, dico – si nascondevano, e poi a un tratto si mostravano, le donne di piacere, ammesse purché portassero parrucche rosse. Il Levra, nel suo magnifico libro sulla Torino prequarantottesca, racconta di una «Pase Carlotta, nata Valle, di anni 23, donna pubblica scandalosa, la quale non solo dedita al meretricio ma eziandio istigatrice d’altre donne» e pizzicata «sotto l’insegna del Pescatore, al di qua del Ponte del Po». Non c’era ancora Maroni, ma le donne di strada – e solo quelle – erano sempre delle perseguitate. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 6/11/2010]
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